Pescara, Massimo Ballone diventa sorvegliato speciale
Il tribunale accoglie la richiesta della Mobile: l'ex banda Battestini (ora in carcere) ha frequentato i rosetani che pianificavano rapine
PESCARA. La squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana gli stava addosso dall’omicidio di Italo Ceci quando, sei giorni dopo l’assassinio dell’ex pentito della banda Battestini, propose la sorveglianza speciale per uno degli ispiratori di quella banda: per Massimo Ballone 52 anni di cui 28 passati in cella, con sette anni di carcere duro, tre evasioni, una latitanza finita in Venezuela nel 1998, una laurea e un libro presentato anche alla Bocconi. Una proposta motivata con la pericolosità sociale del bandito laureato che, però, l’anno scorso non fu ritenuta attuale dal tribunale che, dando ragione alle istanze presentate dall’avvocato Carlo Di Mascio, bocciò la richiesta come pure fecero i giudici dell’appello nei confronti del ricorso presentato dalla Procura.
Ma a distanza di un anno e mezzo gli investigatori si sono visti riconoscere dal tribunale di Pescara il lavoro svolto in questi mesi ottenendo, per Massimo Ballone, la sorveglianza speciale. Non a cinque anni, come proposto dal questore Paolo Passamonti, ma per due in quanto come spiega il presidente del collegio Antonella Di Carlo nel decreto (a latere Nicola Colantonio e Laura D’Arcangelo), «la misura si fonda solo sulla frequentazione con soggetti dediti ad attività illecite senza che si rilevino ipotesi specifiche di reato a suo carico».
Le circostanze a cui fa riferimento il collegio sono quelle ricostruite nell’ordinanza con cui, lo scorso aprile, la Mobile di Teramo ha arrestato i giovani rosetani Andrea Caporaletti, Davide Galullo, Alessandro Marini ed Enrico Martella per associazione per delinquere finalizzata al possesso di armi e alla pianificazione di rapine. Un’ordinanza di 93 pagine firmata dal gip del tribunale di Teramo Domenico Canosa in cui ricorre continuamente il nome di Ballone. Il quale, nonostante che il pm ne ipotizzi il ruolo di vertice all’interno di quella presunta organizzazione, esce quasi indenne da quell’inchiesta, con il gip che riconosce «gli stretti e assidui contatti mantenuti da Ballone con gli indagati» ma che non ritiene le risultanze investigative idonee a condividere quanto sostenuto dal pm. Ma passano tre mesi e «quegli stretti e assidui contatti con gli indagati» si trasformano in un boomerang per Ballone che viene a sapere in carcere, è storia di ieri, che quando uscirà tra quattro anni (la pena che sta scontando da maggio per la tentata rapina al portavalori Ivri del settembre 2006) dovrà sottostare per due anni alle prescrizioni previste dalla sorveglianza speciale. E cioè non allontanarsi dal comune di Pescara, non rincasare oltre le 20 e non uscire di casa prima delle 7, non frequentare pregiudicati e non portare armi. Comportamenti, questi ultimi, che Ballone, in questi anni gestore con la moglie di un negozio di alimentari a San Donato, dove vive, ha sempre ribadito di mantenere, così come avevano riscontrato i giudici che per due volte hanno bocciato la proposta della sorveglianza speciale a suo carico. Ma c’è stata una buccia di banana a farlo cadere, i trecento contatti che Ballone ha in sei mesi con Caporaletti, uno dei presunti componenti della banda di rosetani che a giugno del 2011, dopo aver simulato con Marini il furto del porto d’armi e di nove armi legalmente detenute, acquista tra Roma e San Nicolò a Tordino 5 pistole semiautomatiche, 2 revolver, una carabina e 3 fucili a pompa con relativo munizionamento. E in due occasioni, subito dopo gli acquisti contatta e incontra a Pescara Ballone. Lo stesso Caporaletti che, padrino del figlio di Ballone, al battesimo del bambino, come si evince dalle intercettazioni si presenta alla cerimonia con una pistola: «Ancora non nasce e già gliel’ho regalata».
Sono queste frequentazioni a incastrare Ballone che, con lo stesso Caporaletti, viene sorpreso a fare una buca lungo l’argine del fiume Vomano «per creare», si ricostruisce nel dispositivo della sorveglianza speciale, «un riparo a delle armi». E ancora c’è il viaggio in auto di Ballone e Caporaletti con altri due al centro commerciale Arca di Spoltore il 24 marzo 2012 a confermare «il concreto interessamento (attuale) di Ballone alla detenzione di armi e alla programmazione di azioni delittuose».
È il sopralluogo che Ballone, con Caporaletti e altri due fa al centro commerciale Arca di Spoltore. Viaggio in cui Ballone, come si rileva in una intercettazione, descrive nei minimi dettagli tempi e luoghi di transito e sosta del furgone portavalori, il numero delle guardie giurate e le possibili vie di fuga. Episodi e frequentazioni che, messe insieme alla storia criminale di Ballone, inducono il collegio del tribunale a rilevare la sua attuale pericolosità sociale. E per il bandito che sparava «al di sotto del cuore» comincia un altro capitolo.
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