Pescara, anche il porto turistico rischia di chiudere
Fondali bassi e tempi lunghi per il dragaggio. Prime disdette per le regate e gare in bilico, la rabbia dei diportisti
PESCARA. La voce passa di bocca in bocca tra i diportisti raccolti lungo le banchine del porto turistico e conferma l’indiscrezione circolata già da qualche settimana: il Marina di Pescara rischia di chiudere i battenti a causa dell’insabbiamento dei fondali. Un danno economico, oltre che turistico e sportivo, per il gioiellino da mille posti barca di proprietà della Camera di commercio che fino allo scorso anno ha ospitato campionati velici, manifestazioni e regate di portata internazionale. La mancata manutenzione dello specchio d’acqua si unisce ai soliti cavilli burocratici che hanno finito per allungare i tempi di un dragaggio quanto mai necessario e ampliare la portata dell’emergenza del porto. Al dramma dei pescatori e degli operatori commerciali oggi si accompagna anche la rabbia dei diportisti che non possono più usufruire di una delle strutture più all’avanguardia della costa adriatica.
Come riferisce il presidente della sezione pescarese dell’Assonautica Francesco Di Filippo, nei cassetti della Camera di commercio sono disponibili le risorse per scavare 10mila metri cubi di sabbia e le relative autorizzazioni, ma i rimpalli di responsabilità tra le istituzioni competenti e la richiesta di ulteriori analisi per certificare la qualità dei sedimenti ha provocato lo stallo delle operazioni. Il risultato, alle porte della stagione estiva, è una profondità certificata di appena 2 metri con la bassa marea e le prime disdette arrivate dai proprietari delle barche a vela di Macerata e San Benedetto in vista del campionato che si terrà il 25 e il 26 aprile prossimo.
«Il porto turistico non è solo una struttura per ricchi, ma un moltiplicatore di reddito con la più alta capacità di produrre ricchezza tra i settori del cluster marittimo», rimarca Di Filippo, «la chiusura provoca danni non soltanto allo sport della vela, ma determina anche perdite economiche, di occupazione e di immagine per l’intera città, con manifestazioni di livello europeo e mondiale che potevano svolgersi a Pescara e che non sono state assegnate dalla Federazione italiana e internazionale per il 2015 e 2016 ai nostri circoli velici in quanto impossibilitati a garantire il pescaggio necessario per le imbarcazioni da regata».
I mancati guadagni raggiungono centinaia di migliaia di euro se si considerano anche le spese di pernottamento, ristorazione e consumazioni degli equipaggi nei vari negozi del capoluogo adriatico. La tappa dell’Adriatic Trophy, prevista per il secondo week end di maggio, è prossima ad essere annullata ed è a rischio anche la regata internazionale Pescara-Spalato del 29 maggio, valida per il campionato italiano di vela d’altura.
«In queste condizioni», spiega Marco Bovani, presidente del circolo velico “La Scuffia”, «diverse barche sono costrette a rischiare manovre azzardate per entrare e uscire dal porto. Alla prossima regata, il 25 e il 26 aprile, alcune barche di San Benedetto e Macerata hanno preferito non iscriversi per problemi di transito. Le condizioni meteorologiche avverse ci hanno danneggiato, ma la colpa è anche di una burocrazia mostruosa che fa passare diverse settimane per dare le autorizzazioni ed effettuare le analisi». «Ho portato la mia barca in cantiere per fare dei lavori», aggiunge Enzo Cirillo, socio del Club nautico Pescara, «il servizio è stato completato, ma non posso più rientrare in porto perché i fondali sono diventati troppo bassi e mi andrei a insabbiare. La barca misura 14 metri e ha un pescaggio di 2,75 metri, ma in queste condizioni anche le imbarcazioni più piccole non riescono ad accedere. Ho pagato per ormeggiare a Pescara, ma adesso non posso godermi un’uscita in mare o partecipare a una gara».
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