PESCARA
«Poco cemento nei palazzi». E in 236 restano senza casa
Lo sgombero immediato degli edifici popolari di Rancitelli che rischiano di crollare. Ecco cosa dice la perizia tecnica: «Tra le problematiche principali risulta esserci la qualità del calcestruzzo utilizzato»
PESCARA. «Tra le problematiche principali risulta esserci la qualità del calcestruzzo utilizzato». È un cemento che si sbriciola quello dei tre palazzi alti 7 piani in via Lago di Borgiano, nel quartiere Rancitelli a Pescara, in cui vivono 84 famiglie per 236 residenti. Ieri, è scattato lo sgombero delle case popolari con gli abitanti mandati negli alberghi di Pescara e Montesilvano. Quei palazzi costruiti negli anni Settanta rischiano di crollare e, secondo una perizia tecnica richiesta dall’Ater, non possono essere riparati: devono essere demoliti. Un’emergenza: gli inquilini si ritrovano all’improvviso senza più un tetto e Ater e Comune devono trovare una sistemazione per un lungo periodo, sicuramente per oltre un anno.
«Sgombero immediato». Dopo le scosse di terremoto che si sono susseguite tra il 2016 e il 2017, nei palazzi sono crollati muri, si sono aperte crepe e i residenti hanno denunciato «scricchiolii notturni particolarmente frequenti». Durante il mese di marzo, i tecnici della ditta Labortec hanno eseguito controlli negli stabili di via Lago di Borgiano e via Aldo Moro. In via Aldo Moro, secondo i tecnici, non ci sono rischi. Mentre i fabbricati di Rancitelli «sono risultati staticamente inidonei»: la perizia porta la data del 14 giugno scorso ed è arrivata all’Ater martedì scorso. Nella notte, poi, è stato deciso lo «sgombero immediato» dei residenti, gli stessi che erano stati rassicurati all’indomani delle scosse.
Cemento impoverito. Sotto accusa c’è il cemento impoverito che, dice la relazione firmata dall’architetto Virgilio Angelini di Ascoli Piceno, è «in alcuni casi anche al di sotto dei minimi di normativa per l’utilizzo strutturale e la modesta presenza di armature». Un cemento che non tiene. E non solo in caso di terremoto: il rischio è quotidiano. «Nella struttura del fabbricato, già in condizioni statiche, sono presenti elementi che non soddisfano le verifiche di sicurezza». La perizia spiega: «Eseguendo l’analisi modale si ottiene l’immediato collasso per carichi statici che evidenzia l’inadeguatezza strutturale del fabbricato che non consente il calcolo della vulnerabilità sismica in quanto il fabbricato non è verificato per i normali carichi statici gravitazionali previsti dalla vigente normativa». Significa che i palazzi di via Lago di Borgiano, lesionati dalle scosse di terremoto che si sono susseguite tra il 2016 e il 2017, non sono più sicuri.
Palazzi pericolanti. In una lettera del dirigente tecnico dell’Ater Carmine Morelli si spiega: «I fabbricati in questione non sono in grado di assicurare la stabilità e la sicurezza strutturale e funzionale ai fini statici e, quindi, di garantire i livelli di sicurezza minimi previsti dalle vigenti norme tecniche sulle costruzioni. Per questi tre edifici, (di 28 alloggi ciascuno), si ritiene pertanto che vadano adottati i conseguenziali provvedimenti preliminari di messa in sicurezza previo allontanamento di tutti i nuclei familiari, distacco dei servizi, muratura dei porticati e delle aperture del 1° piano».
Edifici da abbattere. La successiva lettera dell’amministratore unico dell’Ater Virgilio Basile mandata al sindaco Marco Alessandrini e al presidente della Regione Luciano D’Alfonso parla di abbattimento dei fabbricati: «Le conclusioni delle verifiche sono purtroppo negative al punto da prevederne la demolizione».
«Crepe e rattoppi». Palazzi solcati dalle crepe. Come quella che percorre, dal basso verso l’alto, l’intero edificio al numero 22. Le altre crepe sono state coperte con dell’intonaco ma non basta: «Gran parte delle fessurazioni», dice la perizia, «risultano coperte e parzialmente riparate per la presenza di rattoppi evidenti di intonaco». E le crepe si aggiungono ai pilastri cadenti: la perizia sul civico 22 dice che «al piano terra è presente un degrado abbastanza diffuso alla base dei pilastri per effetto della risalita di umidità che innesca fenomeni di corrosione delle barre di armatura con espulsione del copriferro».
Via Basento senza carte. Anche le case popolari di via Basento devono essere verificate ma non si trovano i progetti con i calcoli strutturali. È quanto emerge da una nota interna dell’Ater: «Per i restanti fabbricati è in corso il reperimento della documentazione strutturale presso l’Archivio di Stato, atteso che trattasi di fabbricati realizzati negli anni Sessanta. Non appena sarà rinvenuta la suddetta documentazione si procederà con le verifiche anche per i suddetti fabbricati».