PESCARA
Paziente salvato dalla cecità, ricostruito l'unico occhio
In ospedale primo intervento chirurgico combinato di oculistica in Italia con il trapianto sclero-corneale. Ottimo decorso post-operatorio
PESCARA. Nell'ospedale Spirito Santo di Pescara è stato effettuato intervento di oculistica primo in Italia con la ricostruzione del bulbo oculare da “polo a polo”. I chirurghi hanno ricostruito ad un paziente con un occhio solo (monocolo)e in età lavorativa, sia il segmento anteriore dell'occhio, sclero corneale, devastato da una grave patologia degenerativa, che quello posteriore, affetto da un massivo distacco emorragico del complesso retino-coroideale.
In pratica si è reso necessario eseguire un intervento combinato di più tecniche chirurgiche contestuali per sanare una situazione ritenuta estremamente grave nell’unico occhio vedente: prima è stato eseguito il riappianamento della retina e successivamente la ricostruzione del segmento anteriore grazie ad una tecnica chirurgica avanzata di trapianto sclero-corneale.
Ad eseguire l’intervento è stata l’équipe di oculistica guidata dal Michele Marullo, coadiuvato dai collaboratori Gianluca Lapi ed Alessandro Di Maggio, dal personale infermieristico di sala operatoria A. M. Mancini e A. M. Giuliani, in collaborazione con lo staff anestesiologico, capeggiato Maria Rizzi, che ha indotto l’ipotensione arteriosa controllata per tutto il tempo necessario.
Il paziente, affetto da una patologia degenerativa della cornea, era stato precedentemente sottoposto a molteplici trapianti di cornea in entrambi gli occhi, con scarso residuo funzionale, tanto da rendere inutilizzabile un occhio e mantenere un modestissimo visus nell’unico occhio rimasto, quello appunto coinvolto da quanto esposto.
"Purtroppo, una grave forma di infezione ha provocato la colliquazione di una estesa porzione della cornea - spiegano in ospedale - e del limbus scelerale proprio nell’occhio superstite, il migliore, determinando un’ampia perforazione del bulbo oculare e rendendo impossibile un nuovo trapianto; inoltre, a causa della perforazione si verificava un gravissimo distacco totale espulsivo di retina e coroide, nonché alla perdita del cristallino, espulso anch’esso attraverso la breccia di colliquazione. In pratica si registrava una situazione talmente grave da indurre i medici a valutare l’opportunità di una eviscerazione del bulbo stesso, cosa che avrebbe lasciato per sempre al buio il paziente.
Davanti a una situazione drammatica, che avrebbe lasciato il paziente al buio assoluto, il primario Michele Marullo ha preso la decisione di tentare la procedura mai eseguita: sottoporre il paziente al complesso intervento chirurgico. E' stato così effettuato "il riaccollamento del complesso retino-coroideale mediante tecniche di evacuazione dell’emorragia coroideale totale, al tamponamento interno della retina ed al trattamentolaser fotocoagulativo, in modo che si recuperasse una sede anatomica fisiologica e naturale; terminata la prima fase, durata circa 2 ore, si è proceduto, nelle 2 ore successive, anche alla ricostruzione del segmento anteriore del bulbo oculare grazie ad un trapianto sclero-corneale, con risparmio dell’iride e soprattutto dell’angolo camerulare, indispensabile per il mantenimento della pressione oculare a livelli fisiologici e senza necessità di ulteriori valvole".
“L’intervento di trapianto sclero-corneale - spiega Michele Marullo, direttore dell'Unità operativa complessa di Oculistica - è una procedura molto complessa, eseguita in poche centinaia di casi nel mondo e solo in casi selezionati ed ha permesso, in questo caso, di preservare l’integrità anatomica dell’occhio nonché un residuo visivo, preziosissimo per lo sfortunato paziente, tali da consentirgli le più elementari operazioni domestiche e familiari, indispensabili per una vita decorosa. Di solito, viene eseguito il solo trapianto di cornea e raramente associato a problematiche retiniche. La peculiarità della tecnica utilizzata consiste nella sostituzione dell’intera cornea e di una parte di sclera, ad alto rischio di rigetto, mai eseguita in precedenza sia per la preservazione del trabecolato del paziente, che aiuterà nella gestione del controllo della pressione intraoculare nella fase post-operatoria, sia per la gestione di uno dei casi più complessi di distacco retino-coroideale che un chirurgo possa mai affrontare in vita sua”.
Le condizione dell’occhio del paziente, a circa 30 giorni dall’intervento, sono attualmente stabili, con un ottimo decorso post-operatorio che va progredendo in senso positivo sia per ciò che concerne il risultato anatomico che quello funzionale.