Pescara, vigili pronti a ridare le armidopo la sentenza per il caso Morosini
Protesta dopo la sospensione dell'ufficiale, multate le auto davanti al Comune
PESCARA. I vigili urbani sono pronti a scatenare una protesta senza precedenti contro il Comune. Si parla di scioperi e di riconsegna delle armi. La rivolta è partita all'indomani della sospensione per sei mesi dal servizio e dalla retribuzione del maggiore Giorgio Mancinelli. Ma non è stata tanto la pena inflitta dall'Ufficio provvedimenti disciplinari del Comune, che ha ritenuto colpevole l'ufficiale per aver lasciato, il 14 aprile scorso, l'auto di servizio parcheggiata e chiusa a chiave all'ingresso della curva Maratona, all'interno dello stadio Adriatico, creando un ostacolo al passaggio dell'ambulanza attesa sul campo per i soccorsi al calciatore del Livorno Piermario Morosini, poi deceduto. L'intero corpo dei vigili se l'è presa, in particolare, per una frase contenuta nel verbale dell'organo giudicante, in cui si afferma che «le polizie municipali non sono forze dell'ordine, né forze di polizia».
Viene, quindi, disconosciuto un compito fondamentale dei vigili, quello di agenti di pubblica sicurezza. Compito che lo stesso Comune ha provveduto a legittimare quando ha armato l'intero corpo. Ma questa è stata la goccia di un vaso già colmo. I rapporti tra polizia municipale e Comune si sono fatti fortemente tesi da quando è scoppiato il caso Morosini. I vigili urbani sostengono di essere stati messi alla gogna dall'amministrazione comunale e dagli organi di stampa per la vicenda della morte del calciatore del Livorno. La tensione ora è alle stelle.
AUTO MULTATE. Ieri pomeriggio, è scattata una sorta di rappresaglia. Una squadra di agenti ha multato tutte le auto parcheggiate intorno al Comune. Tra cui anche l'Audi A8 del segretario particolare del sindaco, Giuliano Grossi, in sosta davanti alla fermata dell'autobus. Grossi avrebbe chiamato addirittura i carabinieri per contestare l'intervento dei vigili.
ASSEMBLEA. Ma le prime forme di protesta spontanea sono partite in mattinata. Alcuni agenti, dopo aver letto il verbale dell'Ufficio provvedimenti disciplinari, composto dal direttore generale del Comune Stefano Ilari, dalla dirigente del personale Gabriella Pollio e dal comandante dei vigili Carlo Maggitti, si sono rifiutati di prendere servizio. Altri, invece, hanno proposto di riconsegnare le armi. Altri ancora, di fare uno sciopero. E' stata subito convocata un'assemblea nel comando, non dai sindacati, ma dall'intero corpo per decidere eventuali forme di lotta.
PRONTE LE PROTESTE. Alla fine, dopo quasi quattro ore di riunione, è stato deciso di stilare un documento da inviare a Ilari con la firma di 150 agenti. Documento che sarà reso noto oggi. Non sono state escluse azioni di protesta, come la consegna delle armi e gli scioperi. Il risentimento nei confronti del Comune è altissimo. Lo confermano i commenti rilasciati al termine dell'assemblea. Commenti ovviamente anonimi per evitare provvedimenti disciplinari. «Nella vicenda Morosini siamo stati abbandonati a noi stessi», ha detto un ufficiale, «non c'è stata una sola persona che ha preso le difese della polizia municipale. Ci hanno giudicato con le parole peggiori e il sindaco Mascia, che non ci ha mai difeso, si dovrà assumere le sue responsabilità». «Questa è l'unica città d'Italia che si permette di dire che non siamo agenti di pubblica sicurezza», ha fatto notare un altro vigile, «allora che ci hanno dato a fare le armi?». Infine, sul caso Morosini. «L'ingresso della curva Maratona non è un'uscita di sicurezza, tanto è vero che spesso hanno parcheggiato le macchine i calciatori», ha osservato un agente, «ma era necessario un capro espiatorio e lo hanno trovato».
Viene, quindi, disconosciuto un compito fondamentale dei vigili, quello di agenti di pubblica sicurezza. Compito che lo stesso Comune ha provveduto a legittimare quando ha armato l'intero corpo. Ma questa è stata la goccia di un vaso già colmo. I rapporti tra polizia municipale e Comune si sono fatti fortemente tesi da quando è scoppiato il caso Morosini. I vigili urbani sostengono di essere stati messi alla gogna dall'amministrazione comunale e dagli organi di stampa per la vicenda della morte del calciatore del Livorno. La tensione ora è alle stelle.
AUTO MULTATE. Ieri pomeriggio, è scattata una sorta di rappresaglia. Una squadra di agenti ha multato tutte le auto parcheggiate intorno al Comune. Tra cui anche l'Audi A8 del segretario particolare del sindaco, Giuliano Grossi, in sosta davanti alla fermata dell'autobus. Grossi avrebbe chiamato addirittura i carabinieri per contestare l'intervento dei vigili.
ASSEMBLEA. Ma le prime forme di protesta spontanea sono partite in mattinata. Alcuni agenti, dopo aver letto il verbale dell'Ufficio provvedimenti disciplinari, composto dal direttore generale del Comune Stefano Ilari, dalla dirigente del personale Gabriella Pollio e dal comandante dei vigili Carlo Maggitti, si sono rifiutati di prendere servizio. Altri, invece, hanno proposto di riconsegnare le armi. Altri ancora, di fare uno sciopero. E' stata subito convocata un'assemblea nel comando, non dai sindacati, ma dall'intero corpo per decidere eventuali forme di lotta.
PRONTE LE PROTESTE. Alla fine, dopo quasi quattro ore di riunione, è stato deciso di stilare un documento da inviare a Ilari con la firma di 150 agenti. Documento che sarà reso noto oggi. Non sono state escluse azioni di protesta, come la consegna delle armi e gli scioperi. Il risentimento nei confronti del Comune è altissimo. Lo confermano i commenti rilasciati al termine dell'assemblea. Commenti ovviamente anonimi per evitare provvedimenti disciplinari. «Nella vicenda Morosini siamo stati abbandonati a noi stessi», ha detto un ufficiale, «non c'è stata una sola persona che ha preso le difese della polizia municipale. Ci hanno giudicato con le parole peggiori e il sindaco Mascia, che non ci ha mai difeso, si dovrà assumere le sue responsabilità». «Questa è l'unica città d'Italia che si permette di dire che non siamo agenti di pubblica sicurezza», ha fatto notare un altro vigile, «allora che ci hanno dato a fare le armi?». Infine, sul caso Morosini. «L'ingresso della curva Maratona non è un'uscita di sicurezza, tanto è vero che spesso hanno parcheggiato le macchine i calciatori», ha osservato un agente, «ma era necessario un capro espiatorio e lo hanno trovato».
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