Pescara, premio Borsellino: «Servono giornalismo coraggioso e buona politica contro la mafia»
Di Nicola, Ruotolo e Borrometi parlano agli studenti di camorra e corruzione. «Nell’ultimo anno 111 miliardi di evasione fiscale, occorre selezionare una corretta classe dirigente»
PESCARA. «Ci sono giornalisti che raccontano i fatti e giornalisti che non lo fanno, motivo per cui i primi sono costretti a sovraesporsi. Se sei solo ti possono colpire, ma se siamo in mille il rischio si azzera». Si è concluso con queste parole di Sandro Ruotolo, giornalista Rai sotto scorta, il primo appuntamento di questa 22esima edizione del Premio Borsellino.
Nella sala Tinozzi della Provincia di Pescara, ieri mattina non c’erano più posti a sedere. In tantissimi hanno preso parte all’incontro che ha visto protagonisti proprio i giornalisti e il loro lavoro, svolto non solo negli anni delle stragi, ma anche e soprattutto oggi. Con Ruotolo, anche Paolo Borrometi giornalista Agi, il direttore del Centro Primo Di Nicola, il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la dirigente scolastica dell’Istituto De Cecco Alessandra Di Pietro e il sindaco Marco Alessandrini.
“L’Eredità di Falcone e Borsellino”, questo il titolo del primo appuntamento di una rassegna che durerà dieci giorni e a cui prenderanno parte quasi 90 ospiti con 16 momenti di incontro con giornalisti, artisti, scrittori, magistrati e testimoni del mondo antimafia. E poi, lo spettacolo “Mala’Ndrine” prodotto dal Premio Borsellino, e la prestigiosa cerimonia di premiazione che si terrà nella giornata conclusiva, sabato 28 ottobre nel Comune di Pescara.
Un premio nel nome della legalità, della giustizia, «della bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità», per usare le parole del giudice Borsellino. E proprio di questo si è parlato ieri.
«Tra i camorristi ci sono i pentiti, ma non tra gli industriali né tra i politici», ha detto Ruotolo rivolgendosi ai ragazzi delle scuole, «nell’ultimo anno in Italia si sono contati 111 miliardi di evasione fiscale, questo significa sicuramente l’avvenuto interramento di rifiuti tossici nelle nostre terre. Alcuni industriali risparmiano e inguaiano noi. Questa è gente che ci ruba i soldi, l’ambiente, il futuro, la vita». Il ricordo dei presenti è andato poi alla giornalista indipendente Daphne Caruana Galizia, assassinata con un’autobomba pochi giorni fa a Malta, a causa delle sue inchieste scomode. «Non è vero che la mafia non uccide più», ha detto Ruotolo, «la mafia uccide quando ha bisogno di farlo, quando non riesce a raggiungere l’accordo».
«Un giornalista che non racconta ciò che vede, ciò che sa, è colpevole due volte. Se non denunciamo non cambierà mai nulla, ognuno di noi ha la possibilità di scegliere da che parte stare», ha ribadito Paolo Borrometi, giornalista siciliano che da alcuni anni vive scortato per le minacce arrivate dopo le sue inchieste sui traffici illeciti che ruotano attorno al mercato ortofrutticolo di Vittoria, dello scioglimento per mafia del Comune di Scicli e del racket delle agenzie funebri.
Tra i temi trattati, il rapporto tra politica e malaffare. «La mafia si batte anche selezionando una buona classe dirigente», ha detto Primo Di Nicola, «diciamo no a leggi elettorali nelle quali i politici si nominano e si autoriproducono. Il denaro penetra dappertutto, per prosciugare il mare in cui la mafia prospera dobbiamo chiedere di più alla politica».
Il Premio Paolo Borsellino nasce il 3 dicembre 1992 dalla volontà del giudice Antonino Caponnetto che, invitato a Teramo per un incontro con gli studenti nel teatro cittadino dedicò la targa, consegnatagli da Rita Borsellino, a Paolo Borsellino ucciso pochi mesi prima in via d’Amelio. Cuore pulsante del premio, insieme a Caponnetto, è sempre stato l’abruzzese Leonardo Nodari. Accanto a lui, Gabriella Sperandio dell’Associazione Falcone e Borsellino, Francesco Forgione presidente del premio, Oscar Buonamano che ne è il coordinatore, e i volontari che dedicano tempo e amicizia al Premio, nel nome del giudice Borsellino.
Nella sala Tinozzi della Provincia di Pescara, ieri mattina non c’erano più posti a sedere. In tantissimi hanno preso parte all’incontro che ha visto protagonisti proprio i giornalisti e il loro lavoro, svolto non solo negli anni delle stragi, ma anche e soprattutto oggi. Con Ruotolo, anche Paolo Borrometi giornalista Agi, il direttore del Centro Primo Di Nicola, il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la dirigente scolastica dell’Istituto De Cecco Alessandra Di Pietro e il sindaco Marco Alessandrini.
“L’Eredità di Falcone e Borsellino”, questo il titolo del primo appuntamento di una rassegna che durerà dieci giorni e a cui prenderanno parte quasi 90 ospiti con 16 momenti di incontro con giornalisti, artisti, scrittori, magistrati e testimoni del mondo antimafia. E poi, lo spettacolo “Mala’Ndrine” prodotto dal Premio Borsellino, e la prestigiosa cerimonia di premiazione che si terrà nella giornata conclusiva, sabato 28 ottobre nel Comune di Pescara.
Un premio nel nome della legalità, della giustizia, «della bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità», per usare le parole del giudice Borsellino. E proprio di questo si è parlato ieri.
«Tra i camorristi ci sono i pentiti, ma non tra gli industriali né tra i politici», ha detto Ruotolo rivolgendosi ai ragazzi delle scuole, «nell’ultimo anno in Italia si sono contati 111 miliardi di evasione fiscale, questo significa sicuramente l’avvenuto interramento di rifiuti tossici nelle nostre terre. Alcuni industriali risparmiano e inguaiano noi. Questa è gente che ci ruba i soldi, l’ambiente, il futuro, la vita». Il ricordo dei presenti è andato poi alla giornalista indipendente Daphne Caruana Galizia, assassinata con un’autobomba pochi giorni fa a Malta, a causa delle sue inchieste scomode. «Non è vero che la mafia non uccide più», ha detto Ruotolo, «la mafia uccide quando ha bisogno di farlo, quando non riesce a raggiungere l’accordo».
«Un giornalista che non racconta ciò che vede, ciò che sa, è colpevole due volte. Se non denunciamo non cambierà mai nulla, ognuno di noi ha la possibilità di scegliere da che parte stare», ha ribadito Paolo Borrometi, giornalista siciliano che da alcuni anni vive scortato per le minacce arrivate dopo le sue inchieste sui traffici illeciti che ruotano attorno al mercato ortofrutticolo di Vittoria, dello scioglimento per mafia del Comune di Scicli e del racket delle agenzie funebri.
Tra i temi trattati, il rapporto tra politica e malaffare. «La mafia si batte anche selezionando una buona classe dirigente», ha detto Primo Di Nicola, «diciamo no a leggi elettorali nelle quali i politici si nominano e si autoriproducono. Il denaro penetra dappertutto, per prosciugare il mare in cui la mafia prospera dobbiamo chiedere di più alla politica».
Il Premio Paolo Borsellino nasce il 3 dicembre 1992 dalla volontà del giudice Antonino Caponnetto che, invitato a Teramo per un incontro con gli studenti nel teatro cittadino dedicò la targa, consegnatagli da Rita Borsellino, a Paolo Borsellino ucciso pochi mesi prima in via d’Amelio. Cuore pulsante del premio, insieme a Caponnetto, è sempre stato l’abruzzese Leonardo Nodari. Accanto a lui, Gabriella Sperandio dell’Associazione Falcone e Borsellino, Francesco Forgione presidente del premio, Oscar Buonamano che ne è il coordinatore, e i volontari che dedicano tempo e amicizia al Premio, nel nome del giudice Borsellino.