COMMERCIO IN CRISI
Pescara: chiuse 400 attività in un anno, 1100 lavoratori a casa
I dati Camera di Commercio 2019: anno nero per supermercati, librerie, edicole, bar e ambulanti. L’allarme di Confesercenti e Filcams: «Le cause? Fisco, online e caro affitti». Ma in 217 ripartono
PESCARA. Oltre 1100 i posti di lavoro persi nel 2019 solo nel settore del commercio e della ristorazione. Tra Pescara e Montesilvano la crisi, in tutte le sue forme, ha decimato supermercati, ipermercati, librerie, edicole, bar, panetterie, pasticcerie, negozi di abbigliamento e articoli sportivi, pompe di benzina, venditori ambulanti di prodotti alimentari. Sono 284 le aziende commerciali che hanno cessato l'attività nell’ultimo anno, con circa 700 posti di lavoro persi, secondo calcoli al ribasso. Nel settore del turismo e ristorazione sono 112 le imprese che hanno abbassato le saracinesche con 400 dipendenti a casa.
Gli spiragli positivi che fanno da contraltare alla strage delle serrande, sono le nuove attività che aprono, ma sono in numero minore di quelle che chiudono. Sempre tra Pescara e Montesilvano sono, infatti, 165 le imprese che hanno voluto provarci creando circa 400 posti di lavoro e 52 le attività avviate nel settore turistico (per complessive 217) con 200 dipendenti assunti spesso a tempo determinato, con un totale di circa 600 posti di lavoro.
Sono i dati della Camera di Commercio di Pescara elaborati dall'ufficio statistiche della Confesercenti, diretta da Gianni Taucci che analizza una «situazione drammatica che peggiora di anno in anno». La morìa delle aziende con la conseguente disoccupazione dei dipendenti «segue un trend in negativo di un migliaio di disoccupati l’anno a fronte di poche centinaia di recuperi». Ad oggi tante attività non hanno retto «alla pressione fiscale, ai tempi burocratici lenti e farraginosi, al commercio online sempre più dilagante» a livello mondiale. Secondo Taucci, quando un'azienda muore, «la ripresa non è facile, spesso impossibile». Le cause sono molteplici: «È cambiato il modo di fare gli acquisti: un tempo si riempivano i carrelli e si faceva la spesa settimanale o mensile, oggi lo shopping sfrenato degli anni Ottanta non esiste più perché non ci sono più i soldi di una volta. Quindi l'utente fa una spesa minima e calcolata ogni giorno».
Ma c'è anche chi il denaro «preferisce metterlo da parte, temendo un futuro incerto». Aziende al tappeto anche grazie agli acquisti online: «Chi fa shopping su internet non pensa che le transazioni spesso si fanno con l'estero o sul territorio nazionale penalizzando, in tal modo, l'economia locale».Il direttore di Confesercenti ritiene che gli acquisti online siano anche «inquinanti» a causa «dell'aumento del trasporto e della consegna dei pacchi» da un indirizzo all'altro.
I sindacati tastano il polso della disoccupazione. «I lavoratori vengono da noi a chiedere il sussidio di disoccupazione più volte l'anno», rivela Lucio Cipollini, coordinatore regionale Abruzzo-Molise della Filcams Cgil, «perché hanno contratti a tempo determinato, da uno a tre mesi, in prevalenza. Ciò accade perché le imprese preferiscono non avere i vincoli dei contratti a tempo indeterminato, ma anche perché il mercato è talmente instabile che è difficile fare previsioni a medio e lungo termine. Sono anche tante le domande che prepariamo per il recupero crediti da parte dei lavoratori nei confronti delle aziende insolventi. Nel settore turistico e commerciale registriamo un aumento del 10% l'anno di persone che perdono il lavoro e sono sempre più donne e over 50 che operano in estrema precarietà».
Il sindacalista della Filcams Cgil esamina il crollo delle attività sul territorio: «Il piccolo imprenditore del centro cittadino non ce la fa a tirare avanti anche a causa del caro-affitti in mano a società che fanno cartello e non abbassano i prezzi col miraggio di guadagni facili come accadeva negli anni '80. Ma i tempi sono cambiati, il denaro scarseggia, i negozianti non reggono gli affitti stellari e le attività chiudono una dopo l’altra. I vecchi imprenditori locali hanno chiuso i battenti e ceduto il posto alle catene straniere».
Secondo Cipollini «anche il meccanismo degli ipermercati è crollato perché sono cambiate le dinamiche dei consumi: oggi si fa poca spesa ma tutti i giorni. Di conseguenza, anche i supermercati soffrono e spesso sono costretti a ridimensionare il personale. Il resto delle attività è sotto scacco del commercio online, dall'elettronica all'abbigliamento, ai giocattoli, tutto si compra in rete».
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