Parte la raccolta firme per chiudere i negozi la domenica/Sondaggio
Commercianti e vescovi chiedono la legge che disciplina le aperture contro lo «strapotere della grande distribuzione»
CHIETI. Non un blocco totale delle aperture festive del commercio, ma una una nuova disciplina, che eviti la deregolamentazione selvaggia «che fa bene solo ed esclusivamente alla grande distribuzione e che è un caso unico in Europa».
Lo ha affermato Beniamino Orfanelli, presidente regionale di Confesercenti, lanciando ieri in Abruzzo la campagna “Libera la domenica”, che l’associazione sta promuovendo in Italia con il sostegno della Conferenza episcopale italiana. La campagna è stata dai vertici regionali dell’associazione e da don Carmine Miccoli, direttore dell’Ufficio per le Problematiche sociali della Conferenza episcopale d’Abruzzo e Molise.
L’obiettivo è raccogliere nei negozi e nelle parrocchie le firme necessarie per presentare al parlamento una legge di iniziativa popolare con un fine preciso: «Regolamentare le aperture festive, introdurre una legge europea e moderna che sia un giusto incontro fra le esigenze della distribuzione di città, dei consumatori e degli iper esistenti, senza l’obbligo di fatto di aprire ogni domenica come oggi» ha sottolineato il direttore Confesercenti Enzo Giammarino.
Un caso unico in Europa, quello degli orari liberalizzati, che rischia di travolgere 80 mila negozi in tutta Italia nei prossimi 5 anni, con effetti pesanti in Abruzzo dove c’è la più alta concentrazione di centri commerciali».
«Le aperture domenicali non favoriscono la creazione di nuovi posti di lavoro, né consentono ai lavoratori di incrementare in maniera corposa i propri stipendi» ha spiegato Davide Frigelli della Fisascat-Cisl, uno dei tre sindacati (gli altri sono Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil) che sostengono l’iniziativa, «ma sono solo un obbligo imposto ai lavoratori. Per questo siamo assolutamente convinti della validità di questa iniziativa».
«Non è più sostenibile un mercato senza alcuna regola, in cui le troppe liberalizzazioni rischiano di diventare vere e proprie schiavitù» ha detto don Miccoli, «e nessuno nella Chiesa cattolica pensa di regolare le aperture festive delle attività commerciali la gente per “promuovere” la messa domenicale, che è un precetto ma non un obbligo. È in gioco il modello di sviluppo, la qualità della vita delle persone e delle città».
Sui siti www.confesercentiabruzzo.it e www.liberaladomenica.it verranno pubblicati gli estremi per la raccolta delle firme. Ilsito del Centro ha lanciato un sondaggio tra gli utenti: il 61% è a favore della regolamentazione, il 39% è contrario.
©RIPRODUZIONE RISERVATA