Porto Pescara, la marineria ai politici: "Siete colpevoli". Il dragaggio slitta a settembre
La rabbia dei marinai esplode contro i politici. La Sidra conferma: i tempi si allungano
PESCARA. «Ci avete mandato dagli strozzini: non abbiamo più niente, non abbiamo più una vita. Chi ci dà da mangiare adesso? Come facciamo a crescere i nostri figli? Stasera veniamo tutti a casa vostra e non ce ne andiamo più». La rabbia covata per 418 giorni (a tanto è arrivato il conto della chiusura del porto), quelle parole mai dette e la disperazione che finora era stata tenuta a freno dalla speranza di un avvio imminente delle operazioni di dragaggio, è esplosa in tutta la sua forza ieri pomeriggio di fronte ai rappresentanti delle istituzioni che hanno preso parte al vertice convocato dai pescatori nella sala Tinozzi della Provincia. «Vergogna, vi dovete vergognare», urlano i marinai, seguiti dagli operatori commerciali, dai dipendenti delle imprese dell’indotto e dagli ex facchini del mercato ittico rimasti senza un impiego e con 18mila euro di debiti. L’amara conferma dello slittamento a settembre dei lavori di scavo della darsena (una porzione di circa 100 metri cubi, metà dell’appalto complessivo), arrivata per bocca del responsabile tecnico della Sidra Carlo Alberto Marconi, suona come l’ultima beffa per chi aspetta da 14 mesi la riapertura del porto.
Tornare in mare a queste condizioni, con i fondali ridotti a una strisciolina di sabbia e un intervento di scavo integrale che ogni volta viene puntualmente rimandato, rappresenterebbe un rischio immenso per i portuali. Non sapendo più quale barlume di speranza inseguire, hanno finito col prendersela con i politici schierati in sala: il prefetto Vincenzo D’Antuono, l’assessore regionale alla Pesca Mauro Febbo, il presidente della Provincia Guerino Testa, il sindaco Luigi Albore Mascia e l’ingegnere della Sidra Marconi. Quelli che nonostante le brutte figure, l’inchiesta della Guardia di finanza e le mille promesse disattese, ci hanno messo la faccia e si sono presentati al cospetto di una marineria che schiuma dalla rabbia. «Dov’è il provveditore Carlea?», tuona Mimmo Grosso, «e Destro Bisol dov’è finito? Perché non vengono a parlare con noi? Perché non ce lo dicono in faccia a quale morte intendono condannarci?». «Ho parlato con Carlea», risponde Testa, «ha detto che l’iter per il dragaggio tracciato dal sottosegretario Guido Improta sta procedendo nei tempi, che anzi le cose vanno meglio del previsto». Uno schiaffo a mano aperta in pieno viso per le centinaia di pescatori che affollano la sala del consiglio: «Buffoni», si lascia andare qualcuno. «Vi dovete solo vergognare», gli fanno eco tutti gli altri.
La corda si è definitivamente spezzata. In pochi minuti scoppia il parapiglia: insulti, pugni alzati, spintoni. Silvio Anghel, 37 anni di origini rumene, scarta la folla e si dirige dritto verso il prefetto: «Devo andare a rubare io? Come faccio a far crescere mio figlio?», urla a muso duro, «me lo dica lei come fare. Stasera vengo a casa sua e porto pure la mia famiglia». «Avete distrutto il porto, siete voi i responsabili di questo scempio», gli fa eco Alfonso Tiberi. Seguito da Vittorio Palestini: «Voi non sapete cos’è la fatica. Perché in mare ogni giorno ci stiamo noi». Lasciano la stanza, vanno via. Qualcuno si asciuga una lacrima. «È finito tutto, il porto e anche la nostra vita», scandisce Massimo Camplone. A convincerli a fare marcia indietro e a tornare in sala è l’assessore Febbo, che di fronte a Grosso e Giovanni Verzulli ammette la sua impotenza: «Io non lo so come devo fare per far sbloccare il dragaggio. Non so più come muovermi».
Una volta tornati al primo piano, c’è spazio per il discorso di rito del responsabile della Sidra, che incalzato dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci, conferma tutti i dubbi emersi nelle scorse settimane: «Il 15 aprile il motopontone Fioravante riprenderà a scavare, procedendo dall’imbocco della canaletta verso l’interno del porto canale. Lavoreremo 12 ore al giorno, prelevando dai 1.000 ai 1.l400 metri cubi di materiali al giorno che verseremo nella vasca di colmata già impermeabilizzata. Secondo noi, il 1° maggio i pescherecci potranno riprendere il largo in sicurezza». Quanto alla parte restante del dragaggio, ossia l’intervento di scavo della darsena, i tempi sono molto più lunghi: «Se ne parla alla fine della stagione balneare», dice Marconi. La stima è la stessa fatta nei giorni scorsi dal presidente della Direzione marittima Luciano Pozzolano. «Gran parte dei sedimenti della darsena», aggiunge, «possono essere usati per il ripascimento. Ma per questa procedura è necessaria una separazione granulometrica, un trattamento speciale che non può essere fatto con la stagione balneare in corso».
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