Pescara, dieci alberi bruciati per una lanterna cinese
L’inchiesta sul rogo, due testimoni rivelano: il fuoco è arrivato dall’alto. Il sindaco: evitato un disastro naturale. De Sanctis: attenzione ai piromani
PESCARA . Lanterne cinesi, «palle di fuoco», come le hanno descritte due testimoni, scese dall’alto e rimaste impigliate tra i rami. Sarebbero loro le responsabili dell’incendio che sabato scorso ha fatto temere il peggio per la riserva Dannunziana di Pescara. Il rogo fortunatamente è stato circoscritto in breve tempo dai vigili del fuoco, tanto che alla fine la conta dei danni presenta un bilancio di soli dieci alberi danneggiati, quattro o cinque dei quali di grandi dimensioni. Ma poteva andare peggio. «Poteva essere un disastro naturale», commenta il sindaco Marco Alessandrini.
Un disastro evitato dalla tempestività delle squadre di spegnimento e alla provvidenziale presenza delle prese d’acqua. Erano circa le 22,30 quando i residenti della zona hanno visto le fiamme provenire dalla pineta. Il fumo era visibile anche dalla zona nord della città. In breve sono giunti sul posto vigili del fuoco, vigili urbani, volontari della protezione civile, la polizia, il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, il vicesindaco Antonio Blasioli e l’assessore all’Urbanistica, Stefano Civitarese. Ieri mattina un piccolo focolaio aveva ripreso a bruciare, ma è stato subito spento.
E dopo la paura si cerca di capire cosa è accaduto, e se ci sono responsabilità. La squadra mobile diretta da Pierfrancesco Muriana ha informato il pm Gennaro Varone dopo un sopralluogo compiuto dalla polizia scientifica. Un fascicolo è stato aperto contro ignoti.
La pista più accreditata, in base al racconto di due testimoni, è quella delle lanterne cinesi, magari lanciate dalla vicina spiaggia, e che il vento che spirava sabato sera potrebbe aver portato sulla pineta. Non si esclude, tuttavia, neanche l’ipotesi dolosa. Per dirimere la questione bisognerà attendere, oltre ai risultati della scientifica, anche la relazione dei vigili del fuoco intervenuti sul posto. Ieri mattina anche il sindaco Alessandrini, con l’assessore Paola Marchegiani, il dirigente e il responsabile del servizio verde pubblico, Giuliano Rossi e Mario Caudullo, hanno ispezionato la zona con la protezione civile Valpescara e i Volontari senza Frontiere. «Poteva succedere un disastro naturale, ma così non è stato», dice il sindaco. «Il danno è contenuto e circoscritto a quattro alberi, che molto probabilmente potranno essere recuperati. Tutto questo grazie alla perfetta sinergia fra tutte le forze che sono intervenute appena le fiamme si sono sviluppate e grazie anche all’attenzione che viene dedicata alla riserva dal nostro Ufficio Verde: ha funzionato perfettamente il sistema antincendio di cui l'area è dotata ed è grazie anche a questo che le fiamme sono state circoscritte velocemente».
L’assessore Marchegiani, con delega alla pineta Dannunziana, specifica «che gli alberi di grandi dimensioni danneggiati dalle fiamme sono in tutto quattro, ma fortunatamente le chiome non risultano del tutto bruciate e quindi gli esemplari potranno tornare in salute. Scampato il pericolo, ora ci interessa capire cosa sia accaduto, come si sono originate le fiamme che hanno interessato due punti vicini, ma diversi e che difficilmente potevano bruciare per autocombustione, vista la posizione inaccessibile al pubblico (intorno gira un percorso vita, ma i luoghi sono difficili da raggiungere) e la mancanza di fattori di rischio scatenanti». La riserva, conosciuta anche come parco d’Avalos, si estende su una superficie di circa 53 ettari, all’interno dei quali sono presenti molte varietà tipiche della macchia mediterranea. La riserva sarà riaperta domani.
«Bisogna capire», dice Augusto De Sanctis (Forum H2O), «se si sia trattato di un incendio doloso. Se fosse così si tratterebbe di un’ipotesi inquietante, di un attacco in piena città. Comunque, siamo in attesa di conoscere i risultati dell’inchiesta». Saranno anche romantiche, ma sulle lanterne cinesi, una moda che ultimamente risulta molto diffusa, il ministero dell’Interno ha diramato una circolare esplicativa secondo la quale la pratica dell’accensione può essere considerata pericolosa, tanto da assoggettarla al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
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