Ponte nuovo, nel cantiere una discarica di marmo
Durante gli scavi sul lungofiume sono emerse 15 tonnellate di materiale di risulta La bonifica costerà 120mila euro. Staffa: «Non ci sono reperti archeologici»
PESCARA. Sul lungofiume nord, dove è stato aperto il cantiere per la realizzazione del ponte nuovo, non è stato trovato alcun reperto archeologico, almeno per ora. Ma dal terreno è emerso ben altro:a pochi passi dal centro della città, c’è un’enorme discarica di vecchi scarti di lavorazione del marmo. La discarica era stata nascosta con la terra e ora è venuta fuori con il lavoro di scavo delle ruspe. Adesso il Comune sarà costretto a tirare fuori altri soldi, secondo un calcolo approssimativo almeno 120mila euro, per rimuovere quei pezzi di marmo, rullarli con appositi macchinari per trasformarli in poltiglia e ricollocarli poi nel terreno. Il ritrovamento inaspettato è stato rivelato ieri mattina, durante un sopralluogo in cui erano presenti, tra gli altri, il responsabile della Soprintendenza dei beni archeologici dell’Abruzzo Andrea Staffa, l’archeologo incaricato dal Comune Eugenio Di Valerio, il vice sindaco Enzo Del Vecchio e i dirigenti dell’ente Tommaso Vespasiano e Giuliano Rossi. Staffa era stato chiamato per verificare se vi fossero reperti archeologici nel terreno dove si stanno facendo i lavori per la costruzione del ponte nuovo. Ma non è stato trovato nulla, contrariamente a quanto ipotizzato da qualche esperto nei giorni scorsi. Lo ha confermato lo stesso soprintendente. «Abbiamo effettuato dei sondaggi nel terreno per una lunghezza di 10 metri e una profondità di 4, ma non è venuto fuori nulla», ha rivelato. Gli stessi esperti non escludono la possibilità di ritrovamenti archeologici nel prossimo futuro in quell’area, perché non bisogna dimenticare che nel 2001, a poche centinaia di metri dal cantiere, cioè nelle vicinanze del ponte ferroviario, sono stati ritrovati un muro romano e un mosaico di epoca bizantina. Entrambi sono rimasti interrati, perché non ci sono luoghi dove poterli esporre.
Gli scavi, in compenso, hanno portato alla luce la discarica abusiva composta, quasi esclusivamente, da scarti di lavorazione del marmo. Secondo i tecnici, ci sarebbero almeno 15mila tonnellate di detriti già emersi. «Si tratta di materiale caratterizzato dall’Arta», ha fatto presente Del Vecchio. Quindi, nessun pericolo per la salute. Pur tuttavia, i lavori non potranno andare avanti sino a quando non si procederà al trattamento di quel materiale di risulta. Un ritrovamento, quindi, che farà perdere tempo e denaro. Il Comune si dovrà sobbarcare della spesa aggiuntiva non preventivata. Fortunatamente, non ci saranno sforamenti rispetto al costo complessivo di 13,1 milioni di euro per il ponte. «Utilizzeremo i ribassi d’asta per coprire l’intervento di rimozione e trattamento degli scarti», ha precisato Del Vecchio. Ma da dove provengono quei pezzi di marmo? Nessuno dei presenti, ieri, ha azzardato delle ipotesi. Qualche sospetto forse c’è. Quella discarica abusiva sta lì, molto probabilmente, da anni o, addirittura, da decenni e se le ruspe non fossero andate a scavare in quel punto, non sarebbe mai venuta fuori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA