«Porto, un caso nazionale»
Il presidente Cogliati Dezza: «Con una pioggia forte, Pescara finisce sott’acqua»
PESCARA. «Il porto di Pescara è uno sbalorditivo caso di insipienza umana, un caso di studio a livello non solo nazionale ma anche internazionale. Non è pensabile che ci sia un porto chiuso per insabbiamento, soprattutto se è il porto di un capoluogo regionale». Il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza non ci va giù morbido quando parla del porto di Pescara. E il rilancio è peggio della puntata: «Con un fiume in queste condizioni se succede la metà di quello che è successo l’anno scorso alle Cinque terre, Pescara va sott’acqua».
«ABBATTIAMO LA DIGA». Cogliati Dezza ieri era a Pescara sulla Goletta verde, la nave di Legambiente che ogni anno percorre le coste italiane per la campagna in difesa del mare. Nella sua tappa pescarese la Goletta non poteva che focalizzare l’attenzione sul grande malato, il porto, chiuso ormai di fatto da mesi a causa del mancato dragaggio.
Per attirare ancora una volta l’attenzione su un problema che sembra la tela di Penelope gli ambientalisti hanno inscenato una protesta in mare.
Gli attivisti di Legambiente si sono messi con due gommoncini davanti alla Goletta verde, ormeggiata sul lato esterno della diga foranea, e hanno srotolato uno striscione con la scritta «Abbattiamolo». Un monito già lanciato dall’associazione 12 anni fa e riferito alla diga foranea, che per Legambiente, e anche per tanti altri a cominciare dai pescatori, è alla base di tutti i problemi del porto, visto che dalla sua costruzione in poi i problemi di insabbiamento alla foce del Pescara sono aumentati in maniera esponenziale.
«La natura può essere governata ma non violentata», dice Cogliati Dezza. «La vicenda del porto di Pescara è un esempio eclatante della patologia tutta italiana delle opere pubbliche progettate e costruite a prescindere dall’utilità effettiva e dal destino dell’opera. Le conseguenze negative di questi interventi, come nel caso della diga foranea, sono evidenti , con pesanti ricadute per l’economia locale e per l’ambiente», gli fa eco il presidente di Legambiente Abruzzo Angelo Di Matteo.
BANDIERA NERA. Proprio per rimarcare le responsabilità che la costruzione della diga ha nella vicenda del dragaggio gli attivisti hanno anche issato ai capi dello striscione due bandiere nere: un voto negativo affibbiato dagli ambientalisti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al provveditorato alle opere pubbliche, indicati come i primi responsabili «della mancanza di competenza lungimirante che ha finito per aggravare i problemi piuttosto che risolverli». Per l’associazione, tra l’altro, la diga foranea ha anche peggiorato la qualità delle acque. «Il monitoraggio di Goletta Verde di quest’anno, effettuato a 400 metri dalla spiaggia a ridosso della diga foranea dice che ci sono «livelli di inquinamento allarmanti con ricadute sulla qualità delle acque di balneazione e pericoli sanitari per i cittadini».
RISCHIO ESONDAZIONE. Oltre all’inquinamento provocato dal fiume, a preoccupare Legambiente è anche il pericolo esondazione. «Il rischio idrogeologico finora è stato considerato poco, ma la situazione qui è peggiore di quella che si è verificata sul Magra un anno fa», spiega Cogliati Dezza, .
«Qualsiasi restringimento all’alveo di un fiume», spiega il presidente, «è problematico, tanto è vero che si lasciano le casse di espansione per fare in modo che in caso di alluvione o piena il fiume possa straripare in modo controllato. Ad Aulla, in Lunigiana, il paese è finito sott’acqua semplicemente perchè mancavano le casse di espansione. Ma se una pioggia di quel genere, che coi cambiamenti climatici in atto è tutto meno che esclusa, arrivasse qui, il Pescara non solo si troverebbe senza casse di espansione ma non avrebbe neppure uno sbocco al mare perchè l’insabbiamento costituisce uno sbarramento».
NO AL NUOVO PORTO. Per Legambiente l’unica soluzione per evitare il peggio, almeno in prima battuta, è fare un intervento rapido di dragaggio per liberare lo sbocco del fiume. L’associazione ambientalista, tra l’altro, si è anche schierata contro il progetto del nuovo piano regolatore portuale, che al momento è in fase di Vas e che per qualcuno potrebbe essere una soluzione al problema dragaggio.
«Iil nuovo porto non fa altro che peggiorare la situazione aggravando l’insabbiamento e creando nuovi ostacoli allo sbocco a mare del fiume», spiega il presidente nazionale, che propone anche la sua soluzione: «Basterebbe poco per prevenire questo rischio, serve intanto un intervento tampone di dragaggio immediato rapido ed efficace delle sabbie e poi un intervento strutturale e durevole che risolva strategicamente il problema».
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