PESCARA
Omicidio Neri, s’indaga sui prestiti di denaro
I carabinieri stanno scoperchiando le tante vite del giovane assassinato Ma c’è un muro di omertà e paura. L’appello: segnalate, anche in via anonima
PESCARA. Una persona riservata con una vita sotterranea e dai molteplici interessi, leciti e illeciti. Un’esistenza che a guardarla dopo che è stato ucciso, risulta difficilissima da decifrare. Per i familiari, per gli amici, per i carabinieri del Nucleo investigativo da più di un mese alle prese con un puzzle ingarbugliato quanto complesso. Ma le indagini sull’omicidio di Alessandro Neri un verso ormai l’hanno preso e non si allontanano da Pescara, dalla criminalità locale con cui il 28enne pescarese in qualche modo aveva a che fare. Questo è emerso dopo cinque settimane di indagini serrate da parte degli investigatori diretti dal maggiore Massimiliano Di Pietro e coordinati dal pm Valentina D’Agostino. E per questo, adesso che alcune delle tante piste iniziali cominciano a perdere peso (prima fra tutte quella della faida familiare per la quale a breve sarà comunque ascoltato il cugino di Alessandro, Gaetano Lamaletto), si va all’incastro di quelle più verosimili e fondate. Ma è un’operazione difficilissima.
Difficile perché a fronte di quanto possa essere limitato e conosciuto l’ambiente della criminalità pescarese, in questo ultimo mese è stato innalzato un muro di omertà e paura. Anche perché gli accertamenti tecnici da cui gli investigatori si aspettavano risposte in termini di impronte e tracce biologiche, ma anche in relazione al telefonino, non sembrano aver dato risposte. E non sono state sufficientemente utili neanche le telecamere della zona di via Mazzini, la strada dov’è stata ritrovata l’auto di Alessandro, e nei dintorni di piazza Salotto, perché molte di queste non funzionavano, comprese quelle del Comune. E allora è dalle indagini di tipo tradizionale che i carabinieri del Nucleo investigativo sono ripartiti, facendo leva sulla conoscenza del territorio e dei personaggi che popolano certi ambienti; sull’esperienza e, naturalmente, sui dati certi che hanno messo insieme finora. E cioè che Alessandro Neri, dietro la sua profonda riservatezza viveva tante vite, e tutte separate tra loro come i numeri e le tessere telefoniche che cambiava di continuo. I carabinieri hanno provato ad entrarci e hanno raccolto diversi elementi importanti. Ma adesso si tratta di metterli insieme e per fare questo hanno bisogno dell’aiuto di chi quelle vite di Alessandro le popolava. Finora sono state tante le persone ascoltate, anche ripetutamente. E qualcuno, come chi l’ha sentito al telefono due ore prima che uscisse di casa quel maledetto 5 marzo, fino a dieci undici volte.
Ma senza esito. È un silenzio che la madre di Alessandro, Laura Lamaletto, sta cercando di frantumare parlando in diretta Facebook al cuore e alle coscienze di chi conosceva il figlio. Ma quante persone lo conoscevano, con quante persone aveva a che fare Alessandro, e perché, per quali motivi? A parte gli amici, quelli veri, quelli con cui condivideva la passione per la musica latina, la piazzetta di Villa Raspa, e tante altre cose banali nella loro semplicità, ci sono poi “amici” con cui Nerino faceva affari. Tanti tipi di affari per mettere insieme quanti più soldi possibile.
Soldi con cui aiutava la madre e l’economia familiare - in ginocchio dopo l’allontanamento dei Neri dalle società e dal patrimonio dei Lamaletto - ma anche amiche e amici in difficoltà. Era per la sua tranquillità, e delle persone a cui teneva, che Alessandro metteva le mani in pasta un po’ ovunque. Alessandro partecipava alle aste, si era specializzato nel rivendere stock di merce e anche nella compravendita di auto. Ma da quanto inizia a emergere, sembra che fosse coinvolto anche in un giro di prestiti di denaro. Anche su questo si sta indagando, anche per questo i carabinieri lo ripetono: chi sa qualcosa venga a dircelo. Anche in forma anonima, in via ufficiosa. Mai come adesso serve la confidenza giusta, quella capace di sbloccare il puzzle della verità su Alessandro.
Difficile perché a fronte di quanto possa essere limitato e conosciuto l’ambiente della criminalità pescarese, in questo ultimo mese è stato innalzato un muro di omertà e paura. Anche perché gli accertamenti tecnici da cui gli investigatori si aspettavano risposte in termini di impronte e tracce biologiche, ma anche in relazione al telefonino, non sembrano aver dato risposte. E non sono state sufficientemente utili neanche le telecamere della zona di via Mazzini, la strada dov’è stata ritrovata l’auto di Alessandro, e nei dintorni di piazza Salotto, perché molte di queste non funzionavano, comprese quelle del Comune. E allora è dalle indagini di tipo tradizionale che i carabinieri del Nucleo investigativo sono ripartiti, facendo leva sulla conoscenza del territorio e dei personaggi che popolano certi ambienti; sull’esperienza e, naturalmente, sui dati certi che hanno messo insieme finora. E cioè che Alessandro Neri, dietro la sua profonda riservatezza viveva tante vite, e tutte separate tra loro come i numeri e le tessere telefoniche che cambiava di continuo. I carabinieri hanno provato ad entrarci e hanno raccolto diversi elementi importanti. Ma adesso si tratta di metterli insieme e per fare questo hanno bisogno dell’aiuto di chi quelle vite di Alessandro le popolava. Finora sono state tante le persone ascoltate, anche ripetutamente. E qualcuno, come chi l’ha sentito al telefono due ore prima che uscisse di casa quel maledetto 5 marzo, fino a dieci undici volte.
Ma senza esito. È un silenzio che la madre di Alessandro, Laura Lamaletto, sta cercando di frantumare parlando in diretta Facebook al cuore e alle coscienze di chi conosceva il figlio. Ma quante persone lo conoscevano, con quante persone aveva a che fare Alessandro, e perché, per quali motivi? A parte gli amici, quelli veri, quelli con cui condivideva la passione per la musica latina, la piazzetta di Villa Raspa, e tante altre cose banali nella loro semplicità, ci sono poi “amici” con cui Nerino faceva affari. Tanti tipi di affari per mettere insieme quanti più soldi possibile.
Soldi con cui aiutava la madre e l’economia familiare - in ginocchio dopo l’allontanamento dei Neri dalle società e dal patrimonio dei Lamaletto - ma anche amiche e amici in difficoltà. Era per la sua tranquillità, e delle persone a cui teneva, che Alessandro metteva le mani in pasta un po’ ovunque. Alessandro partecipava alle aste, si era specializzato nel rivendere stock di merce e anche nella compravendita di auto. Ma da quanto inizia a emergere, sembra che fosse coinvolto anche in un giro di prestiti di denaro. Anche su questo si sta indagando, anche per questo i carabinieri lo ripetono: chi sa qualcosa venga a dircelo. Anche in forma anonima, in via ufficiosa. Mai come adesso serve la confidenza giusta, quella capace di sbloccare il puzzle della verità su Alessandro.