PESCARA
Prigioniere in casa in attesa del tampone
Madre e figlia entrate in contatto con una positiva il 20 settembre: nessuno ci dice l’esito delle analisi
PESCARA. Prigioniere in casa dal 20 settembre senza sapere se hanno o no il coronavirus. In ogni caso, vietato uscire. È il caso segnalato da A.D., 42 anni, madre di una ragazza di 19. Entrambe, mamma e figlia, sono bloccate da due settimane dentro casa, a Pescara. Da quando, l’amica della figlia, è risultata positiva e dal tracciamento effettuato dalla Asl è risultato che la contagiata era stata a casa di mamma e figlia il 20 settembre. Di qui la telefonata della Asl, come riferisce la 42enne: «Ci è stato detto che dovevamo rimanere a casa in attesa del tampone, e così abbiamo fatto». Ma, secondo quanto riferisce la cittadina, il tampone sono riusciti a farlo solo venerdì scorso, il 2 ottobre. «Bene, da venerdì nessuno ci ha fatto sapere nulla. Capisco che sono tutti oberati di lavoro, lo capisco, ma credo che l’esito di questi tamponi vada dato subito a chi, nell’attesa, si ritrova con la vita bloccata dentro casa. In questi giorni di clausura forzata mia figlia ha perso due colloqui di lavoro, io, oltre ad essere ferma sul lavoro, avevo un importante controllo ginecologico. Ho i miei genitori uno reduce da un intervento e l’altra che si deve operare, e a cui non posso chiedere aiuto. Ma mia figlia soffre di asma. Ha bisogno di farmaci salvavita, il mio medico mi ha dato dei numeri della protezione civile per spesa e medicinea a domicilio, ma i numeri sono risultati inesistenti. Alla fine, dopo mille tentativi, ho chiesto aiuto a una mia zia. Ma, mi chiedo, chi devo chiamare per uscire da questo incubo? La Asl ci contatta ogni giorno per sondare il nostro stato di salute: non abbiamo febbre, non abbiamo sintomi di nulla, basterebbe solo avere l’esito del tampone, anche perché nel frattempo, la quarantena si è conclusa il 4 ottobre. Ma noi, senza avere i risultati del tampone, che in ogni caso andava fatto nell’immediatezza, siamo condannate a restare prigioniere. Mi viene da piangere».
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