Pineta, l’oasi del degrado
Siringhe e rifiuti abbandonati, bagni chiusi per i vandali
PESCARA. I bagni sono chiusi con le porte blindate per paura degli assalti dei vandali. Alla pineta d’Avalos, riserva naturale istituita con legge regionale, il Comune di Pescara usa i bagni come magazzini per le scope, i rastrelli e le scale e s’affida - pagando - ai bagni chimici. La pineta, senza pulizia, orfana di manutenzione, sguarnita di controlli, scivola nel degrado sotto gli occhi dei cittadini.
IL LAGHETTO-FOGNA. Il viaggio nella pineta ferita comincia dal laghetto-fogna rimasto senza le anatre: 39 esemplari su 52 sono stati uccisi dal botulino, una tossina sprigionata dalle feci degli animali accumulate sott’acqua in decenni d’incuria. Nove anatre scampate alla strage sono state trasferite all’Oasi di Penne, le ultime due saranno prese domani. Nel frattempo, il Comune prova a correre ai ripari per aggiustare i bocchettoni ostruiti dai rifiuti necessari a garantire il ricambio dell’acqua.
IL CIMITERO DEI PINI. Ma il laghetto-fogna è soltanto l’ultimo bubbone esploso nella riserva naturale. La pineta è anche un cimitero di pini: sono gli alberi caduti e mai ripiantati. Basta camminare per accorgersi dei tronchi tagliati. Il risultato è che la pineta viene arsa dal sole: accanto al parco giochi, spunta una zona di mille metri quadri dove il sole batte a picco perché il filtro degli alberi è scomparso. «Almeno duecento monconi», denuncia Antonio Taraborrelli.
IL SOTTOBOSCO SPORCO. Dagli alberi caduti al sottobosco selvaggio: accanto al percorso pedonale, la pineta presenta un fitto sottobosco di specie arboree cresciute spontaneamente. In questo dedalo di percorsi sabbiosi va in scena anche il viavai dei tossicodipendenti a tutte le ore del giorno: a terra, resta un tappeto di sporcizia. La scarsa pulizia della pineta balza agli occhi: alle 11 di ieri, ecco i cestini portarifiuti pieni dell’immondizia lasciata dal giorno prima. Sul tavolo in legno c’è anche chi studia accanto alla spazzatura: sono le facce opposte della pineta.
L’ORTO DIMENTICATO.
Accanto all’ingresso di via Braga, c’è il giardino botanico della pineta: un orto per mostrare ai bambini il percorso di crescita delle piante officinali. Ma al posto delle piante, ci sono gli arbusti secchi. Il cartello in vetro e legno che racconta come funziona il compostaggio dei rifiuti è esploso: accanto alla bacheca distrutta, c’è un ammasso d’erba secca.
LE AUTO DISTRUTTE. L’ingresso di via Braga è il punto d’accesso per chi arriva alla pineta dalla riviera di Portanuova: a terra, si cammina su una distesa di vetri rotti. Sono i finestrini sfondati dai ladri per rubare le radio e un pugno di spiccioli dalle auto in sosta. I residenti si sono abituati a sentire le lamentele dei cittadini derubati durante un’ora di corsa tra gli alberi. Pineta senza controlli? Secondo i residenti, le ronde con le auto dei vigili urbani, carabinieri e polizia non sono sufficienti: «Serve una pattuglia che gira a piedi dentro la pineta», suggerisce Simonetta Franco. Dentro la pineta, in un rudere di cemento scampato alle ruspe, c’è uno spogliatoio per gli atleti con una panca per i pettorali e un tappeto in gomma per allenare gli addominali: dentro il box, Ettore Donzelli ricorda la richiesta, snobbata dal Comune, di costruire una casa in legno per gli atleti del parco. «La richiesta», dice, «sarà ripresentata anche al vicesindaco Berardino Fiorilli».
I RIFIUTI ALL’INGRESSO.
Davanti al cancello che dà sulla statale 16 all’incrocio con via della Bonifica, domina la spazzatura: ci sono le bottiglie, le siringhe e un tappeto di cartacce. Si vede che è passato un bel pezzo dall’ultima volta che quest’area è stata pulita. Il marciapiedi qui non esiste: l’erba che nasconde i rifiuti è l’unico percorso protetto.
VIA PANTINI MUORE. Ma è in via Pantini, dove la riserva naturale è chiusa, che il degrado fa paura: è mezzogiorno e in strada ci sono due anziane prostitute. Una è seduta su un secchio di plastica capovolto e l’altra si ripara dal sole sotto i rami degli alberi. La recinzione in cemento della pineta, in questo punto, è stata sventrata: è l’ingresso alle alcove putride della pineta. A terra, preservativi e siringhe: la pineta resta l’oasi del degrado.
IL LAGHETTO-FOGNA. Il viaggio nella pineta ferita comincia dal laghetto-fogna rimasto senza le anatre: 39 esemplari su 52 sono stati uccisi dal botulino, una tossina sprigionata dalle feci degli animali accumulate sott’acqua in decenni d’incuria. Nove anatre scampate alla strage sono state trasferite all’Oasi di Penne, le ultime due saranno prese domani. Nel frattempo, il Comune prova a correre ai ripari per aggiustare i bocchettoni ostruiti dai rifiuti necessari a garantire il ricambio dell’acqua.
IL CIMITERO DEI PINI. Ma il laghetto-fogna è soltanto l’ultimo bubbone esploso nella riserva naturale. La pineta è anche un cimitero di pini: sono gli alberi caduti e mai ripiantati. Basta camminare per accorgersi dei tronchi tagliati. Il risultato è che la pineta viene arsa dal sole: accanto al parco giochi, spunta una zona di mille metri quadri dove il sole batte a picco perché il filtro degli alberi è scomparso. «Almeno duecento monconi», denuncia Antonio Taraborrelli.
IL SOTTOBOSCO SPORCO. Dagli alberi caduti al sottobosco selvaggio: accanto al percorso pedonale, la pineta presenta un fitto sottobosco di specie arboree cresciute spontaneamente. In questo dedalo di percorsi sabbiosi va in scena anche il viavai dei tossicodipendenti a tutte le ore del giorno: a terra, resta un tappeto di sporcizia. La scarsa pulizia della pineta balza agli occhi: alle 11 di ieri, ecco i cestini portarifiuti pieni dell’immondizia lasciata dal giorno prima. Sul tavolo in legno c’è anche chi studia accanto alla spazzatura: sono le facce opposte della pineta.
L’ORTO DIMENTICATO.
Accanto all’ingresso di via Braga, c’è il giardino botanico della pineta: un orto per mostrare ai bambini il percorso di crescita delle piante officinali. Ma al posto delle piante, ci sono gli arbusti secchi. Il cartello in vetro e legno che racconta come funziona il compostaggio dei rifiuti è esploso: accanto alla bacheca distrutta, c’è un ammasso d’erba secca.
LE AUTO DISTRUTTE. L’ingresso di via Braga è il punto d’accesso per chi arriva alla pineta dalla riviera di Portanuova: a terra, si cammina su una distesa di vetri rotti. Sono i finestrini sfondati dai ladri per rubare le radio e un pugno di spiccioli dalle auto in sosta. I residenti si sono abituati a sentire le lamentele dei cittadini derubati durante un’ora di corsa tra gli alberi. Pineta senza controlli? Secondo i residenti, le ronde con le auto dei vigili urbani, carabinieri e polizia non sono sufficienti: «Serve una pattuglia che gira a piedi dentro la pineta», suggerisce Simonetta Franco. Dentro la pineta, in un rudere di cemento scampato alle ruspe, c’è uno spogliatoio per gli atleti con una panca per i pettorali e un tappeto in gomma per allenare gli addominali: dentro il box, Ettore Donzelli ricorda la richiesta, snobbata dal Comune, di costruire una casa in legno per gli atleti del parco. «La richiesta», dice, «sarà ripresentata anche al vicesindaco Berardino Fiorilli».
I RIFIUTI ALL’INGRESSO.
Davanti al cancello che dà sulla statale 16 all’incrocio con via della Bonifica, domina la spazzatura: ci sono le bottiglie, le siringhe e un tappeto di cartacce. Si vede che è passato un bel pezzo dall’ultima volta che quest’area è stata pulita. Il marciapiedi qui non esiste: l’erba che nasconde i rifiuti è l’unico percorso protetto.
VIA PANTINI MUORE. Ma è in via Pantini, dove la riserva naturale è chiusa, che il degrado fa paura: è mezzogiorno e in strada ci sono due anziane prostitute. Una è seduta su un secchio di plastica capovolto e l’altra si ripara dal sole sotto i rami degli alberi. La recinzione in cemento della pineta, in questo punto, è stata sventrata: è l’ingresso alle alcove putride della pineta. A terra, preservativi e siringhe: la pineta resta l’oasi del degrado.