strade pericolose

Pescara, denunciato il Comune: «Mio figlio rischia la paralisi per la buca»

Una settimana dopo lo schianto in moto in via Antonelli il padre del 25enne si sfoga e accusa: «Non è possibile pagare per l’inefficienza di qualcuno, siamo vittime dell’incuria delle strade»

PESCARA. «Forse gli salviamo la vita, ma non sappiamo ancora se rimarrà o no su una sedia a rotelle. Io sono ottimista, voglio credere che riuscirà a riprendere l’uso degli arti, anche se le possibilità sono minime. Sarebbe un miracolo, e io non credo ai miracoli». Da otto giorni Piero Straccini assiste in ospedale il figlio Marco, 25 anni da compiere, rimasto coinvolto sabato scorso in un incidente stradale in motocicletta avvenuto in via Antonelli, a poca distanza da casa. In un primo momento è stato ricoverato in prognosi riservata in Rianimazione ma due giorni fa è stato spostato in Chirurgia e i familiari puntano a trasferirlo quanto prima nell’istituto di Montecatone, una struttura sanitaria a pochi chilometri da Imola specializzata nella riabilitazione.

Il percorso per la guarigione si annuncia lungo e complesso e Piero Straccini è lì che guarda questo «figlio d’oro e superattivo» nel suo letto d’ospedale «circondato da tanti amici, arrivati a Pescara anche da fuori». E pensa non solo a farsi forza ma anche ad avere giustizia per quello che è successo, e annuncia azioni legali, «da intraprendere subito, già lunedì, contro il Comune o contro chi è competente su quel tratto di strada».

«Marco», racconta mostrando le foto scattate subito dopo l’incidente, «ha preso una buca e ha perso il controllo della moto», una Ducati 850, all’altezza del vivaio. «In quel punto», prosegue il papà del giovane, «il manto stradale è sconnesso e c’è un tombino. In un primo momento è rimasto sulla moto ma poi è stato disarcionato. È andato a finire violentemente contro il primo paletto di metallo posizionato sul cordolo spartitraffico al centro della strada. Gli organi interni hanno subito danni gravissimi, nell’impatto. Io», dice sempre il papà, «ho sentito un colpo forte da casa e ho subito contattato mio figlio sul cellulare ma mi ha risposto una donna che lo aveva soccorso e mi sono precipitato. La moto, nel momento in cui Marco è stato disarcionato, ha proseguito la sua corsa, finendo sull’uscita della circonvallazione».

Quest’uomo, che conosce bene le moto, riflette sul fatto che «il figlio non avesse escoriazioni, e i vestiti erano pressoché intatti. Ma sulla tasca posteriore destra dei pantaloni aveva una macchia gialla e penso che si tratti del segno lasciato dalla vernice segnaletica del palo contro cui ha sbattuto, che aveva una conchiglia. Doveva essere un palo luminoso ma i fili sono staccati e ora, peraltro, è sparito».

Lì per lì il ragazzo non sembrava grave ma mezzora dopo «c’è stato il dramma», a causa delle lesioni interne riportate nello schianto, e ora il papà si chiede «come sia possibile che da una caduta così stupida si riportino danni talmente gravi. Credo che quello spartitraffico, realizzato con degli ostacoli di metallo, sia inopportuno e chi ha competenza su questa strada dovrebbe fare attenzione» perché «non è possibile che per l’inefficienza di qualcuno paghi mio figlio, con la sua vita, e lo dico anche per tutti coloro che possono correre lo stesso rischio. Molti guidano da incoscienti, ma tanti altri no e non meritano di essere vittime di incidenti provocati dall’incuria delle nostre strade. Chi è preposto a queste cose dovrebbe cambiare mestiere. Ci sono situazioni vergognose, a Pescara, e proprio qualche giorno fa ho presentato un esposto in Comune, quando la gomma anteriore sinistra della mia auto si è squarciata in viale Regina Margherita».

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