la protesta
Pescara, sfratto agli ex precari di Attiva: "Non ce ne andiamo, Pasqua in tenda
Il 6 aprile l'ambasciatore degli Stati Uniti sarà a Pescara e il sindaco ha richiesto lo sgombero di piazza Italia. No degli interinali
PESCARA. Il sindaco ha chiesto agli ex lavoratori di Attiva di lasciare piazza Italia. I 70 ex interinali dovranno smantellare il loro accampamento, posizionato nel giardino della piazza di fronte al Comune e alla prefettura, entro il prossimo 6 aprile, giorno in cui visiterà l’Abruzzo, con tappa anche a Pescara, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia John Phillips. E per motivi di sicurezza, ma soprattutto di decoro urbano, i lavoratori non possono più stare lì.
Questo è ciò che è emerso ieri mattina, durante la riunione convocata da Marco Alessandrini con una delegazione di ex interinali. Presenti anche il presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli, il capogruppo Piernicola Teodoro e l’avvocato Fabio Di Paolo. Il sindaco, durante l’incontro, ha spiegato che «il limite del dissenso è stato ampiamente superato». Il riferimento del primo cittadino è alle scritte piene di insulti contro di lui comparse negli ultimi giorni nel presidio di piazza Italia e a un water lasciato in bella mostra di fronte al Comune. «L’invito», ha detto Alessandrini alla delegazione degli ex precari, «è di portare la protesta dalla piazza a un tavolo istituzionale permanente che si potrà riunire all’occorrenza, ogni settimana, due volte alla settimana, ogni volta che sarà richiesto e continuare lì il confronto. Di questo tavolo istituzionale i lavoratori saranno parte integrante». «Questo perché», ha continuato il sindaco, «è necessario affrontare il problema del limite del dissenso, che è quello del decoro, dell’ordine pubblico, della sicurezza e della tutela del bene comune. Nei giorni scorsi questo limite è stato purtroppo ampiamente superato».
«Ho voluto questo incontro», ha precisato il sindaco, «per proporre di formalizzare ancora di più il dialogo. Da parte nostra, fino ad oggi, non è mai mancata la disponibilità. Purtroppo, nelle ultime settimane sulla pubblica piazza abbiamo visto comparire slogan e suppellettili, cose che con la protesta non hanno nulla a che vedere». Martedì prossimo, dopo Pasqua, ci sarà un altro incontro tra le parti.
Nel frattempo, gli ex interinali di Attiva hanno già detto che non lasceranno il presidio in piazza Italia. «Ci hanno detto che la questione è diventata di ordine pubblico», ha rivelato Manolo Da Silva, uno dei rappresentanti degli ex precari, «siamo diventati un problema e non riusciamo a capire perché, visto che fino ad oggi crediamo che ci sia stata una protesta pacifica con dei toni che si sono a volte alzati, ma semplicemente perché la controparte ci ha portato all’esasperazione». «Questa è veramente la goccia che fa traboccare il vaso», ha aggiunto, «perché ci sembra di capire che il problema riguarda l’immagine pubblica della piazza in vista della visita in Comune dell’ambasciatore degli Stati Uniti, invece di pensare a risolvere un problema di lavoro che hanno creato loro in otto anni e che ora non sanno come risolvere». Duro il commento dell’ex consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo. «Indecorose», ha osservato, «sono le dichiarazioni del sindaco, non certo le proteste civili e democratiche di persone legittimamente preoccupate per il loro futuro».
Intanto gli ex interinali annunciano che trascorreranno Pasqua e Pasquetta nelle tende. «Ovviamente preferiremmo essere a casa - dicono - ma se siamo qui un motivo c'è. Non possiamo accettare che il primo cittadino cerchi di farci passare per persone irrispettose delle istituzioni». Il sindaco Alessandrini ieri aveva invitato i manifestanti a sospendere il presidio, perché «il limite del dissenso è stato ampiamente superato», ma i lavoratori della società municipalizzata che si occupa della pulizia della città - 70 persone a cui, dopo otto anni di lavoro interinale, non è stato rinnovato il contratto - non ci stanno. «Abbiamo pulito il giardino, la fontana di piazza Italia e sistemato le tende - spiega Giuseppe Granata a nome dei lavoratori - ma per ora restiamo qui. Martedì avremo un nuovo incontro col sindaco e in quell'occasione gli daremo una risposta definitiva sulle nostre intenzioni. Oltre al danno anche la beffa: ora ci accusano di essere un problema per il decoro e la sicurezza». Così i lavoratori trascorreranno la Pasqua e la Pasquetta nella tenda, dove cucineranno insieme ai propri famigliari. «Facciamo pubblica ammenda per essere usciti, talvolta, fuori dalle righe, ma la nostra rabbia nasce da un comportamento beffardo ed irrispettoso della nostra controparte», dicono i lavoratori, sottolineando «la totale incapacità di questa amministrazione nel porre rimedio ad una situazione da essa stessa creata». «Non possiamo davvero raccogliere l'invito ad andare via. La nostra protesta finirà il giorno in cui la parola spetterà al giudice; da quel giorno il Comune non avrà più la possibilità di conciliare con noi, da quel giorno si va fino in fondo», concludono i manifestanti, dicendo di essere «a completa disposizione affinché la visita dell'ambasciatore si svolga nella più totale sicurezza».