Pescara, evasi 150 mila euro: la procura sequestra i conti della Majella e Morrone
Bloccati tutti i movimenti, slitta ancora il pagamento degli stipendi arretrati. Accertamenti sul pagamento dell'Iva da parte dell'azienda speciale
PESCARA. C’è anche un’indagine della procura di Pescara dietro il blocco del pagamento degli stipendi ai 66 dipendenti dell’azienda speciale per i servizi sociali Majella e Morrone. Da 7 mesi i lavoratori non prendono gli stipendi per un debito di tre milioni che l’ente, figlio della Comunità montana Majella e Morrone in liquidazione, ha accumulato con Equitalia, Inps e Inail. Ma, da 15 giorni, a bloccare i movimenti dei soldi c’è anche il sequestro preventivo disposto dalla pm Barbara Del Bono per l’Iva non pagata nel 2011. A segnalare alla procura il mancato pagamento era stata la stessa Equitalia. È stata la finanza a eseguire il sequestro in banca: sui conti correnti dell’azienda speciale sono stati trovati 60 mila euro. Un ex componente del cda risulta indagato per il reato di omesso versamento dell’Iva.
Con i sigilli, è vietato ogni movimento di denaro, compreso il pagamento degli stipendi. È questo il vero «disguido» di cui ha parlato ieri, sul Centro, l’amministratore unico Oscar Pezzi annunciando il pagamento degli stipendi «entro questa settimana, salvo imprevisti che mi auguro davvero non ci siano». A questo punto, però, non è affatto scontato che i soldi ai dipendenti arrivino davvero «entro questa settimana».
L’azienda speciale, però, ritiene che la cifra contestata sia già al centro del piano di rateizzazione accettato da Equitalia con rate da 40 mila euro al mese per i prossimi 6 anni: per questo, l’azienda ha presentato alla procura un’istanza di dissequestro parziale per la somma 48 mila euro, cioè una parte del debito già saldata dopo le prime rate. Ora sarà la procura a decidere: l’azienda punta anche su un certificato di Equitalia che garantisce l’accordo per la rateizzazione dei debiti. «C’è stato un difetto di comunicazione tra Equitalia e procura», dice Pezzi, «il problema sarà risolto. Mi auguro in fretta per il bene dei lavoratori». Ma per pagare i dipendenti «entro questa settimana» è necessaria una decisione lampo della procura.
Il primo dei 7 stipendi arretrati doveva essere pagato entro il 28 febbraio scorso secondo l’accordo stretto il 19 febbraio scorso in prefettura tra vertici dell’azienda speciale e della Comunità montana e i sindacati. Se non arriveranno i soldi, la data dello sciopero, con il blocco dei servizi sociali in 16 comuni della Val Pescara e nella casa di riposo di Serramonacesca, è già fissata: il 10 marzo prossimo. Per il giorno dopo è già convocato anche un incontro, a Pescara, tra il presidente Pd della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e i dipendenti: lo stesso D’Alfonso, nella lettera di invito, parla della Majella e Morrone come di un caso «difficile» con «criticità organizzative ed economiche che non possono essere ulteriormente procrastinate nel tempo». La Regione prende posizione così su un caso che conosce dall’interno visto che il mancato pagamento riporta a quasi 4 anni fa: dal 2009 al primo luglio 2014, l’incarico di direttore generale dell’azienda speciale è stato ricoperto da Donato Di Matteo, già sindaco di Roccamorice per due volte e attuale assessore regionale Pd all’Ambiente.
Entro marzo, l’accordo firmato dal capo di gabinetto della prefettura, Leonardo Bianco, prevede il pagamento di 4 stipendi arretrati. La Comunità montana, affidata al commissario Paolo Costanzi, ha assicurato che girerà i finanziamenti ricevuti da Comuni e Regione all’azienda speciale per il pagamento dei dipendenti «entro 3/4 giorni» dal ricevimento. Impossibile farlo, però, se i conti dell’azienda speciale sono bloccati.
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