Pescara, furti e scippi attorno alla casa rifugio dei tossici: i residenti chiamano i vigilantes

La casa della droga nel degrado di via Tiburtina. Abitanti costretti a pagare per difendersi da spaccio e tossicodipendenti. L’allarme: «Periferia abbandonata»

PESCARA. Alla Humangest, società di lavoro interinale con le finestre puntate sulla casa della droga di via Tiburtina, hanno cominciato più di due anni fa dopo i primi scippi ai danni delle dipendenti e i primi furti nelle auto parcheggiate. Adesso, anche i residenti dei palazzi tra via Ciglia e via Salaria Vecchia hanno dovuto chiamare un istituto di vigilanza privata. Alla Humangest, dal lunedì al venerdì, tra le 18 e le 21, i vigilantes accompagnano i dipendenti ai parcheggi; nelle palazzine, i vigilantes fanno passaggi notturni e intervengono quando i condomini segnalano la presenza di tossicodipendenti e spacciatori nei garage sotterranei.

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Con gli edifici della Mediterranea Life mai completati a causa del fallimento della società, l’area di 10 mila metri quadrati che avrebbe dovuto ospitare negozi e uffici tra via Tiburtina, via Vomano e via Salaria Vecchia è diventata una zona di degrado invasa dai tossicodipendenti: entrano dalla recinzione distrutta, si preparano le dosi sui divani presi dalla spazzatura e poi bivaccano tra i rifiuti. Dalle finestre al primo piano della Humangest si vede ogni movimento tanto che il direttore generale Gianluca Zelli ha ordinato al suo staff di far aspettare i candidati per i colloqui di lavoro al piano di sotto: «Altrimenti vedrebbero questo spettacolo», dice Zelli che chiede un intervento del Comune per cancellare il degrado. Ma da queste parti, ormai, si fa prima a fare da soli: per avere la sicurezza, Zelli ha assunto le guardie giurate. «È necessario un intervento delle istituzioni per sgomberare l’area e ripristinare le recinzioni», chiede Zelli, «lo stato di fallimento non può essere la scusante per rimandare la bonifica».

Anche il condominio vicino ha chiesto aiuto: «I tossicodipendenti hanno rotto la serratura ed entravano per andare a rifugiarsi nei garage. Arrivavano con le bici o con i carrelli della spesa portandosi dietro i cartoni su cui stendersi. Per evitare problemi», racconta Massimo Parenti, fondatore e già presidente dell’associazione di volontariato Agbe, «abbiamo chiamato i vigilantes: paghiamo noi per avere la sicurezza che ci dovrebbero dare le istituzioni». I residenti hanno paura: «Abbiamo dovuto rinforzare la serratura del portoncino d’ingresso per evitare che venisse forzata con i cacciaviti», dice Parenti. Ma sul pavimento dei garage ci sono i vetri rotti dell’ultimo furto in un’auto: è il segno che il problema non è affatto risolto. «Notiamo la lontananza delle istituzioni». È un messaggio al sindaco Pd Marco Alessandrini e alle forze dell’ordine.

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