Pescara, Ciarelli dal carcere: sentenze già scritte

Massimo, accusato dell’omicidio Rigante, in una lettera al Centro difende il fratello condannato a 21 anni per il delitto Cagnetta

PESCARA. Scrive ancora Massimo Ciarelli, il rom pescarese rinchiuso nel carcere di Vasto per l’omicidio dell’ultrà biancazzurro Domenico Rigante. Questa volta il 24enne prende carta e penna per difendere il fratello Angelo, anche lui in carcere, condannato a 21 anni per l’omicidio preterintenzionale di Tommaso Cagnetta, avvenuto al Ferro di Cavallo, il 2 luglio del 2012, due mesi dopo quello dell’ultrà. Scrive Massimo: «Pur ribadendo la solidarietà alla famiglia della vittima Tommaso Cagnetta, al dolore che questo tragico evento ha causato a chi lo amava, non posso però esimermi di ritenere che la condanna a 21 anni a mio fratello, assolutamente estraneo ai fatti, ha provocato pari dolore a noi famigliari già massacrati dai media e dal pregiudizio sociale».

Quanto al processo di Angelo in Corte d’Assise a Chieti, Ciarelli dice: «Una sentenza già scritta, così come avranno già scritto la sentenza del mio processo, solo perché paghiamo il cognome e storie personali particolari». E quindi: «I processi mediatici condizioneranno le valutazioni di merito, chi conosce come i fatti sono stati contestati, come ciò che appare scontato non lo è affatto ad una analisi approfondita, può rendersi conto di come un filo rosso lega le nostre sorti». E infine: «Piena solidarietà a mio fratello con la speranza che il giudizio di appello renda vera giustizia a lui e alla famiglia della vittima».

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