Pescara-Milano, il volo fa rima con ritardo
Un solo equipaggio, l’aereo decolla quasi tre ore dopo. La rabbia dei passeggeri
PESCARA. Aereo, ritardo, rabbia, appuntamento saltato e rimborso parziale propedeutico a un travaso di bile. Si può riassumere così: volo Pescara-Milano. Ieri, i passeggeri che hanno scelto la compagnia Airone sono incappati in una giornata da incubo a occhi aperti. All’andata, hanno dovuto aspettare quasi tre ore per decollare dall’aeroporto d’Abruzzo. Le cose sono andate un po’ meglio al ritorno: hanno trascorso poco più di un’ora a rigirare i pollici nella sala d’attesa di Linate. Non è la prima volta, purtroppo, che accadono cose del genere su questa tratta.
«Quando è montata la protesta, ci hanno spiegato che il ritardo era dovuto a un precedente ritardo», ha raccontato l’avvocato teramano Gianluca Pomante. «In pratica, essendoci un solo equipaggio e avendo questi diritto a un certo numero di ore di riposo, la partenza da Pescara non è potuta avvenire all’orario prestabilito, cioè alle 8.45. Conti alla mano, mi sarebbe convenuto prendere la macchina. Di certo, farò un’azione legale e chiederò il risarcimento dei danni subìti. A Milano vado per lavoro e non ho tempo da perdere. Ci sono delle direttive europee che regolano questa materia e le compagnie aeree non possono certo eluderle.
Tutti i passeggeri erano arrabbiati. In modo particolare i professionisti che si muovono con i minuti contati. Chi paga il biglietto, e parliamo di un biglietto salato, ha diritto a un altro trattamento. Avrebbero potuto avvertirci via sms. Se l’avesso fatto, con la macchina avrei preso la direzione di Milano e non quella di Pescara. Ho appreso che, sempre per problemi di organico, si verificano ritardi da febbraio».
Ivano Donatelli, pescarese, private banker dell’Ubi Banca Private Investment si è trovato nella condizione di dover rinunciare alla trasferta a Milano. «A un certo punto, mi sono reso conto che il viaggio sarebbe stato inutile perché ero fuori tempo massimo», ha detto il professionista pescarese. «Ho chiesto il rimborso del biglietto e alla rabbia che avevo in corpo ho aggiunto altra rabbia. In pratica, la mia azienda ci rimetterà 202 sui 337 euro pagati per il biglietto di andata e ritorno perché saranno ridate indietro solo le tasse aeroportuali. Mi chiedo se questo sia un comportamento etico da parte di una compagnia aerea che, tra l’altro, è abruzzese. La Pescara-Milano è una tratta commerciale importantissima e non può essere lasciata in queste condizioni. Auspico un intervento deciso, anche a livello politico, per rimettere le cose a posto».
I passeggeri si sono lamentati anche delle scarse attenzioni ricevute durante l’attesa e delle disfunsioni all’interno dello scalo. «A Pescara non funziona neppure il parcheggio», ha sottolineato Anna Di Giambattista , che opera nell’ambito della produzione di programmi televisivi. «Sono costantemente in viaggio e ogni volta che torno in città devo prendere atto della sua incapacità di funzionare. I treni sono sempre in ritardo, gli aerei anche: insomma, siamo in mezzo all’Italia eppure ogni giorno ci allontaniamo dai centri che contano.
Chi lavora, non può prescindere dalla puntualità. Mi chiedo come il mondo imprenditoriale e quello politico-istituzionale possano sopportare che una compagnia aerea getti nello sconforto decine e decine di passeggeri ogni giorno. Durante la mattinata, esasperata, mi sono rivolta a un responsabile dell’aeroporto e le sue risposte mi hanno fatto cadere le braccia. Non oso immaginare cosa verrà fuori dai Giochi del Mediterraneo».
«Quando è montata la protesta, ci hanno spiegato che il ritardo era dovuto a un precedente ritardo», ha raccontato l’avvocato teramano Gianluca Pomante. «In pratica, essendoci un solo equipaggio e avendo questi diritto a un certo numero di ore di riposo, la partenza da Pescara non è potuta avvenire all’orario prestabilito, cioè alle 8.45. Conti alla mano, mi sarebbe convenuto prendere la macchina. Di certo, farò un’azione legale e chiederò il risarcimento dei danni subìti. A Milano vado per lavoro e non ho tempo da perdere. Ci sono delle direttive europee che regolano questa materia e le compagnie aeree non possono certo eluderle.
Tutti i passeggeri erano arrabbiati. In modo particolare i professionisti che si muovono con i minuti contati. Chi paga il biglietto, e parliamo di un biglietto salato, ha diritto a un altro trattamento. Avrebbero potuto avvertirci via sms. Se l’avesso fatto, con la macchina avrei preso la direzione di Milano e non quella di Pescara. Ho appreso che, sempre per problemi di organico, si verificano ritardi da febbraio».
Ivano Donatelli, pescarese, private banker dell’Ubi Banca Private Investment si è trovato nella condizione di dover rinunciare alla trasferta a Milano. «A un certo punto, mi sono reso conto che il viaggio sarebbe stato inutile perché ero fuori tempo massimo», ha detto il professionista pescarese. «Ho chiesto il rimborso del biglietto e alla rabbia che avevo in corpo ho aggiunto altra rabbia. In pratica, la mia azienda ci rimetterà 202 sui 337 euro pagati per il biglietto di andata e ritorno perché saranno ridate indietro solo le tasse aeroportuali. Mi chiedo se questo sia un comportamento etico da parte di una compagnia aerea che, tra l’altro, è abruzzese. La Pescara-Milano è una tratta commerciale importantissima e non può essere lasciata in queste condizioni. Auspico un intervento deciso, anche a livello politico, per rimettere le cose a posto».
I passeggeri si sono lamentati anche delle scarse attenzioni ricevute durante l’attesa e delle disfunsioni all’interno dello scalo. «A Pescara non funziona neppure il parcheggio», ha sottolineato Anna Di Giambattista , che opera nell’ambito della produzione di programmi televisivi. «Sono costantemente in viaggio e ogni volta che torno in città devo prendere atto della sua incapacità di funzionare. I treni sono sempre in ritardo, gli aerei anche: insomma, siamo in mezzo all’Italia eppure ogni giorno ci allontaniamo dai centri che contano.
Chi lavora, non può prescindere dalla puntualità. Mi chiedo come il mondo imprenditoriale e quello politico-istituzionale possano sopportare che una compagnia aerea getti nello sconforto decine e decine di passeggeri ogni giorno. Durante la mattinata, esasperata, mi sono rivolta a un responsabile dell’aeroporto e le sue risposte mi hanno fatto cadere le braccia. Non oso immaginare cosa verrà fuori dai Giochi del Mediterraneo».