Pescara, omicidio Cagnetta: nessuno ha visto Ciarelli sparare
I tossici che hanno assistito al delitto cambiano versione: solo uno su tre colloca il rom sul luogo del delitto, ma non so chi ha fatto fuoco
PESCARA. Il tossicodipendente che ha accompagnato Tommaso Cagnetta al pronto soccorso ha raccontato di aver visto Angelo Ciarelli sul luogo del delitto a Rancitelli, mentre la coppia attorno alla cui macchina sarebbe morto Cagnetta ha raccontato di aver udito un colpo di pistola. Tra amnesie, dichiarazioni di falso e confusioni iniziali, si è celebrato ieri mattina l’incidente probatorio in cui il rom Ciarelli, il presunto assassino di Cagnetta arrestato la notte del 2 luglio, si è trovato di fronte a tre testimoni che avrebbero assistito all’omicidio. Ciarelli era lì, quel pomeriggio al Ferro di cavallo, avrebbe detto un testimone su tre, mentre gli altri due avrebbero sentito un colpo di pistola senza vedere però chi impugnasse l’arma. Sono queste le dichiarazioni cristalizzate ieri di fronte al pm Valentina D’Agostino e al giudice per le indagini preliminari Mariacarla Sacco, e che diventeranno una prova del processo. Testimonianze urgenti da acquisire anche per lo stato di tossocodipendenza dei tre, due uomini e una donna, che più volte ieri hanno avuto vuoti di memoria e si sono ancorati a un non ricordo proprio per l’uso della droga.
La dinamica di quell’omicidio, la presenza di Ciarelli e della pistola: è questo quello che è stato chiesto ai tre testimoni tra cui la coppia arrivata da Francavilla a Rancitelli per acquistare un grammo di cocaina e da cui sarebbe nata una ressa di rom e tossicodipendenti in cui, all’improvviso, sarebbe spuntato Ciarelli che avrebbe ucciso Cagnetta con una calibro 38. La coppia non avrebbe voluto partecipare all’incidente probatorio per paura di ritorsioni e, ieri mattina, ha inviato un fax in questura annunciando la sua assenza. Ma gli uomini della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana sono andati a prelevarli e, una volta in questura, lei ha raccontato perché fosse lì quel giorno e confermato di aver comprato un grammo di cocaina pagando 70 euro invece che 80 euro. Inizialmente la donna aveva cercato di raccontare un’altra versione, di essere andata a trovare Manuela Spinelli, indagata per spaccio e favoreggiamento, per comprare magliette così come, nei precedenti interrogatori, aveva detto agli investigatori di aver visto in volto chi sparò quel giorno. Ieri mattina, la donna ha ritrattato dicendo «ho dichiarato il falso» e replicando che lei non avrebbe visto il presunto assassino. Stessa versione del compagno che, di fronte a Ciarelli, avrebbe detto: «Non lo conosco, pensavo che a sparare fosse stato un poliziotto». I due, comunque, avrebbero udito quel colpo di pistola fatale per Cagnetta, 42 anni, morto poco dopo al pronto soccorso e la cui famiglia è assistita dagli avvocati Cristiana Valentini e Giulio Lazzaro. Il soccorritore, invece, sarebbe stato l’unico del terzetto a collocare Ciarelli sulla scena del delitto. «Peppino c’era, ho sentito il colpo ma non so chi è stato a sparare», avrebbe detto l’uomo chiamando Ciarelli Peppino. «Nessuno dei tre testimoni», ha detto l’avvocato Giancarlo De Marco che assiste il rom, «ha detto che Ciarelli aveva la pistola in mano». L’avvocato dice di attendere l’esito degli accertamenti tecnici e che l’episodio, come ha detto fin dall’inizio, dovrebbe configurarsi come «omicidio colposo perché il colpo di pistola è partito involontariamente».
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