Omicidio Neri, sequestri in due società. E spunta la pista della gelosia
Blitz della Finanza nelle aziende. Altre ipotesi investigative: il rancore di un amico o del fidanzato di una ragazza. Domani sera la fiaccolata
PESCARA. Tante vite quanti gli amici e i telefonini diversi che aveva, Nerino. Ma da qualsiasi angolazione si guardi l’esistenza di questo ragazzo di 28 anni ucciso con due colpi di pistola, ne esce sempre lo stesso ritratto, a prescindere dagli ambienti che frequentava. Buono, generoso, disponibile. Definizioni che di fronte al delitto di cui è rimasto vittima, all’inizio sembravano quasi retoriche rispetto a chissà quali scheletri nell’armadio sarebbero usciti di lì a poco. Invece, più passano i giorni e più si aggiungono episodi che ne raccontano il suo cuore buono.
E non è solo la bicicletta da mille euro regalata all’amico malato, o l’amica assistita dopo il parto. È proprio il suo modo di essere e di porsi nei diversi ambienti che frequentava ad aver lasciato tutti senza una spiegazione. Gli amici della strada, quelli che vivono di espedienti come ha detto il padre Paolo, gli amici di Villa Raspa che lo conoscevano da una vita e quelli del circolo Rangers. «Nerino non può aver fatto nulla da meritare la morte», ripetono da quasi venti giorni mentre la madre continua a chiedere a tutti la verità.
Gli investigatori ripetono che non ci sono piste privilegiate, ma dopo tutti questi giorni qualcuna tendono ad escluderla. Come i dissidi familiari con i parenti ricchi della madre che lei stessa, Laura Lamaletto, ha tirato in ballo dopo l’omicidio del figlio, inducendo la Procura a fare accertamenti anche lì. Piuttosto, è sui rapporti personali e sulle abitudini di Alessandro che si stanno focalizzando le indagini. Un ragazzo che non aveva un lavoro, ma che la sua fonte di guadagno se l’era inventata. Da quello che hanno riferito amici e familiari, acquistava stock di merce online e la rivendeva. Computer, vestiti, telefonini. Qualsiasi cosa gli capitasse. Si arrangiava, ha detto anche la madre. Ma come, e fino a che punto si è spinto Alessandro, in questo arrangiarsi? Questo sta ricostruendo la Procura anche attraverso gli accertamenti patrimoniali di cui si sta occupando la Finanza. Accertamenti da cui è emersa una fitta rete di rapporti che Alessandro avrebbe avuto con un paio di società. Per questo giovedì gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Iadarola sono andati a perquisirne le sedi. In ragione della presenza di alcuni documenti che attesterebbero i contatti di Alessandro con queste due società che nulla hanno a che fare con la famiglia Lamaletto o con la famiglia Neri.
Ma non c’è solo questo. Dopo tutti gli interrogatori di amici e familiari è emerso anche un altro aspetto. Ad Alessandro piacevano le ragazze. E non avendo una fidanzata fissa, come riferisce chi lo frequentava, collezionava legami brevi che duravano anche solo lo spazio di qualche sera. Gli piacevano le donne e piaceva alle donne. Bello e a modo, educato. E sempre rispettoso, a maggior ragione con le fidanzate e le compagne degli amici. Mai una parola di troppo o fuori posto da parte di Nerino che al contrario si faceva in quattro per dare una mano. A tutti. Ma chissà se può aver scatenato, senza saperlo, la gelosia di qualche fidanzato di cui magari neanche conosceva l’esistenza. O se il suo modo di fare può aver suscitato, da parte di qualcuna, sentimenti di cui neanche lui era consapevole. Sentimenti che invece possono aver alimentato la gelosia rancorosa e silenziosa di chi lo considerava amico e che all’improvviso ha smesso di vederlo come tale. Qualcuno verso cui Alessandro è andato tranquillo, senza bisogno di trappole o inganni. Qualcuno di cui si fidava al punto da lasciare le chiavi della sua macchina, comprese quelle di casa, nell’auto su cui è salito. Alessandro, forse, ha pagato con la vita il suo essere così. Nerino, Nerino e basta.