Pescara, libri su Hitler e i lager in casa degli aggressori
La Digos denuncia due giovani. Hanno 24 e 25 anni, sono di Silvi e Pescara. Oltre a pubblicazioni di estrema destra, sequestrata anche una mazza
PESCARA. Libri su Hitler, sui lager nazisti e su Mussolini. E poi una mazza nel bagagliaio dell’auto. È quello che la Digos ha sequestrato ieri mattina, su delega del pm Gennaro Varone, ai due presunti responsabili della brutale aggressione ai danni di due giovani davanti allo Scumm, il circolo Arci di via delle Caserme nella notte tra il 20 e il 21 maggio.
A incastrare i due aggressori ci sono le telecamere di Pescara Vecchia e le testimonianze di quanti li videro prima scagliarsi contro i due amici intenti a fumare una sigaretta, e poi fuggire inneggiando al Duce e facendo il saluto fascista. Elementi che sin da subito condussero gli investigatori diretti da Leila Di Giulio a cercare negli ambienti dell’estrema destra, e che adesso trovano conferma nel materiale sequestrato ai due aggressori.
Si tratta di due giovani, di 24 e 25 anni, non aderenti a gruppi di estrema destra, ma sicuramente vicini a quell’ideologia. La polizia, che li ha denunciati per lesioni, non ne fornisce i nomi. Uno è di Silvi, già noto alle forze dell’ordine per episodi su cui, alla luce degli ultimi fatti, sono in corso ulteriori accertamenti. L’altro è di Pescara. Incensurato, studente universitario, famiglia perbene. E però sarebbe proprio lui che intorno alle 3 del 21 maggio, insieme all’amico, ha picchiato senza motivo gli altri due al punto da mandare in sala operatoria per le fratture allo zigomo L.D.F., 28 anni, fonico di Giulianova intervenuto per difendere A.B., 39enne pescarese, dipendente del consiglio regionale.
Quei minuti di follia li aveva raccontati al Centro il 39enne il giorno dopo. Ancora sotto choc, il giovane aveva riferito di essere stato avvicinato da uno dei due mentre fumava una sigaretta fuori dal locale.
«Siamo razzisti», gli aveva detto il primo sconosciuto, e alla sua risposta “Quindi?” aveva rimediato i pugni di un secondo giovane sopraggiunto immediatamente dopo. Da lì la difesa dell’amico e ancora botte, prima della fuga inneggiando al Duce. Un racconto verificato e ricostruito nei dettagli dalla Digos che dopo le perquisizioni di ieri mattina, ritenute positive per il materiale sequestrato, conferma la matrice di estrema destra ipotizzata all’inizio. Non una scazzottata, non un’aggressione fine a se stessa, ma un raid finalizzato proprio a rivendicare un’ideologia. Prima dell’aggressione, i due avevano già provato a innescare la rissa nel locale dell’Arci che all’ingresso espone il cartello con il divieto di entrare ai razzisti, agli omofobi e ai sessisti. Non a caso alla barista avevano chiesto da bere puntualizzando proprio, a mo’ di provocazione, di essere razzisti. Ma erano stati mandati fuori. Di lì a poco hanno beccato i due clienti usciti a prendere un po’ d’aria. E se la sono presa con loro. Un episodio per cui il segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo aveva sollecitato la convocazione di un tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico trovando nel sindaco Marco Alessandrini un riscontro immediato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
A incastrare i due aggressori ci sono le telecamere di Pescara Vecchia e le testimonianze di quanti li videro prima scagliarsi contro i due amici intenti a fumare una sigaretta, e poi fuggire inneggiando al Duce e facendo il saluto fascista. Elementi che sin da subito condussero gli investigatori diretti da Leila Di Giulio a cercare negli ambienti dell’estrema destra, e che adesso trovano conferma nel materiale sequestrato ai due aggressori.
Si tratta di due giovani, di 24 e 25 anni, non aderenti a gruppi di estrema destra, ma sicuramente vicini a quell’ideologia. La polizia, che li ha denunciati per lesioni, non ne fornisce i nomi. Uno è di Silvi, già noto alle forze dell’ordine per episodi su cui, alla luce degli ultimi fatti, sono in corso ulteriori accertamenti. L’altro è di Pescara. Incensurato, studente universitario, famiglia perbene. E però sarebbe proprio lui che intorno alle 3 del 21 maggio, insieme all’amico, ha picchiato senza motivo gli altri due al punto da mandare in sala operatoria per le fratture allo zigomo L.D.F., 28 anni, fonico di Giulianova intervenuto per difendere A.B., 39enne pescarese, dipendente del consiglio regionale.
Quei minuti di follia li aveva raccontati al Centro il 39enne il giorno dopo. Ancora sotto choc, il giovane aveva riferito di essere stato avvicinato da uno dei due mentre fumava una sigaretta fuori dal locale.
«Siamo razzisti», gli aveva detto il primo sconosciuto, e alla sua risposta “Quindi?” aveva rimediato i pugni di un secondo giovane sopraggiunto immediatamente dopo. Da lì la difesa dell’amico e ancora botte, prima della fuga inneggiando al Duce. Un racconto verificato e ricostruito nei dettagli dalla Digos che dopo le perquisizioni di ieri mattina, ritenute positive per il materiale sequestrato, conferma la matrice di estrema destra ipotizzata all’inizio. Non una scazzottata, non un’aggressione fine a se stessa, ma un raid finalizzato proprio a rivendicare un’ideologia. Prima dell’aggressione, i due avevano già provato a innescare la rissa nel locale dell’Arci che all’ingresso espone il cartello con il divieto di entrare ai razzisti, agli omofobi e ai sessisti. Non a caso alla barista avevano chiesto da bere puntualizzando proprio, a mo’ di provocazione, di essere razzisti. Ma erano stati mandati fuori. Di lì a poco hanno beccato i due clienti usciti a prendere un po’ d’aria. E se la sono presa con loro. Un episodio per cui il segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo aveva sollecitato la convocazione di un tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico trovando nel sindaco Marco Alessandrini un riscontro immediato.
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