Pescara, omicidio Cagnetta: muore testimone

Ivan Battaiola trovato cadavere per sospetta overdose nel primo giorno di libertà. Indaga la Mobile

PESCARA. È morto per una presunta overdose ieri pomeriggio, appena tornato il libertà, sopra un materasso abbandonato in un rudere ai margini di via Tavo da dove qualcuno, alle 18,30, con il telefonino ha chiesto aiuto al 118 dicendo che c’era una persona che stava molto male. Quando i sanitari sono arrivati, però, non c’era più nulla da fare per Ivan Battaiola, 38 anni, testimone del delitto Cagnetta il 2 luglio 2012 e però veloce a ritrattare le prime dichiarazioni fornite agli investigatori.

Una morte sulle cui cause dovrà esprimersi il medico legale, ma su cui si sono messi subito al lavoro gli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana, gli stessi che lo scorso gennaio arrestarono Battaiola per spaccio di stupefacenti (su ordinanza di custodia cautelare) dopo averne seguito le mosse e ascoltato le telefonate da quando, due settimane dopo il delitto al Ferro di cavallo, Battaiola, tra i primi a soccorrere Cagnetta, ritrattò quanto detto inizialmente. E cioè di aver visto Angelo Ciarelli sulla scena del delitto, di aver sentito la deflagrazione del colpo di pistola arrivare proprio dal punto in cui si trovava il nomade, ma di non aver visto pistole. Una versione cambiata durante l’incidente probatorio, in contraddittorio con lo stesso Ciarelli, il 19 luglio. Un dietrofront che lui stesso, intercettato dalla poliza in quei giorni, commentò al telefono con la fidanzata dicendo di essere ancora vivo proprio per aver modificato la sua versione sull’omicidio. Un cambio di rotta che nel frattempo, secondo la ricostruzione degli stessi investigatori, gli valse la «collaborazione» con due donne del clan Ciarelli per cui Battaiola avrebbe poi lavorato come vedetta al Ferro di cavallo. Circostanza che indusse poi il giudice ad ammettere comunque parte delle prime dichiarazioni di Battaiola in sede processuale. Senza evitargli, con questo, di uscire del tutto dal processo che appena tre giorni fa ha visto condannare a 21 anni, per omicidio preterintenzionale, di Angelo Ciarelli. È questa serie di coincidenze che gli investigatori della Mobile stanno passando sotto la lente di ingrandimento, ricostruendo gli ultimi contatti avuti da Battaiola ieri, nel suo primo giorno di libertà finito con la morte per una presunta overdose. Una dose letale, a cui il giovane forse non era più abituato oppure, ed è su questo che la Mobile vuole fare chiarezza, una polpetta avvelenata.(s.d.l.)

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