Porto Pescara, 50 licenziati per il mancato dragaggio
Scalo insabbiato e crisi del commercio, stop alla cassa integrazione: in 50 rischiano il posto. E la Regione stanzia 76mila euro per armatori e cassette del pesce
PESCARA. Sono solo un lontano ricordo quei 120mila passeggeri al giorno che, fino a tre estati fa, brulicavano sul molo commerciale e rimpolpavano l’indotto di agenzie marittime, compagnie portuali, alberghi, ristoranti e servizi collegati con lo scalo cittadino. Oggi gli spazi intorno alla stazione marittima si presentano come un contenitore vuoto, tenuto vivo e pulito soltanto da una cinquantina di dipendenti che fino ad ora erano riusciti a sopravvivere alla crisi del comparto, ma che adesso si trovano con una spada di Damocle che pende sulle loro teste. Mentre il consiglio regionale stanzia 76mila euro per sostenere i proprietari delle barche e coprire gli eventuali danni determinati dall’insabbiamento dei fondali, il personale delle aziende che ruotano intorno allo scalo, da lunedì si troveranno senza la certezza del posto di lavoro.
Domenica prossima scadono gli accordi sindacali per la cassa integrazione in deroga dei portuali: un passaggio che sarà alla base di una lunga scia di licenziamenti. «Siamo fermi da più di mille giorni», sottolinea Gianni Leardi della Sanmar, «febbraio è stato l’ultimo mese coperto dagli ammortizzatori sociali. Poi non si sa dove andremo a finire». L’incertezza dei tempi di dragaggio del porto e le mille contraddizioni alla base dell’appalto da 200mila metri cubi, convincono gli operatori portuali ad alzare la voce e a minacciare «nuove ed eclatanti proteste». «Finora siamo sempre rimasti composti e in disparte», annuncia Alessandro D’Emilio, uno dei lavoratori dell’azienda Archibugi–Ranalli, che si occupa di servizi antincendio e antinquinamento, «non abbiamo mai manifestato né occupato strade o piazze. Ma adesso il tempo dei silenzi è finito. Non staremo più con le mani in mano e qualcuno dovrà farsi carico dei nostri problemi». I 16 licenziamenti complessivi si uniscono alle 30 procedure di cassa integrazione firmate e ai due ormeggiatori che, dopo la chiusura del porto, sono stati spostati a Ortona.
Il clima di sfiducia è alimentato dalle risposte contrastanti dei rappresentanti delle istituzioni, divisi perfino sulla stima dei tempi di dragaggio del porto e sulla profondità stessa della darsena commerciale. «Ci risulta che la Regione», dice Leonardo Costagliola, l’ex pilota del porto, «chiederà l’interruzione dei lavori il 31 maggio, per poi riprendere a scavare dopo la stagione balneare. Ma questo stop rischia di vanificare ogni cosa poiché ad ottobre, quando riprenderanno i lavori, sarà troppo tardi» La richiesta è continuare a dragare per tutta l’estate e portare la darsena commerciale a una profondità di almeno 6 metri e mezzo, allargando anche lo spazio di manovra delle imbarcazioni, dagli attuali 140 metri ad almeno 200 metri. «In base al piano di caratterizzazione pubblicato sui siti internet di Arta e provveditorato», aggiungono D’Emilio e Costagliola, «le analisi sono state effettuate per una profondità di 5 metri, ma non è sufficiente. Non vorremmo trovarci tra qualche mese nell’impossibilità di continuare a scavare perché in assenza delle relative analisi». La terza richiesta dei portuali, dopo il sostegno economico alla categoria e un dragaggio che prosegua senza ulteriori proroghe, è l’attuazione del piano regolatore portuale. «La Vas è ferma nei cassetti della Regione da mesi», rimarcano, «utilizzando meglio i fondi si potrebbe progettare uno scalo più adeguato. E noi tutti avremmo la possibilità di lavorare con traffici turistici e commerciali adeguati».
Intanto, nella giornata in cui gli operatori del porto hanno dichiarato lo stato di agitazione, il consiglio regionale ha disposto all’unanimità la variazione di bilancio per stanziare 76mila euro per l’Associazione armatori, per la messa in sicurezza delle barche e l’acquisto della cassette di polistirolo per scaricare il pesce. Il progetto di legge è stato firmato dagli assessori Mauro Febbo e Carlo Masci e dal consigliere Pdl Lorenzo Sospiri.
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