Pescaresi impoveriti, sono mille in più

Al Centro ascolto della Caritas 45 richieste di aiuto ogni giorno, quasi 8mila dall’inizio dell’anno per bollette, casa e lavoro

PESCARA. Si chiamano «poveri» solo per semplificare, in realtà tra loro c’è il vicino di casa che non riesce a pagare le bollette, il parente che si è appena separato e non sa dove andare a dormire, il ristoratore che ha chiuso il locale ed è stremato dai debiti: gente comune, che s’incrocia ogni giorno e che spesso fa di tutto per nascondere la propria disperazione. Salvo poi andare a chiedere aiuto ad associazioni e parrocchie.

Nel solo centro di ascolto della Caritas pescarese di via Monti (dietro San Cetteo) nei primi sei mesi dell’anno si sono presentate 4.356 persone, 1.338 in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Un divario confermato anche dal secondo semestre, dove i contatti ancora in via di registrazione raccontano ancora di oltre mille «poveri» in più rispetto all’anno scorso, con una media di 45 richieste di aiuto ogni giorno e una cifra totale che si avvicina agli ottomila. «Vengono a chiedere lavoro, aiuti economici per pagare le bollette, la spesa ordinaria, il cibo, una casa o un posto dove andare a dormire», spiega don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana, «ma spesso arriva gente indebitata, che ha perso il lavoro da poco e ha bisogno di prestiti. Perché ormai italiani e stranieri si dividono al 50 per cento».

Tra le priorità, don Marco non ha dubbi: il lavoro. «Il problema», spiega, «è che quando arrivano da noi per il lavoro significa che hanno già fatto tutti i percorsi possibili, dal centro per l’impiego in poi, e non hanno trovato nulla. Capita soprattutto agli italiani».

Ed ecco come la crisi cambia abitudini e scala sociale: «Se fino all’anno scorso il badantato era solo appannaggio delle straniere, quest’anno molte italiane sono venute a proporsi come badanti, mettendosi a disposizione 24 ore su 24: è un segno del bisogno di lavoro che c’è, così come, dall’altra parte, la richiesta di badanti è scesa perché sempre più spesso degli anziani se ne occupano in famiglia in modo da contare sulla pensione. Ma almeno questo», commenta il sacerdote, «è un risvolto positivo, perché se questa crisi ci farà ancora soffrire, almeno ci sta portando a riscoprire valori dimenticati. È un modo per ridimensionare stili di vita per tanti anni portati avanti al di sopra delle nostre possibilità, perché così ci avevano indotto a credere».

Le risposte che in questo marasma riesce a dare la Caritas passano tutte per il centro di ascolto, la mensa di via Bardet che sforna tra i 250 e i 270 pasti giornalieri (a fronte di tante famiglie con bambini a cui viene consegnato il pasto da asporto), l’emporio della solidarietà (con 114 tessere famiglia e 29 tessere neonato) e il microcredito sociale Provita nato per coprire spese improvvise come una bolletta troppo alta o il dentista e l’assicurazione da pagare. Nel 2012, 282 sono state le richieste esaminate e di queste 62 sono state accettate e 54 già erogate per 161.810 euro. E ancora aiuti economici sono arrivati a 28 persone con il prestito della Speranza (il fondo costituito da Cei e Abi per famiglie con minori). Discorso a parte quello dell’usura: otto sono i casi affrontati quest’anno dalla Caritas ma, come spiega don Marco, «è un fenomeno in crescita, perché in questo momento di crisi chi ha bisogno si rivolge a chiunque per chiedere soldi».

Una disperazione sempre più prossima, sempre più improvvisa. «È una storia di oggi», conclude don Marco, «un pescarese sotto i 50 anni, sposato: il matrimonio è fallito, il locale che aveva è andato male e lui si ritrova a dormire alla stazione».

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