Pescara, i residenti danno l’allarme: "La moschea è pericolosa"

Gli abitanti di via Pisa scrivono al prefetto e al questore: "I locali non sono sicuri". E Forza Italia presenta un’interrogazione urgente al sindaco Alessandrini

PESCARA. C’è forte preoccupazione, da parte di alcuni residenti, per una sorta di moschea aperta da circa un anno in via Pisa. È un locale dove i musulmani vanno a pregare ogni giorno. Gli abitanti dello stabile dove si trova il luogo di culto hanno deciso di scrivere una lettera al prefetto, al questore, al sindaco e ai gruppi consiliari del Comune per far presente i loro timori. E la prima iniziativa è partita dai consiglieri comunali di Forza Italia che hanno presentato un’interrogazione urgente al primo cittadino su questa questione.

La lettera è firmata dal portavoce dei residenti, Luciano Alessandrini, padre della consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Erika Alessandrini. «Al piano terra del civico 34», scrive il portavoce, «a nostro avviso in modo illegale, è stata insediata una moschea. Sì proprio una moschea. Ci chiediamo, affinché nessuno un domani possa dire “Io non lo sapevo”, se siano stati rilasciati i permessi per questa destinazione d’uso. Anche se la funzione di moschea fosse occultata dietro la figura giuridica di associazione si può consentire tutto quello che realisticamente avviene in questo locale?».

«Il rispetto delle norme», si legge nella lettera, «deve valere allo stesso modo sia per il cittadino da sempre pescarese, che per i nuovi cittadini provenienti da altri Paesi con altri modi di vivere, legali o illegali che siano. Le nostre rimostranze, le nostre continue richieste d’intervento ai vigili urbani, il nostro esposto alla procura della Repubblica, alla Asl, al Comune, non hanno avuto alcuna risposta». Il residente fa presente che ogni venerdì dalle 12,30 nel locale si radunerebbero centinaia di persone. «La questione è la sicurezza», sottolinea Alessandrini, «tale locale è dotato di un solo accesso, due aperture rimangono sempre chiuse con le serrande abbassate. Non ha uscite di emergenza. Non sono minimamente rispettate le condizioni basilari di agibilità, sicurezza e igiene. In occasione del Ramadan, vengono consumati pasti in spregio alle più elementari norme di sicurezza igienica. Il cibo è preparato nello stesso ambiente e, a volte, i residenti hanno la sensazione che qualcuno dorma all’interno del locale di notte».

«Inoltre», continua, «non è bello ed è anche offensivo essere apostrofati come razzisti appena invitiamo a lasciare libero il passaggio d’accesso allo stabile. La pazienza è al limite e vorremmo almeno recuperare la nostra tranquillità».

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