Pescara, maestra violenta con gli alunni: negate le ripetizioni
Il giudice del Riesame respinge il ricorso della difesa di cancellare o ridurre il divieto di insegnamento per un anno: "Considerati il numero degli episodi e la ripetività, c'è la certezza che persisterà in tale comportamento"
PESCARA. C’è il rischio che anche al di fuori della classe, durante lezioni private o corsi di recupero, la maestra possa persistere nei comportamenti di cui l’accusa la mamma di un suo alunno. Vale a dire maltrattamenti come schiaffi, strattoni e pizzicotti nei confronti di alcuni bambini. Per questo motivo il giudice del Tribunale del Riesame dell’Aquila, Romano Gargarella, ha respinto l’appello dell’avvocato Emanuele Dell’Elce, il difensore della maestra arrestata lo scorso ottobre per quei presunti maltrattamenti in una quinta elementare della scuola Piano T di Santa Filomena.
Nel confermare la misura interdittiva disposta dal gip di Pescara Antonella Di Carlo, il giudice dell’Aquila si rifà innanzitutto ai gravi indizi di colpevolezza che emergerebbero dalle riprese video registrate in classe dai carabinieri nelle prime due settimane di ottobre, dopo la denuncia presentata da una mamma. «Episodi che per la loro valenza vanno oltre l’abuso dei mezzi di correzione e concretano il reato di maltrattamenti».
«Tirare i capelli ai ragazzini, colpire con schiaffi, strattonare, tirare le orecchie, dare pizzicotti, definire un ragazzino “animale”, sfregare con forza un pugno sulla testa del ragazzino», sono queste le condotte che emergerebbero dalle riprese video con «abitualità e abitudinarietà». Atti ripetuti nel tempo che andrebbero ben oltre, ribadisce il giudice, «il limite consentito».
«Il numero di episodi posti in essere», va avanti Gargarella, «indica con certezza una spiccata propensione a comportamenti come quelli ascritti, per cui in difetto di tale misura vi è la certezza che l’indagata persisterà in tali comportamenti». Quanto alla durata della misura, e cioè 12 mesi di interdizione dall’insegnamento, per il giudice non è possibile ridurre tale divieto ai mesi che coincidono con l’anno scolastico in quanto la maestra potrebbe comunque dare ripetizioni, ma con il rischio di ripetere il reato contestato.
Un reato, e un’accusa, tutti ancora da dimostrare, a fronte del video che se da un lato inchioderebbe la maestra, dall’altro attesterebbe anche le condizioni quasi di anarchia in cui si sarebbe trovata a lavorare all’interno della classe. La maestra strattona i bambini e tira i capelli, come raccontano inequivocabilmente le immagini, ma in un contesto già al limite. Quando, cioè, l’indisciplina di alcuni diventa motivo di rischio per la loro stessa incolumità. Situazioni in cui due ragazzini si sputano, o dove un altro si dondola all’indietro con la sedia e intanto cerca di colpire l’amico. Insomma, un clima di insubordinazione in cui, e questa potrebbe essere la linea della difesa, lo strattone diventa l’ultima arma dell’insegnante per evitare il peggio.
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