Operaio muore folgorato, lascia tre figli 

Antonino Cavallo, 45 anni, stava lavando la betoniera quando dal braccio del mezzo è partita la scarica dell’alta tensione

SAN VALENTINO. È morto folgorato da una scarica dell’alta tensione mentre lavava la pompa della betoniera, alla fine di una mattina di lavoro all’esterno di una casa in ristrutturazione in contrada Basilico, a San Valentino. Antonino Cavallo con altri due colleghi aveva finito la gittata di calcestruzzo, il tempo di risistemare tutto e via a casa, a Villa Oliveti di Rosciano dove l’aspettavano la moglie e i suoi tre figli. Ma niente, non ha potuto. Una scarica da ventimila volt gli ha bruciato la vita, tutto quello che c’era e che ci sarebbe ancora stato. Aveva compiuto 45 anni il 13 giugno, il giorno del suo onomastico, e tra meno di una settimana, giovedì, avrebbe festeggiato i 18 anni della primogenita, la più grande degli altri due figli, una ragazza di 15 anni e un maschietto di 7.
Antonino Cavallo, conosciutissimo a Rosciano dove in passato aveva gestito a lungo un bar, si era sposato presto con Barbara, e nello stesso giorno di suo fratello Paolo. Con l’altro fratello Giuseppe, e con i genitori Anna ed Enio, che abitano proprio accanto a casa sua, in contrada Tratturo di Villa Oliveti, erano una famiglia unitissima. Una famiglia che da ieri non ha più lacrime.
Quello che è successo, e perché è successo, lo stanno ricostruendo i carabinieri della compagnia di Popoli arrivati sul posto dopo la tragedia, insieme con i sanitari del 118 e i vigili del fuoco del distaccamento di Alanno chiamati a mettere in sicurezza la zona e a staccare, con l’Enel, l’energia elettrica. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori diretti dal maggiore Antonio Di Cristofaro, Cavallo con altri due colleghi aveva appena finito la gittata di calcestruzzo per la realizzazione di un patio intorno alla casa alla quale stavano lavorando per conto della ditta Di Tomasso di Scafa, dov’era assunto regolarmente. Erano in procinto di riordinare le cose e di andarsene. Cavallo ha iniziato a lavare la pompa della betoniera collegata a sua volta a un gigantesco braccio meccanico (utilizzato per portare il cemento anche ai piani alti) , manovrato con un joystick da un altro operaio addetto proprio a quella manovra. Ma la tragedia è arrivata in una frazione di secondo, senza dare il tempo di ritirare quell’enorme tubo: a un’altezza di circa 15 metri il braccio meccanico della betoniera si è avvicinato, e probabilmente secondo i carabinieri non li ha neanche toccati, ai fili dell’alta tensione. Complice probabilmente l’umidità dell’aria, il braccio della betoniera si è trasformato in un conduttore micidiale che in un attimo ha scaricato i ventimila volt di elettricità a terra. Ma sopo dopo aver attraversato il braccio meccanico, la betoniera, il tubo dell’acqua e il povero operaio alle prese con il lavaggio del mezzo. Tutto in un attimo. Inutili, poi, i tentativi dei soccorritori di salvare il 45enne, morto all’istante. Era appassionato di caccia Antonino Cavallo, di caccia al cinghiale. «Parlava sempre della caccia e dei cani che addestrava lui stesso. Una persona meravigliosa, un generoso», dicono sconvolti da Rosciano.
Da ieri la salma è all’obitorio dell’ospedale di Pescara. Il pm Rosangela Di Stefano ha disposto l’autopsia e il sequestro della betoniera. Sulla vicenda procede anche la Asl, dipartimento Prevenzione.
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