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Pd diviso sulla vendita della sede della Caritas
PENNE. Aumentare il piano di alienazione vendite per riuscire a dare respiro alle casse comunali. L'esigenza della maggioranza del Comune di Penne è quella di reperire risorse economiche sostanziose...
PENNE. Aumentare il piano di alienazione vendite per riuscire a dare respiro alle casse comunali. L'esigenza della maggioranza del Comune di Penne è quella di reperire risorse economiche sostanziose per far fronte a una serie di debiti e preservare l'ente dal rischio di dissesto finanziario. Dopo che le prime due aste immobiliari indette dal Comune sono andate deserte, all’interno della maggioranza, in particolare nel Pd, si è discusso su quali beni sia più giusto e soprattutto fruttuoso inserire nella lista dellevendite. A far discutere è stata l’idea, paventata da qualcuno, di mettere all’asta la vecchia scuola elementare di Conaprato, attuale sede della Caritas: sfrattare un’associazione che sul territorio comunale aiuta qualcosa come trecento famiglie in difficoltà non sarebbe un gran colpo per il governo cittadino. Al momento l’idea di vendere la sede della Caritas, comunque, è solo una proposta e non ancora sono stati i nuovi immobili da vendere. Per l’assessore che cura i rapportio con il volontariato, Paride Solini, la proposta è inaccettabile perché metterebbe in difficoltà un’associazione che fa tanto per le persone bisognose del territorio del capoluogo vestino.
«La vecchia scuola elementare di Conaprato è sede di un’istituzione troppo importante per la nostra città e metterla in vendita significherebbe creare problemi alla Caritas. A mio avviso è una soluzione che non esiste e all’associazione è impossibile chiedere di sostenere un affitto», ha detto Solini. Se la sede della Caritas dovesse esser messa in vendita, comunque, l’amministrazione D’Alfonso sarà chiamata a trovare all’associazione una sistemazione adeguata e soddisfacente. L’ampliamento dell’elenco dei beni da vendere al momento non è stato ancora approvato, così come non è stato ancora deciso se il Comune farà ricorso al fondo anti dissesto, approvato col decreto salva-enti locali , che dovrebbe dare una boccata d'ossigeno ai Comuni prossimi al default. (f.bel.)
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