Pescara, la rivolta degli skater: "Qui non c’è un posto per noi"

I ragazzi replicano ai commercianti: "Non andremo via da piazza Garibaldi. Non diamo affatto fastidio, ma l’amministrazione non ci ascolta"

PESCARA. «A Pescara non c’è un posto per noi. Lo skate park dei Gesuiti ha chiuso e non sappiamo perché, nonostante le numerose sollecitazioni al Comune». I ragazzi che vanno sullo skateboard non si muoveranno da piazza Garibaldi perché, come spiegano, «non diamo fastidio e quella piazza ha una pavimentazione che si adatta bene alla tavola», dice Emanuele De Galitiis, portavoce dei tanti giovani che praticano questo sport ma che, a Pescara, non hanno uno spazio per loro. «A Barcellona», racconta il giovane, «c’è un accordo con un museo per andare in determinati orari sullo skateboard e non è possibile che a Pescara, invece, non ci sia un luogo per noi». De Galitiis racconta di aver chiesto più volte al Comune spiegazioni sullo skatepark chiuso ai Gesuiti ma di non aver mai ricevuto una risposta chiara né la promessa di un nuova zona dove andare sullo skate. A fare da contraltare alle ragioni dei ragazzi c’è il malcontento dei negozianti e dei residenti di piazza Garibaldi che, invece, avevano spiegato di non digerire il rumore delle tavole nella piazza diventata una grande pista riservata agli appassionati di skateboard. I commercianti hanno chiesto al Comune di intervenire per risolvere il problema ma anche gli appassionati di skate chiamano in causa il Comune: «Chiediamo uno spazio dove andare sullo skate. Non andremo via da piazza Garibaldi perché non diamo fastidio a nessuno». E’ anche una mamma di uno skater, Denise, a intervenire nella polemica dicendo che «i ragazzi non hanno un posto dove poter coltivare la loro passione. Una passione rumorosa, è vero, molto più di bere o fumare canne», dice provocatoriamente la signora che spiega anche: «Gli skater sono ragazzi strani a guardarsi, sudati, “amici” di tutti, piercing, zaini abbandonati a terra ma gli arroganti», prosegue la donna, «non sono i ragazzi». E, quindi, la signora se la prende con l’amministrazione: «Gli arroganti non sono loro. L'arroganza sta nell’amministrazione comunale che non pensa di riservare un'area a questi “fuorilegge”; l’arroganza sta in chi pensa che la piazza sia solo degli anziani che siedono sulle panchine. E’ arroganza non proporre un’alternativa a questi ragazzi che passano qualche ora del loro tempo libero a praticare un’attività che in altre parti d’Italia e del mondo non sembra poi così terribile». Quindi, la signora conclude: «Io sono Denise, la mamma di uno di loro, ma mi sento la mamma di tutti quelli che con mio figlio della strada hanno fatto un luogo di unione, di amichevoli sfide che finiscono sempre col loro fantastico saluto. Se a Pescara c’è del male non è tra le ruote e le tavole degli skater». (p. au.)

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