Pd, caos in Abruzzo tra proteste e petizioni: "Cambiamo subito"
Fa discutere lo strappo denunciato da D’Amico tra amministratori e partito. Di Sabatino: dobbiamo misurarci con il consenso. Sclocco: via gli intoccabili
PESCARA. Proteste, striscioni, tessere strappate, autosospensioni, circoli (non ancora) occupati. Dopo i dies horribilis che il partito di Bersani si è lasciato alle spalle c’è discussione anche nel Pd abruzzese, soprattutto nella sua componente giovanile, mentre sui profili Facebook dei circoli o dei singoli politici la polemica è accesa e senza esclusione di colpi.
Ieri i Giovani democratici di Pescara hanno lanciato una petizione online sul sito change.org per «far venire allo scoperto i 101 franchi tiratori del Pd «che hanno tradito il proprio elettorato». «Abbiamo deciso di prendere in considerazione soltanto coloro che hanno tradito Romano Prodi», spiega il segretario dei Giovani democratici, Mirko Frattarelli, «perchè il nome di Prodi sembrava aver messo d’accordo tutti. Lo scandalo, quindi, è maggiore». Sull’affondamento della candidatura al Quirinale di Franco Marini non c’è mobilitazione da parte dei giovani democratici («lì i dissidenti sono venuti allo scoperto»), ma c’ha pensato il Consiglio regionale, che ieri, su iniziativa dell’Udc Giorgio De Matteis, ha approvato all’unanimità una mozione di solidarietà all’ex presidente del Senato.
Per l’editore Edoardo Caroccia, ultimo segretario di federazione del Pci dell’Aquila, il problema del Pd viene da lontano: «La sinistra italiana non ha mai fatto la sua Bad Godesberg come i tedeschi e i francesi. Si è andati avanti galleggiando fino al Pd, passando per Occhetto, pensando di poter governare in questo modo. Qualcuno dice che è colpa del partito, ma il partito sono gli eletti. Penso alla senatrice Pezzopane, che non ha dato un buon esempio ai giovani, perché la democrazia è fatta di regole. Ora tutti dicono che dobbiamo cambiare, ma sembra che siano sempre gli altri a doverlo fare. Devono essere invece per primi Legnini e gli altri nella sua posizione a dare l’esempio e a farsi da parte per amore dell’unità».
Sulla questione della rappresentanza ha gettato ieri un sasso nello stagno il Consigliere regionale Giovanni D’Amico, che ha denunciato lo scollamento tra amministratori eletti dai cittadini e i dirigenti di partito “nominati” dagli apparati. È proprio dagli amministratori che Renzo Di Sabatino, capogruppo Pd alla Provincia di Teramo, pensa che il Pd debba ripartire: «Non penso in maniera superficiale al partito degli amministratori», spiega Di Sabatino, «ma sono convinto che senza l'esperienza amministrativa, oggi non è possibile essere né un ottimo dirigente politico né un buon legislatore; per questo invito tutti, soprattutto i Giovani Democratici ad uscire dai Circoli e misurarsi con il consenso. Per questo penso che in Italia ed in Abruzzo il partito, più che a qualche giovane ma oscuro dirigente nato e cresciuto nelle sedi dei Ds, del Ppi o del Pd, debba fare spazio agli amministratori, gli unici oggi portatori di rappresentanza reale della società e non combatterli come troppo spesso è avvenuto. Così facendo», dice ancora il capogruppo del Pd teramano, «emergerà, finalmente, quella classe dirigente rappresentativa di un grande partito popolare, ampio e plurale, privo di quella contrapposizione sinistra-centro, tutta interna alle sedi di partito ma non tra i suoi sostenitori».
Rilancia la posizione di D’Amico la consigliera regionale Marinella Sclocco: «Io e altri come me devono friggere in padella cercando il consenso, mentre altri in maniera tranquilla occupano postazioni a tutti i livelli e sono intoccabili. Per 15 anni ogni due anni ho affrontato una competizione elettorale con i miei temi che sono quelli della sinistra, perché io mi occupo di sociale e non di edilizia o lavori pubblici. Se devo essere rottamata che sia la gente a farlo, però dico al partito, è ora che facciamo tutti insieme qualcosa di sinistra».
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