Outlet, struscio tra i negozi

In centinaia a passeggio aspettando il pienone di oggi.

CITTA’ SANT’ANGELO. «Chissà se si può comprare una casa». Alle 10 di mattina, il borgo della moda si sveglia, i negozi aprono le porte e i bar servono le prime tazzine di caffé. Una signora passeggia nel grande outlet che ha aperto ieri a Città Sant’Angelo, si ferma davanti a una delle case colorate, indica al marito la finestra ad arco con le persiane spalancate, e le viene la bizzarra voglia di andare a vivere al Città Sant’Angelo Village: il complesso di 30 mila metri quadrati, con 43 negozi attualmente aperti, con la struttura architettonica che ricalca il paese e dove l’atmosfera è raccolta e familiare.

APRONO I NEGOZI. Dopo l’inaugurazione di giovedì scorso riservata alle autorità, il grande complesso commerciale di Città Sant’Angelo ha aperto al pubblico richiamando una timida folla che ha riempito la via principale dell’enorme outlet, il più grande «company store» della riviera adriatica, come ama chiamarlo il suo proprietario Ubaldo De Vincentiis, nato in Belgio, figlio di emigranti che negli anni Cinquanta lasciarono Città Sant’Angelo per andare a lavorare nelle miniere. De Vincentiis è il presidente di Europ Invest, il gruppo internazionale che insieme alla Castelnuovese e al gruppo Unieco ha sviluppato in Europa circa 150 strutture commerciali e realizzato outlet in Italia, in Belgio e in Croazia. La prima mattina nel suo gioiello l’ha trascorsa nella piazza del centro, con scarpe da tennis, pantaloni larghi e camicia di fuori, ricevendo gli ospiti, stringendo mani e guardando arrivare i clienti con occhi strabuzzanti.

«BUONA PERMANENZA». Inizia così la giornata nel borgo della moda: la radio augura «Buongiorno e buona permanenza al Città Sant’Angelo Village» per poi sottolineare lo shopping dei visitatori con la canzone «Tutta mia la città» ad ammiccare alla cittadella della moda costruita sulla falsariga del centro storico di Città Sant’Angelo, il paese abruzzese da poco entrato nell’élite dei borghi più belli d’Italia. E’ l’architettura il segno distintivo del Città Sant’Angelo Village, le sue casette affilate e colorate, costeggiate dagli ulivi e con una grande terrazza che apre al panorama. La via principale, il lungo corridoio che attraversa i 43 negozi non ha ancora un nome, ma lì si muove già la folla che animerebbe qualsiasi corso cittadino: la signora in tacchi e tailleur, l’anziana seduta sulla panchina, i ragazzi con i pantaloni calati a guardarsi attorno più che ad ammirare le vetrine, il pensionato a parlare di calcio con l’amico, il professionista con la cravatta che ha rubato un’ora al lavoro.

STRUSCIO MATTUTINO. Venerdì mattina, giorno feriale: non c’era ressa ieri al Città Sant’Angelo Village, quella che invece giovedì scorso ha mandato in tilt il traffico. Ma un timido struscio di ragazzi con il casco in mano, 17enni e 18enni di Pescara, Francavilla e Città Sant’Angelo che hanno approfittato dell’apertura del grande complesso per fare filone. «Peccato, non c’è Dolce & Gabbana», dice uno di loro, per poi affondare il primo colpo alla grande struttura: «E quando piove, che cosa succederà qui?».

L’ASPETTATIVA. L’outlet è un borgo all’aperto protetto da 12 uomini della sicurezza, sicuro con il continuo passeggio di carabinieri, mentre all’ingresso, nel grande parcheggio da 3.400 posti auto, sosta un’ambulanza. «Non ho mai visto una cosa del genere», esclama Concetta, 87 anni, terremotata che adesso vive a Città Sant’Angelo. «Mi piace assai», dice la signora, «mi sembra di stare in un paese». La stessa sensazione di una ragazza che sta aspettando che la mamma esca da un negozio: «Mi sembra di stare sul corso di Pescara», dice. Negozi di marche di lusso a prezzi convenienti, «ma pochi per le signore della mia età», lamenta una 54enne, «sono quasi tutti per ragazzi», dice. Ma è anche questo il segreto del villaggio, crescere e svilupparsi. «Per il momento ci sono 43 negozi», conclude De Vincentiis, «ma ne sono previsti 120. A breve arriverà il negozio Nike», prosegue, «ma il segreto dell’outlet è questo: creare aspettativa».