MARCOZZI, MELILLA, DI STEFANO, PEZZOPANE E ACERBO 

Parlano cinque politici:  «Problema sottovalutato»

PESCRA. Scuole insicure, il problema è sottovalutato? E poi, è giusto far rientrare gli alunni, lunedì 11, in edifici a rischio? Lo abbiamo chiesto a cinque rappresentanti della politica abruzzese....

PESCRA. Scuole insicure, il problema è sottovalutato? E poi, è giusto far rientrare gli alunni, lunedì 11, in edifici a rischio? Lo abbiamo chiesto a cinque rappresentanti della politica abruzzese. Tra i Cinque Stelle, che sulle scuole sicure hanno fondato una vera e propria campagna, Sara Marcozzi risponde così: «Sicuramente è un problema sottovalutato. Nessuno si sta muovendo e nessuno lo ha fatto per anni. Il problema delle risorse non è secondario perché i sindaci, dal loro punto di vista, dicono dove prendiamo i soldi? E’ una catena che parte dal livello nazionale e, a scalare, arriva nei comuni. I sindaci molto spesso si ritrovano con il cerino in mano, al netto del fatto che solo alcune amministrazioni sono virtuose, ma qui si apre un altro calderone. Sta di fatto che nella scala delle priorità dei politici la sicurezza delle scuole non è sicuramente al primo posto». E sulla chiusura per l’11 settembre? «Le ragioni di sicurezza ci sono», dice la Marcozzi. «Da un punto di vista pratico ci chiediamo dove li mettiamo i ragazzi? Ma se gli indici di rischio sono allarmanti e i tecnici ci dicono che le scuole non sono sicure, queste vanno chiuse e va trovata subito una collocazione alternativa e temporanea. Nel frattempo vanno trovate le risorse, che ci sono, per mettere in sicurezza le scuole nel più breve tempo possibile».
Per Gianni Melilla, Mdp-Articolo 1, «il problema è nazionale. In Abruzzo è stato sottovalutato. Da tempo», dice, «ho proposto un piano straordinario per la messa in sicurezza delle scuole. Ed è grave che rispetto a questo impegno che c’è stato promesso dal governo non ci sia stato un comportamento conseguente». E sul rientro in classe, Melilla afferma: «La sicurezza degli studenti viene prima di ogni altra cosa. Dobbiamo mettere in campo un’iniziativa amministrativa per rendere sicure le nostre scuole nel più breve tempo possibile. Nessuno può assumersi un rischio che ha natura complessa dal punto di vista morale e giuridico. Chiudere le scuole l’11 settembre sarebbe un messaggio al governo per dire che non è possibile fare finta di niente. Dopo di che le scuole possono anche riaprire il giorno dopo. Ma farlo l’11 diventerebbe un fatto talmente emblematico e di una forza straordinaria». Per Fabrizio Di Stefano, di Forza Italia, «il problema nella nostra Regione meritava e merita una maggiore attenzione. Sì, è stato sottovalutato». Le scuole vanno chiuse subito? «E’ un problema di drammatica soluzione. Le scuole insicure sarebbero da chiudere ma è tardi. Forse i prefetti, invece di pensare a trovare il posto ai migranti, avrebbero dovuto interrogarsi su questa criticità. Trovare soluzioni alternative a cinque giorni dall’inizio dell’anno scolastico diventa difficile». Quindi? «Se il problema fosse stato focalizzato già a maggio, oggi avremmo soluzioni alternative. Ma ormai è tardi. Troppo tardi». Anche secondo Stefania Pezzopane, senatrice del Pd, il tema della sicurezza delle scuole «è stato sottovaluto negli anni. All’indomani della tragica vicenda del Molise lanciai un appello accorato al governo della Regione. Allora morirono 27 bimbi, eppure nulla si fece, anzi si continuarono a tagliare i fondi. Poi», continua la Pezzopane, «è arrivato il terremoto dell’Aquila e si è di nuovo gridato all’allarme. Ma le risposte sono state insufficienti. Nel 2009 vennero stanziate molte somme che la Regione, con Chiodi, decise di distribuire nel territorio, ma solo con il decreto del terremoto del centro Italia sono state approvate delle norme che velocizzano gli appalti. Dopo anni di indifferenza finalmente si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel». E’ giusto far rientrare gli alunni a scuola? «Bisogna fare le dovute scelte commisurate agli indici di vulnerabilità indicati. Io sono una madre, mia figlia ha frequentato il liceo classico dell’Aquila, il famoso liceo chiuso per l’indice di vulnerabilità non idoneo. Ho vissuto anch’io questo dramma. Così penso che gli amministratori e i dirigenti scolastici debbano valutare bene se tenere aperte oppure no le scuole a rischio. Penso anche che la Regione faccia bene ad andare avanti affidandosi a una persona terza che stabilisca quale dev’essere l’indice a cui tutti devono uniformarsi». Infine Maurizo Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, che afferma: «Il problema è stato sottovalutato, sia in Italia che in Abruzzo, e poi scaricato sui sindaci, che non hanno risorse economiche e sono bloccati dai pareggi dei bilanci. Eppure questo governo, in sole ventiquattr’ore, ha trovato 17 miliardi per salvare due banche».
E sulla chiusura per lunedì prossimo, Acerbo conclude: «Non voglio scatenare il panico ma l’emergenza va riconosciuta. Le scuole a rischio non devono essere riaperte. Il terremoto dell’Aquila è avvenuto di notte. Se fosse accaduto di giorno i morti sarebbero stati molti di più viste le condizioni di insicurezza delle scuole abruzzesi». (l.c.)