Portiere di calcio a 5 stroncato da malore
Antonio Capuozzo, 39 anni, stava rientrando dal lavoro e si è sentito male sotto casa. Squalificato, sognava di tornare tra i pali
MONTESILVANO. Tornare in campo dopo una squalifica che reputava un’ingiustizia: era il chiodo fisso di Antonio Capuozzo, 39enne portiere di calcio a 5 stroncato da un malore nella notte tra sabato e domenica. È morto a pochi metri da casa, dove lo aspettavano la compagna Daniela e i due figli. Lascia anche la madre, alla quale era molto legato. Ma la sua scomparsa ha scosso profondamente lo sport italiano e la città, dove era molto conosciuto.
Capuozzo aveva da poco finito di lavorare al Porto Allegro, il centro commerciale dove era impiegato come custode nella galleria commerciale. Ha parcheggiato l’auto in via L’Aquila, dove abitava, ha fatto pochi passi e si è sentito male. È caduto a terra, ma quando il primo passante l’ha notato e ha allertato il 118, intorno alle 4, già non c’era nulla da fare. Arresto cardiocircolatorio: questo il responso dei primi accertamenti del medico legale. Sul posto è intervenuta anche la polizia, ma non è stato rilevato nulla che potesse far pensare a qualcosa di diverso da un malore. Non è stata perciò disposta l’autopsia dal pm Salvatore Campochiaro: ci saranno solo ulteriori accertamenti decisi dall’autorità sanitaria, come da prassi in caso di decessi di giovani e, per di più, sportivi. La salma viene restituita stamani alla famiglia. Ancora da fissare la data del funerale.
Nato a Napoli nel 1980, Capuozzo avrebbe compiuto 40 anni il prossimo marzo. Da una decina d’anni si era stabilito a Montesilvano. In Abruzzo era comunque arrivato 15 anni fa per giocare. Qui ha conosciuto i successi migliori della sua carriera: su tutti lo scudetto con il Pescara nel 2015. Poi la mazzata della squalifica per doping nel 2018. Una batosta che non l’aveva abbattuto: lasciato il professionismo, aveva iniziato a lavorare al Porto Allegro, ma era pronto a tornare in campo.
Proprio sabato sera si era visto con Anthony Hernest Aliano, assessore al Comune di Montesilvano, oltre che amico e suo legale di fiducia: «Avevamo parlato delle pratiche per cancellare la squalifica», racconta Aliano, «è sempre stato convinto di essere innocente e di aver preso qualcosa senza saperlo. Si stava allenando e voleva tornare quanto prima tra i pali».
Di grinta, voglia di giocare e professionalità, Capuozzo ne aveva da vendere. «Era una persona di cuore», così lo descrive d’acchito Matteo Iannascoli, direttore sportivo del Pescara calcio a 5 dei grandi successi, «generosissimo e sempre disponibile. Era uno che toglieva a sé per dare agli altri, oltre che un professionista esemplare e indiscutibile dal punto di vista strettamente tecnico. Ho sempre combattuto per tenerlo con noi: lo meritava come uomo e come giocatore».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Capuozzo aveva da poco finito di lavorare al Porto Allegro, il centro commerciale dove era impiegato come custode nella galleria commerciale. Ha parcheggiato l’auto in via L’Aquila, dove abitava, ha fatto pochi passi e si è sentito male. È caduto a terra, ma quando il primo passante l’ha notato e ha allertato il 118, intorno alle 4, già non c’era nulla da fare. Arresto cardiocircolatorio: questo il responso dei primi accertamenti del medico legale. Sul posto è intervenuta anche la polizia, ma non è stato rilevato nulla che potesse far pensare a qualcosa di diverso da un malore. Non è stata perciò disposta l’autopsia dal pm Salvatore Campochiaro: ci saranno solo ulteriori accertamenti decisi dall’autorità sanitaria, come da prassi in caso di decessi di giovani e, per di più, sportivi. La salma viene restituita stamani alla famiglia. Ancora da fissare la data del funerale.
Nato a Napoli nel 1980, Capuozzo avrebbe compiuto 40 anni il prossimo marzo. Da una decina d’anni si era stabilito a Montesilvano. In Abruzzo era comunque arrivato 15 anni fa per giocare. Qui ha conosciuto i successi migliori della sua carriera: su tutti lo scudetto con il Pescara nel 2015. Poi la mazzata della squalifica per doping nel 2018. Una batosta che non l’aveva abbattuto: lasciato il professionismo, aveva iniziato a lavorare al Porto Allegro, ma era pronto a tornare in campo.
Proprio sabato sera si era visto con Anthony Hernest Aliano, assessore al Comune di Montesilvano, oltre che amico e suo legale di fiducia: «Avevamo parlato delle pratiche per cancellare la squalifica», racconta Aliano, «è sempre stato convinto di essere innocente e di aver preso qualcosa senza saperlo. Si stava allenando e voleva tornare quanto prima tra i pali».
Di grinta, voglia di giocare e professionalità, Capuozzo ne aveva da vendere. «Era una persona di cuore», così lo descrive d’acchito Matteo Iannascoli, direttore sportivo del Pescara calcio a 5 dei grandi successi, «generosissimo e sempre disponibile. Era uno che toglieva a sé per dare agli altri, oltre che un professionista esemplare e indiscutibile dal punto di vista strettamente tecnico. Ho sempre combattuto per tenerlo con noi: lo meritava come uomo e come giocatore».
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