Pescara, Les Paillotes: altri 2 ricorsi per bloccare le demolizioni
De Cecco dà il via a una nuova battaglia legale, impugnate la sentenza del Tar e l’ordinanza del Comune per l’abbattimento di opere abusive nello stabilimento
PESCARA. De Cecco è tornato alla carica per salvare le opere abusive nel suo stabilimento di piazza Le Laudi, il Lido delle sirene. L’imprenditore, tramite la sua società Portanuova entertainment, ha presentato altri due ricorsi. Il primo, davanti al Tar, per far annullare l’ordinanza di demolizione emanata dai tecnici del Comune nel dicembre scorso; l’altro, davanti al Consiglio di Stato per contestare la decisione del Tar di Pescara di respingere un suo precedente ricorso presentato per richiedere l’annullamento della vecchia ordinanza comunale, del gennaio dell’anno scorso, di rimozione delle opere abusive nello stabilimento Lido delle sirene, all’interno del quale c’è il noto locale dei vip Cafè Les Paillotes.
La giunta comunale, che si è riunita nei giorni scorsi, ha subito dato incarico all’Avvocatura di resistere nei due giudizi, cioè davanti al Tar e al Consiglio di Stato, ai ricorsi presentati dalla società Portanuova entertainment. E in attesa della decisione dei giudici la demolizione viene congelata. Si tratta di un nuovo capitolo di uno scontro che va avanti da anni. Da quando cioè le associazioni ambientaliste e Rifondazione comunista presentarono esposti contro lo stabilimento delle sirene per contestare alcuni abusi edilizi sulla spiaggia, opere che oscurano la vista mare. Dopo ricorsi vari arrivò, nel luglio 2013, la condanna definitiva, davanti alla Corte di Cassazione, di Filippo Antonio De Cecco. Comune e Regione, nonostante la causa riguardasse la difesa di un bene demaniale, non si costituirono parte civile. «In esecuzione della sentenza penale», scriveva allora l’ex consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, «ora si dovrà procedere alla demolizione degli abusi e alla restituzione della vista mare alla cittadinanza». Ma le opere giudicate abusive sono ancora lì. Nel gennaio dell’anno scorso, l’allora sindaco Mascia firmò un’ordinanza di demolizione in esecuzione della sentenza della Cassazione. Quel provvedimento dava al titolare 90 giorni di tempo per ottemperare alla demolizione.
Ma l’imprenditore ha contestato il provvedimento davanti al Tar, il quale, il 2 ottobre dell’anno scorso, si è pronunciato respingendo il ricorso. Il 12 dicembre scorso, è stata firmata un’altra ordinanza di riapertura dei termini per la procedura di abbattimento delle opere abusive. E ora anche questa ordinanza è stata fermata. Secco il commento di Acerbo. «È un tentativo che serve a poco», ha affermato, «perché la stessa sentenza della Cassazione ordina di procedere alla demolizione degli abusi».
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