Pescara, incendiato il portone dell'Accademia del Gusto
Nel mirino il bar di piazza Troilo, alle spalle del tribunale. Il titolare Claudio Cordisco: «Non ne posso più, è il quarto attentato in 4 anni»
PESCARA . Quattro attentati incendiari in quattro anni, senza contare furti e rapine. Non ne può più Claudio Cordisco, 35 anni, titolare con il fratello Dario del bar l’Accademia del gusto, in piazza Troilo, proprio alle spalle del Tribunale. Claudio non riesce a farsene una ragione, e soprattutto a trovare una spiegazione per tanto accanimento nei suoi confronti.
L’ultimo episodio, che ha tutto il sapore di un’intimidazione, risale a ieri notte. «Sono andato domenica sera nel locale», racconta, «verso le 23.30. Volevo mettere a posto gli scaffali e preparare tutto per l’apertura del lunedì, dopo la chiusura festiva. Quando sono andato via era tutto tranquillo». Ma qualcosa, in quella piazza buia «che di notte sembra un cimitero», dice ancora il giovane, è accaduto.
Ieri mattina, verso le 6.45, la telefonata della dipendente che lo avvisava del portone bruciato. Intorno, oltre al classico odore di fumo, anche quello della benzina e i resti di una lattina metallica, probabilmente la stessa che è stata lanciata, imbottita di liquido infiammabile, contro il locale.
Sul posto, riferisce ancora Claudio Cordisco, sono arrivati i vigili del fuoco e i carabinieri. L’incendio si era spento da solo, non prima però di aver provocato danni che in base a una prima stima ammontano a circa sei-settemila euro. Il locale è assicurato, spiega il titolare, ma il danno è grave perché li costringerà alla chiusura forzata per alcuni giorni. «Non so perché qualcuno ha preso di mira solo il mio locale. Tra l’altro, non ho mai ricevuto minacce, non ho mai litigato con nessuno, non ho debiti, ho sempre pagato i fornitori. Non riesco a capire». Oltre agli incendi dolosi, il locale è stato oggetto, in passato, anche di rapine. Le telecamere interne hanno inquadrato gli autori, ma i filmati non sono serviti a identificarli, perché erano incappucciati. Le telecamere, prosegue Cordisco, sono soltanto interne, e quindi ieri notte hanno ripreso solo le fiamme all’esterno.
«Così», dice, «non si può lavorare. Ti svegli la mattina e hai sempre paura per quello che può succedere. Purtroppo, oggi in Italia le persone oneste sono costrette a subire. Mi chiedo», aggiunge, come sia possibile che in una zona come quella del tribunale il Comune non abbia pensato a installare una sola telecamera di sorveglianza. Quando scende la sera la piazza piomba nel buio più totale, e anche i gestori delle altre attività adesso incominciano ad avere paura. Stiamo pensando di metterci insieme e provvedere a nostre spese all’installazione di un impianto di videosorveglianza».
Quanto ai motivi che potrebbero aver spinto gli ignoti incendiari a entrare in azione, Claudio non riesce ancora a farsi un’idea. «Non so», dice, «se questi sono atti intimidatori per farmi chiudere. Non so se da un punto di vista lavorativo posso aver dato fastidio a qualcuno, non riesco a trovare una risposta. Ho 35 anni, e non ho mai arrecato danni o offese a chiunque. Certo, quando ho preso locale a pranzo faceva dieci coperti. Adesso ne fa 100-120, e forse ho tolto un po’ di clienti a qualcuno. Sinceramente, però, questa è solo un’ipotesi, e non ho alcuna spiegazione razionale per tutto quello che sta accadendo. Vorrei chiedere alle autorità», conclude, «un po’ più di attenzione per questa zona, e al Comune di dare un po’ di luce a questa piazza, che di notte sembra un cimitero».
Oggi Claudio andrà a sporgere denuncia. «Ma i giorni che non potrò aprire», conclude, «chi me li ripaga»? (a.bag)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
L’ultimo episodio, che ha tutto il sapore di un’intimidazione, risale a ieri notte. «Sono andato domenica sera nel locale», racconta, «verso le 23.30. Volevo mettere a posto gli scaffali e preparare tutto per l’apertura del lunedì, dopo la chiusura festiva. Quando sono andato via era tutto tranquillo». Ma qualcosa, in quella piazza buia «che di notte sembra un cimitero», dice ancora il giovane, è accaduto.
Ieri mattina, verso le 6.45, la telefonata della dipendente che lo avvisava del portone bruciato. Intorno, oltre al classico odore di fumo, anche quello della benzina e i resti di una lattina metallica, probabilmente la stessa che è stata lanciata, imbottita di liquido infiammabile, contro il locale.
Sul posto, riferisce ancora Claudio Cordisco, sono arrivati i vigili del fuoco e i carabinieri. L’incendio si era spento da solo, non prima però di aver provocato danni che in base a una prima stima ammontano a circa sei-settemila euro. Il locale è assicurato, spiega il titolare, ma il danno è grave perché li costringerà alla chiusura forzata per alcuni giorni. «Non so perché qualcuno ha preso di mira solo il mio locale. Tra l’altro, non ho mai ricevuto minacce, non ho mai litigato con nessuno, non ho debiti, ho sempre pagato i fornitori. Non riesco a capire». Oltre agli incendi dolosi, il locale è stato oggetto, in passato, anche di rapine. Le telecamere interne hanno inquadrato gli autori, ma i filmati non sono serviti a identificarli, perché erano incappucciati. Le telecamere, prosegue Cordisco, sono soltanto interne, e quindi ieri notte hanno ripreso solo le fiamme all’esterno.
«Così», dice, «non si può lavorare. Ti svegli la mattina e hai sempre paura per quello che può succedere. Purtroppo, oggi in Italia le persone oneste sono costrette a subire. Mi chiedo», aggiunge, come sia possibile che in una zona come quella del tribunale il Comune non abbia pensato a installare una sola telecamera di sorveglianza. Quando scende la sera la piazza piomba nel buio più totale, e anche i gestori delle altre attività adesso incominciano ad avere paura. Stiamo pensando di metterci insieme e provvedere a nostre spese all’installazione di un impianto di videosorveglianza».
Quanto ai motivi che potrebbero aver spinto gli ignoti incendiari a entrare in azione, Claudio non riesce ancora a farsi un’idea. «Non so», dice, «se questi sono atti intimidatori per farmi chiudere. Non so se da un punto di vista lavorativo posso aver dato fastidio a qualcuno, non riesco a trovare una risposta. Ho 35 anni, e non ho mai arrecato danni o offese a chiunque. Certo, quando ho preso locale a pranzo faceva dieci coperti. Adesso ne fa 100-120, e forse ho tolto un po’ di clienti a qualcuno. Sinceramente, però, questa è solo un’ipotesi, e non ho alcuna spiegazione razionale per tutto quello che sta accadendo. Vorrei chiedere alle autorità», conclude, «un po’ più di attenzione per questa zona, e al Comune di dare un po’ di luce a questa piazza, che di notte sembra un cimitero».
Oggi Claudio andrà a sporgere denuncia. «Ma i giorni che non potrò aprire», conclude, «chi me li ripaga»? (a.bag)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.