Pescara
Porto ancora a rischio: ora è la burocrazia a fermare il dragaggio
Manca un permesso, la draga bloccata a San Benedetto L’allarme della Capitaneria: pericolosità estrema
PESCARA. Un cavillo burocratico fa slittare di qualche giorno il tanto atteso nuovo dragaggio da 30 mila metri cubi di sedimenti. Il mezzo di proprietà della società veneta Lmd, vincitrice dell’appalto, è rimasto fermo per l’intera giornata di ieri a San Benedetto del Tronto. Con tutta probabilità farà il suo ingresso nel porto di Pescara tra oggi e domani, sempre che la Regione e il Provveditorato alle opere pubbliche riescano a uscire dall’impasse. In base al programma annunciato più volte nei giorni scorsi, anche per frenare i timori di una nuova chiusura dello scalo, ieri avrebbe dovuto esserci la consegna dei lavori dal Provveditorato alla ditta Ldm. Si tratta di un passaggio necessario per dare inizio allo scavo dei fanghi accumulati all’imboccatura del porto canale e scongiurare così una nuova paralisi delle attività marinare, turistiche e commerciali. Ma questa operazione non c’è stata. Come riferisce il comandante della Direzione marittima Enrico Moretti, venerdì scorso la Regione «per un disguido pratico» non ha inviato l’autorizzazione ambientale al Provveditorato che, in assenza di questo documento, non ha dato l’ok alla consegna dei lavori.
Il mezzo che dovrà dragare i fondali in 120 giorni è rimasto quindi attraccato alla banchina di San Benedetto. «Se dipendesse da me avrei già iniziato a dragare con il cucchiaino», rimarca con una punta di amarezza Moretti, «ma in questa fase io posso fare non dico solo da spettatore, ma da stimolatore attento. Il porto di San Benedetto è vicino, quindi, una volta avvenuta la consegna dei lavori in 4-5 ore la draga potrà arrivare a Pescara. Speriamo che non ci si metta di mezzo il maltempo».
Come si legge sull’ordinanza della Capitaneria, le condizioni dei fondali sono descritte in una «situazione di estrema pericolosità» che «delinea un quadro oggettivamente sfavorevole che già al momento non consente il regolare prosieguo delle attività marittime portuali». Si ritiene dunque «necessario e improcastinabile» l’inizio dei lavori di dragaggio «per assicurare l’operatività portuale, scongiurando anche che il forte disagio avvertito dalla marineria possa degenerare fino a compromettere l’ordine pubblico, come peraltro avvenuto nel recente passato».
Le misurazioni batimetriche effettuate all’indomani del doppio incidente in porto, quando due pescherecci a distanza di poche ore si sono arenati nella secca, confermano il quadro allarmante: tra i 3,20 e 3,70 metri di profondità nell’area di emergenza delimitata dalla boa luminosa. È da questo punto che si dovrebbe cominciare a scavare, ma l’operazione non sarà immediata. Una volta arrivata la draga in porto, si dovrà attendere una prima fase «preliminare e prodromica» durante la quale saranno effettuate altre rilevazioni batimetriche da parte della Lmd. Solo alla fine si darà inizio all’escavazione: i 20 mila metri cubi di sabbia prelevati dalla darsena commerciale saranno spostati in mare oltre la diga foranea, mentre i 10 mila dal bacino pescherecci si andranno ad accumulare sulla barriera di sabbia della diga foranea.
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