Pescara, il pm: a processo i titolari del Caffè Venezia

L'accusa chiede il rinvio a giudizio per i fratelli Granatiero e altre cinque persone

PESCARA. Il pm Gennaro Varone firma la richiesta di rinvio a giudizio e chiede che vengano processate le sette persone finite nell'inchiesta che ruota attorno ai locali sotto l'insegna Caffè Venezia: per la procura, dietro la gestione dei locali, c'è stato riciclaggio. E' questa l'accusa principale da cui dovranno difendersi i fratelli Sebastiano Michele e Pasquale Granatiero, la mamma Antonia Grieco di 72 anni che vive a Manfredonia, Rita Lucia Granatiero, anche lei di Manfredonia, Giuseppe Prencipe, nato a Manfredonia e residente a Pescara, Anna Brigida e Severino Prato, ambedue residenti nella città in provincia di Foggia.

All'indomani della decisione del tribunale del Riesame che ha accolto, per la seconda volta, la richiesta degli avvocati difensori di revocare il sequestro dei locali, il pm firma l'atto d'accusa per i sette imputati che a Pescara hanno dato vita ai locali in piazza Salotto e in via Venezia che, il 12 settembre dello scorso anno, sono stati sequestrati - e poi dissequestrati nel mese successivo - con un maxi blitz congiunto della Guardia di finanza di Mauro Odorisio e della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana.

I sette sono accusati di riciclaggio e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e, in particolare, l'accusa contesta agli imputati il collegamento con il clan pugliese dei Romito da cui, per il pm, «avrebbero ricevuto periodicamente denaro da reinvestire». E' il riciclaggio il cuore dell'inchiesta il cui titolare è il pm Varone che contesta ai sette che, senza quei flussi di denaro che ha definito «anomali», i locali che fanno capo alla famiglia Granatiero, tra cui anche il panificio Piglia la Puglia in via Venezia e il locale Piano Terra in corso Manthonè, non avrebbero potuto sopravvivere.

Mentre le tappe dell'inchiesta proseguono, resta invece aperta la partita al tribunale civile, sezione fallimentare, a cui la procura si è rivolta presentando quattro singole richieste di fallimento per le varie società dei Granatiero: Caffè Venezia Srl, il cui amministratore è Grieco, Silvia Srl il cui legale rappresentante è Prencipe ed è stata già dichiarata fallita, Ad Maiora che è amministrata da Sebastiano Granatiero e Granatiero Ristorazione Srl, il cui amministratore è Pasquale Granatiero.

Complessivamente, i debiti verso i fornitori, gli istituti previdenziali, gli enti e l'agenzia delle entrate sono stati quantificati dalla procura in oltre 6 milioni e la fetta più corposa è quella che appartiene alla società Caffè Venezia, per cui sono stati stimati debiti per circa 4 milioni 500 mila euro tra cui oltre 1 milione e mezzo per mutui contratti. Per il momento, il tribunale fallimentare sta analizzando la richiesta per la società Caffè Venezia Srl a cui anche la difesa rappresentata dall'avvocato Giuseppe Cantagallo ha presentato una corposa memoria per smentire i dati e le cifre presentate dal pm: «Caffè Venezia non ha debiti», ha scritto l'avvocato dei Granatiero. La prossima udienza in programma al tribunale fallimentare per la società Caffè Venezia Srl è stata fissata al 17 maggio.

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