Pescara, le ricchezze della criminalità: confiscata villa in via Vespucci
Ricchezze illecite: applicata la normativa antimafia per una famiglia rom titolare della bella abitazione
PESCARA. Nuovo stop delle forze dell'ordine ai rom che commettono reati e accumulano ricchezze illecitamente. Ieri mattina è stata sgomberata la villetta di via Vespucci, a Pescara, occupata dalla famiglia Bevilacqua - Spinelli, che già in passato è finita - con i suoi occupanti - nel mirino degli investigatori e del Tribunale in quanto è stata prima sottoposta a sequestro e poi confiscata. Il tutto è avvenuto, dal 2011 a oggi, in applicazione della normativa antimafia che consente di aggredire i patrimoni di chi delinque e utilizza i soldi derivanti dalle attività illecite per acquisire patrimoni, senza dichiarare alcunché al fisco.
A Pescara e nei centri vicini, in particolare a Montesilvano, questa procedura è stata già seguita più volte, ormai da anni, grazie alla sinergia che si è instaurata tra le forze dell'ordine e, anche se i tempi per arrivare alla conclusione dell'iter sono decisamente lunghi a causa dei ricorsi, sono stati numerosi i casi in cui si è concluso tutto con successo, con il passaggio degli immobili al demanio ai fini di un utilizzo sociale. Il passaggio finale si concretizza nell'assegnazione a realtà che operano sul territorio, quindi gli immobili sottratti alla criminalità si trasformano e assumono una nuova veste, tutta in favore della collettività.
L'edificio di via Vespucci, che si sviluppa su due livelli, era occupato dalla coppia Bevilacqua - Spinelli, insieme ad altri quattro familiari, che ieri mattina non hanno opposto alcuna resistenza alle operazioni di sgombero effettuate da polizia, carabinieri, polizia municipale e vigili del fuoco, con il supporto della Croce Rossa e dei servizi sociali del Comune, alla presenza dei rappresentanti dell'agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ora si occuperà di completare la procedura arrivando all’assegnazione dell'immobile.
Il nucleo familiare raggiunto ieri dalle forze dell'ordine sapeva benissimo di non poter fare nulla per evitare questo passaggio perché, già in passato, gli è stato notificato un provvedimento finalizzato a sgomberare l'alloggio, ma i ricorsi presentati proprio dai rom hanno congelato tutto fino a ieri mattina, quando l'intimazione a uscire per sempre da quella casa è stata eseguita in maniera coatta.
Alla base di tutto ci sono gli accertamenti portati avanti, in questo come in altri casi, nei confronti di alcuni rom: da una parte, si esamina il curriculum criminale di queste persone, dall'altra, si passano al setaccio le proprietà (beni mobili e immobili) di cui i clan dispongono, spesso intestati a prestanomi nel tentativo di aggirare la legge.
Sono ricchezze consistenti, assolutamente incompatibili con il fatto che nella gran parte dei casi si tratta di disoccupati che non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi.
E nel momento in cui si accerta la pericolosità sociale di queste persone – e si appura che ville, auto e conti correnti non possono che essere il frutto di reati – scattano le misure patrimoniali del Tribunale.
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