Omicidio Pescara, i testimoni: "Il killer di Ceci è un mancino"

I colpi sparati da una pistola con proiettili calibro 38 che non perdono i bossoli

PESCARA. E' mancino l'assassino di Italo Ceci e avrebbe usato una pistola con proiettili calibro 38, di quelli che non perdono il bossolo e quindi non lasciano tracce. Potrebbe essere proprio l'arma usata per uccidere il pentito della banda Battestini a indicare agli investigatori la pista che porta al killer.

Un killer che i testimoni giurano di aver visto con il revolver impugnato con la mano sinistra; un killer sicuramente preparato a sparare e a contenere lo strappo che una pistola di quel tipo dà quando si preme il grilletto, ma che non ha voluto comunque rischiare di sbagliare al punto da avvicinarsi in diagonale fino a tre metri a Italo Ceci, sfidando il traffico, i passanti e le luci a giorno di piazza Martiri Pennesi.

Un killer che ha scelto con cura ed esperienza l'arma da utilizzare, come raccontano i due
proiettili estratti dal corpo di Ceci (un terzo al braccio è fuoriuscito frammentato) durante l'autospia di sabato scorso.

L'ARMA.
Da una prima analisi sembrerebbe una pistola con proiettili calibro 38, caratterizzati dal fatto che non perdono il bossolo e quindi non forniscono tracce immediate dell'arma, così come quelli calibro 357, del tutto simili alla 38 se non per una differente potenza.

Ma ora che iniziano ad arrivare i primi risultati, arrivano anche nuovi spunti importanti per le indagini. Dall'analisi dei due bossoli repertati, dalle scanalature, dai pieni e dai vuoti che si riescono a vedere sulla base cilindrica delle due ogive si può risalire al tipo di canna che li ha esplosi. Questo consente non solo di individuare il tipo di arma, ma anche la marca della pistola utilizzata. Un particolare ulteriore che agli investigatori permetterà, una volta completate e perfezionate tutte le analisi, di fare una selezione quantomeno delle armi denunciate nel registro armi della Questura. Ma se questo non bastasse, c'è un ulteriore archivio da consultare, l'Ibis, il database nazionale delle armi da fuoco che consente di fare comparazioni balistiche a largo raggio.

LE IMPRONTE.
Altro discorso è quello delle impronte. Ieri mattina gli uomini della Scientifica sono andati a ispezionare il furgone da cui, nell'autosalone di via Breviglieri, dove il mezzo era stato lasciato in conto vendite, fra giovedì e venerdì scorso sarebbero state rubate le targhe apposte alla Fiat Punto utilizzata dall'assassino per fuggire. Analisi eseguite per scrupolo ma che purtroppo ai fini delle indagini non ha dato frutti, nel senso che chi ha armeggiato sul furgone per togliere le targhe non ha lasciato impronte.

Attesissimi, dunque, sono i risultati delle analisi della Scientifica di Ancona che dalla Punto ritrovata due ore dopo l'omicidio in via Gioberti ha repertato non solo impronte, ma anche capelli e il filtro di una sigaretta. Ma per il risultato c'è ancora tempo, come ci vuole ancora tempo, dicono dalla Questura, per i risultati dello stub, l'esame che stabilisce se qualcuno ha sparato di recente. È a quattro ex componenti della banda Battestini, tra cui Massimo Ballone e Claudio Di Risio che la squadra Mobile ha fatto fare l'esame, considerando che è dal passato di Italo Ceci, prima come componente e poi come pentito della banda di rapinatori, che hanno preso le mosse le indagini dirette dal capo della Mobile Pierfrancesco Muriana.

Ma si scava nel presente e nel passato del commerciante per tentare di indivuduare il movente che ha spinto il killer a uccidere l'ex bandito diventato la sentinella e il punto di riferimento di tanti residenti e commercianti di piazza Martiri Pennesi e piazza Santa Caterina.

LE IMMAGINI.
Dalla sera di venerdì, il Comune - che gestisce le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso - ha «congelato», in attesa di darli alla questura, i fotogrammi registrati in piazza Santa Caterina, in via de Amicis, in piazza Martiri Pennesi e in via Quarto dei Mille dalle otto telecamere tornate in funzione tre giorni prima dell'omicidio.

L'ASSASSINO.
Immagini che potrebbero svelare i movimenti dell'assassino che prima di sparare ha lasciato l'auto davanti al gommista di piazza Santa Caterina, è sceso, ha percorso poche decine di metri per raggiungere via De Amicis all'angolo con via Pellico e da qui ha osservato Ceci uscire dal negozio per chiudere le saracinesche, si è avvicinato ancora e gli ha sparato tre volte alle spalle, raggiungendolo al braccio, al tronco e al cuore.

Un uomo tarchiato, carnagione scura, faccia butterata, pancia prominente, tra i 40 e i 50 anni, cappellino in testa, notato per un vistoso camicione di flanella a quadri bianchi e neri. Ma anche per la pistola che, mentre scappava e Ceci moriva, l'assassino stringeva nella mano sinistra.

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