Pescara, l’Ater non paga l’Imu e presenta ricorso al Tar
L’azienda che gestisce le case popolari doveva versare 1,2 milioni di euro ma non ha ottemperato perché mancano i soldi. È saltato anche il bilancio
PESCARA. L’Imu, la tassa più odiata dagli italiani, ha ridotto sul lastrico l’Ater di Pescara. L’azienda che gestisce le case popolari non è riuscita a versare l’intero importo richiesto dal Comune di 1.174.542 euro, ma solo un settantaduesimo di questa cifra perché non ha soldi e ha presentato ricorso al Tar contro il regolamento Imu, approvato dal consiglio comunale alla fine dello scorso ottobre, con la speranza che i giudici amministrativi possano bloccare l’applicazione dell’imposta. È nato uno scontro legale tra Ater e Comune di Pescara che non ha precedenti. L’azienda è con l’acqua alla gola per colpa dell’Imu, al punto tale che non è riuscita nemmeno ad approvare il bilancio di previsione dell’anno prossimo. E per non rischiare il default, l’amministratore unico Paolo Costanzi prospetta soluzioni lacrime e sangue: un aumento degli affitti, o una vendita massiccia degli alloggi.
Ricorso contro l’Imu. A questo punto il ricorso al Tar contro l’Imu è l’ultima carta da giocare per evitare operazioni draconiane sui bilanci delle famiglie assegnatarie degli alloggi. L’Ater, in sostanza, ha contestato davanti al tribunale amministrativo il regolamento comunale dell’Imu, nella parte che riguarda la determinazione dell’aliquota per le unità immobiliari dell’Ater regolarmente assegnate. Il consiglio comunale ha fissato un’aliquota pari al 5,8 per mille, lievemente più bassa di quella standard del 7,6 suggerita dal governo. Ma per l’Ater questo piccolo sconto non è sufficiente.
Secondo l’azienda, il Comune avrebbe dovuto tenere conto della decisione del governo di rinunciare ad incassare la parte dell’imposta di competenza statale, pari al 3,8 per mille. In questo modo, l’aliquota del 5,8 fissata dal Comune sarebbe potuta scendere al 2 per mille, sottraendo il 3,8 non più dello Stato. Una differenza notevole per l’Ater, che avrebbe dovuto pagare di Imu, non più 1.174.542 euro, ma 260.000. «Sarebbe stata comunque una bella mazzata», ha osservato Costanzi, «ma non mortale, come invece si è rivelata l’applicazione dell’aliquota al 5,8 per mille». Da qui la decisione di ricorrere al Tar chiedendo la sospensiva e poi l’annullamento di una parte del regolamento Imu. Il Comune ha deciso di resistere nel giudizio, che dovrebbe tenersi il prossimo marzo.
La lettera al Comune. Il 17 maggio scorso, Costanzi ha inviato una lettera a tutti i Comuni in cui sono presenti gli alloggi Ater per richiedere agevolazioni sul pagamento dell’Imu. Ma l’amministrazione di Pescara non ne ha tenuto conto. «Si richiede», ha scritto l’amministratore, «che l’applicazione della nuova normativa, riferita agli immobili Ater siti nel territorio del vostro Comune, possa essere improntata ad un’ottica che porti il nostro ente a poter far fronte all’impegno finanziario, riuscendo nello stesso tempo, a garantire la manutenzione degli alloggi».
Rischio fallimento. «Il Comune di Pescara», ha rivelato Costanzi, «si è persino rifiutato di accogliere la nostra richiesta di rateazione dell’Imu in 72 mesi». L’azienda, tuttavia, ha versato lo stesso, il 17 dicembre scorso, un settantaduesimo dell’intero importo, in attesa anche del pronunciamento del Tar sulla vicenda.
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