Politici scortati da 8 vigili urbani ma in Comune le armi sono vietate
Da ieri sia palazzo di Città sia l’edificio ex Inps sono presidiati dalla polizia municipale, ma è polemica L’ex sindaco Mascia: «Servizio inutile e illegittimo». I grilllini: «Così hanno militarizzato il municipio»
PESCARA. Se la sicurezza del palazzo comunale viene messa in forse, la politica risponde alzando le difese e trincerandosi dietro otto agenti armati della polizia municipale, disposti su due turni. Dopo qualche giorno di tira e molla, da ieri il sindaco Marco Alessandrini ha deciso di affidare ai vigili, sottratti dalla strada, il compito di difendere l’incolumità di assessori, consiglieri, dirigenti e dipendenti. Il Comune senza tornelli, aperto alla comunità e ai cittadini, sceglie così di ricorrere a un servizio di sorveglianza armato per tentare di frenare gli episodi di violenza ed esortare i potenziali aggressori a fare marcia indietro e tornarsene a casa.
Ma nel regolamento approvato nel 2010 dall’ex amministrazione di centrodestra c’era il divieto di girare con la pistola all’interno del Palazzo di città. La disposizione, firmata dall’amministrazione di centrosinistra, prevede di dislocare due agenti della polizia municipale all’interno del palazzo del municipio e altri due nella palazzina ex Inps di piazza Italia.
Quattro uomini al mattino e lo stesso numero il pomeriggio, che in totale fanno otto agenti distratti dalla strada per fare la ronda tra i diversi piani degli edifici comunali, individuare le eventuali situazioni di pericolo e contrastare i possibili episodi di violenza.
Il provvedimento è stato preso in seguito ai due episodi distinti avvenuti giovedì mattina, quando gli assessori al commercio Giacomo Cuzzi e alla polizia municipale Adelchi Sulpizio sono stati aggrediti il primo e minacciato il secondo da cittadini con la testa calda. Allo stesso tempo, il sindaco Alessandrini ha escluso la possibilità di riattivare i tornelli elettronici per fare da filtro tra i visitatori.
«Questa è una follia», si è scaldato ieri mattina l’ex primo cittadino Luigi Albore Mascia appena arrivato in Comune, «se li avessimo portati noi i vigili in Comune, saremmo finiti su Striscia la Notizia. E tutto questo per non ammettere che la misura dei tornelli era giusta e sacrosanta». Mascia ha poi sottolineato un aspetto fondamentale: «Nel regolamento che disciplina l’armamento della polizia municipale, approvato dal centrodestra e mai modificato dalla nuova amministrazione», spiega, «è stato inserito un emendamento, su proposta dello stesso Pd, che prevede il divieto di effettuare la sorveglianza armata nelle stanze del Comune. Di conseguenza, questo servizio di vigilanza è anche illegittimo, oltre che inutile. Mi chiedo come si possa pensare di depotenziare il portierato agli ingressi e poi far spostare i vigili dalla strada».
A cavalcare la polemica è anche il Movimento 5 stelle. «Distrarre otto vigili per garantire la sicurezza di due assessori», dice la capogruppo pentastellata Enrica Sabatini, «vuol dire che, secondo la maggioranza, la sicurezza di Cuzzi e Sulpizio vale più di quella dell’intera città. Assistiamo a un paradosso: si eliminano i tornelli e poi, per una percezione di paura, il Comune viene di fatto militarizzato, nonostante un servizio di filtro all’esterno dei palazzi esista già. Pescara è l’ultima provincia in Italia nella classifica nazionale sulla sicurezza e loro hanno sottratto altre risorse umane ed economiche, perché otto vigili al giorno costano circa mille euro, per farsi una propria scorta personale».
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