Pescara, salda il suo debito ma Equitalia reinvia i solleciti
Pensionato paga 5.800 euro e chiude la pendenza. L’ente continua a tartassarlo
PESCARA. Ha saldato da un pezzo il debito con Equitalia. Da allora è passato quasi un anno, la vicenda è bella che conclusa, ma Equitalia continua a inviargli solleciti, chiedendo di versare quanto prima le somme dovute. Accade a un pensionato di Pescara che si dice «incredulo» per questa vicenda, apparentemente infinita. Lui ha conservato tutto: lettere e ricevute sono chiuse in una cartellina per cui ha impiegato pochissimo a dimostrare che Equitalia non ha nulla da pretendere. Ma in lui prevale il desiderio di denunciare questi disservizi perché «a seguito di episodi simili molte persone pagano due volte, magari sbadatamente o perché non hanno le prove dell’avvenuto pagamento. Altre persone, invece, vanno nel panico e magari arrivano a gesti estremi perché non sanno dove trovare i soldi», e purtroppo anche in questa zona si sono verificate delle tragedie.
Questo caso, emblematico di un sistema che talvolta mostra delle falle, comincia all’inizio del 2013 quando al pensionato viene chiesta una somma di circa 5.800 per spese giudiziarie. Viene stabilita una rateizzazione, con Equitalia, e viene anche pagata la prima rata ma dopo pochi mesi, a giugno, il pensionato salda tutto, chiudendo la questione.
La certezza di aver messo fine alla vicenda si dissolve dopo un paio di mesi. A luglio 2013 viene recapitata una prima lettera di sollecito con cui Equitalia invita a pagare, «onde evitare di procedere immediatamente alla riscossione in unica soluzione dell’intera somma dovuta». Era solo un errore ed è emerso appena il cittadino accusato di essere insolvente si è fatto sentire. Nei giorni scorsi, però, arriva un secondo sollecito. Nonostante sembrasse tutto chiarito Equitalia torna a chiedere il pagamento dell’importo totale. Nuova “spedizione”, dunque, negli uffici per chiarire e capire: «Certo non è piacevole ricevere queste comunicazioni», commenta il pensionato. Sembra una forma di sottile terrorismo psicologico, anche se in realtà non ho nulla da temere perché non devo nulla a Equitalia. Figuriamoci come si può sentire chi ha un debito e non riesce a saldarlo perché è impossibilitato. Magari si tratta solo di un problema al sistema informatico, ma chi riceve queste lettere immotivate non la prende sicuramente bene».
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