Pescara, salvato in barca con il defibrillatore
L'intervento dell'equipaggio dellla motovedetta della Capitaneria nel porto turistico per un 70enne torinese che si è sentito male a bordo del natante ormeggiato
PESCARA. Era al porto turistico, su una barca attraccata al molo Bravo. Si è sentito male, ha perso conoscenza e si è accasciato. Solo l’intervento tempestivo degli uomini della Capitaneria di porto ha salvato il 70enne torinese che è stato soccorso poco dopo anche dal personale del 118 e condotto in ospedale.
I primi a raggiungere il settantenne sono stati i tre componenti dell’equipaggio in servizio all’interno del porto turistico, impegnato nelle attività di soccorso in mare.
Sono Andrea Avellino, Michele Ferri e Alessandro Albani: hanno ricevuto la segnalazione del malore mentre si trovavano in ufficio. Uno di loro ha raggiunto rapidamente la motovedetta, per prendere il defibrillatore automatico, mentre gli altri due si sono precipitati dall’uomo, sull’imbarcazione (con lui c’erano la moglie e altri due amici), scoprendo che era in arresto cardiaco. Hanno «avviato le manovre di primo soccorso e cominciato il massaggio cardiaco», racconta Avellino, dopodiché «hanno applicato per due volte il defibrillatore, alternato al massaggio», seguendo le istruzioni dell’apparecchio, fino all’arrivo del 118, che ha proseguito l’intervento e poi caricato l’uomo in ambulanza per il trasporto in ospedale. Fino a ieri quel defibrillatore «non era mai stato usato» dall’equipaggio che ce l’ha messa tutta e si augura di aver salvato il 70enne.