Pescara, Michetti al Comune: "Dimenticate le opere di papà"
La figlia dello scultore scrive al sindaco: amministrazione inetta, le statue e i disegni ancora abbandonati
PESCARA. «Le opere donate da mio padre Vicentino Michetti al Comune sono ancora nel sottoscala del museo Colonna e la via intitolata a mio padre è la più squallida di tutta Pescara». Laila Michetti, la figlia dell’artista scomparso nel 1997, il papà dell’elefante in piazza Salotto, è stata costretta ancora una volta a scrivere al sindaco Luigi Albore Mascia per «restituire dignità», come spiega, al patrimonio artistico lasciato da Michetti.
Nel 1995 la famiglia Michetti ha donato al Comune 37 sculture in bronzo, terracotta, marmo e gesso e 45 disegni affinché venissero esposti in un sala del nascente museo Colonna. Nel corso degli anni quelle opere non sono mai state sistemate ma anzi abbandonate, come hanno recriminato più volte gli eredi, nei ripostigli del museo Colonna. A nulla è valso anche il lungo contenzioso aperto con il Comune per rispettare la volontà dell’artista e tramandare il suo patrimonio. Nel 2011, come ricordano gli eredi e come la figlia di Michetti ha scritto al sindaco, è stata stipulata una convenzione con l’amministrazione in cui si stabiliva: «Le opere donate dall’artista siano collocate ed esposte in via permanente all’ex Aurum (oggi Aurum, ndr) all’interno della sala degli Alambicchi ridenominata sala Vicentino Michetti, all’ingresso principale del complesso e nella sala interna di rappresentanza». In un altro articolo della convenzione è scritto: «Il Comune si impegna all’esecuzione di quanto pattuito entro e non oltre il termine di dodici mesi». Sono trascorsi oltre due anni dalla convenzione stipulata nel 2011 ma le sculture e i disegni di Michetti giacciono ancora abbandonati e, così, l’erede di Michetti, ha riscritto al sindaco iniziando così: «Intendo stigmatizzare la deprecabile inettitudine mostrata nell’adempiere agli obblighi assunti con l’atto di donazione, complimentarmi per la scelta “significativa” della zona di grande prestigio», ironizza la donna, «in cui intitolare la strada allo scultore e rivolgere, poi, un amaro plauso al grande e spontaneo interesse culturale mostrato».
Alla lettera, come racconta Michetti, è seguito il silenzio: «Non ho ricevuto nessuna risposta». La strada? «La via intitolata a mio padre», illustra ancora, «è una via squallida senza uscita di due metri tra Pescara e Fontanelle eppure in città ci sono tante vie ancora da denominare: è un’offesa a mio padre e alla cultura», conclude la donna che, nella lettera, ha anche fatto un proposta al sindaco. «Temendo un’infelice collocazione delle opere di Michetti chiedo che l’incarico di progettare l’allestimento permanente delle opere venga conferito all’architetto Antonio Michetti». L’architetto è un cugino della figlia di Michetti che ha messo a disposizione gratuitamente la sua professionalità.
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