Aumentano i ricorsi per equa riparazione alla Corte d’appello dell’Aquila: il 90 per cento vince
Processi troppo lunghi in Abruzzo 400 cittadini chiedono il risarcimento
PESCARA. Stress, patema d’animo, ansia. Sofferenza morale, impossibile da provare ma facilmente ipotizzabile, provocata da un processo penale o una causa civile estenuanti, mortificati da continui rinvii, al traguardo solo dopo anni.
Nel 2008, sono stati 402 i cittadini che, in tutta la regione, hanno presentato ricorso per equa riparazione da ingiusta durata del giudizio. Il dato, emerso dall’ultima relazione sulla giustizia della Corte d’appello dell’Aquila, competente in materia, è in forte impennata: rispetto a due anni fa, l’aumento è di 189 casi, pari all’88,73 per cento, con la conseguenza che anche i tempi di definizione si sono allungati. La percentuale di accoglimento è superiore al 90 per cento e la somma complessiva a carico dello Stato è aumentata a tre milioni e mezzo di euro.
LA GIUSTA DURATA La legge 89/2001 mira ad assicurare tutela di fronte all’irragionevole durata del processo, che per giurisprudenza corrisponde a tre anni per il primo grado di giudizio, due anni per il secondo e un anno per ciascuna fase successiva. La Corte d’appello dell’Aquila aveva già previsto un anno fa il superamento delle 400 unità annue di procedimenti. Ebbene, dall’andamento dell’ultimo semestre 2008 è previsto che la prossima ondata di ricorsi per equa riparazione superi quota 500. Lo Stato è «costretto ormai», denuncia la Corte d’appello, «a pagare annualmente somme rilevanti, valutabili su base nazionale in oltre cento milioni di euro».
IL RISARCIMENTO La Corte europea per i diritti dell’uomo ha individuato nell’importo compreso tra mille e 1.500 euro per ogni anno di durata del procedimento (e non per anno di ritardo), la base di calcolo dell’indennizzo per il danno non patrimoniale, da quantificare in concreto tenendo conto della natura e delle caratteristiche di ciascuna controversia. Questi limiti possono essere superati, nel minimo o nel massimo, a seconda dell’entità della «posta in gioco», del numero dei tribunali che hanno esaminato il caso in tutta la durata del procedimento e del comportamento del ricorrente. Inoltre, di recente la Suprema Corte ha affermato che il risarcimento deve essere adeguato agli interessi coinvolti, al fine di determinare l’importo della somma liquidata a titolo di equa riparazione.
LE PRESCRIZIONI «La negatività di tale situazione», si legge sul rapporto del presidente della Corte d’appello, «è dimostrata non solo dalla sottrazione di consistenti risorse finanziarie ad altre attività dell’amministrazione giudiziaria, che ne hanno urgente bisogno, bensì anche dal fatto che in gran parte gli indennizzi per equa riparazione vengono lucrati da debitori morosi e autori di delitti, che beneficiano della lungaggine processuale per ritardare il pagamento o per arrivare alla prescrizione del reato».
I PROCESSI Qualche dato come esempio: nei tribunali i nuovi processi di cognizione ordinaria iscritti nel 2008 sono stati 22.790, con una consistente diminuzione rispetto al 2007. Ne sono stati eliminati 21.816, con un residuo di 38.971 processi, con un saldo attivo per Avezzano, Chieti, L’Aquila e Sulmona, e passivo per Pescara, Teramo, Vasto e Lanciano. Il carico complessivo pendente è aumentato di 974 unità, con una leggera inversione di tendenza, rispetto agli anni precedenti, dovuta principalmente alla non tempestiva copertura di posti vacanti in quasi tutte le strutture del distretto.
GIUDICI DI PACE Negli uffici dei giudici di pace sono stati iscritti nel 2008 31.600 nuovi procedimenti, con un incremento di 3284 processi rispetto al 2007, pari al 10,38 per cento, legato soprattutto all’impennata di ricorsi contro le sanzioni amministrative. Sono stati definiti 29.135 procedimenti, con un incremento di 5201 processi rispetto all’anno prima, ma con un saldo passivo annuale di 2465 unità, che ha determinato un ulteriore aumento della pendenza da 17.402 a 19.310 processi. «E’ evidente», denuncia la Corte d’appello, «che il blocco legislativo delle nuove nomine di giudici di pace è alla base di tale aumento della pendenza, essendo vacanti nel distretto abruzzese 50 dei 150 posti in organico».
LA COLPA Secondo la giurisprudenza, è normale che l’anomala lunghezza della pendenza di un processo produca angoscia. Che non occorre provare. Per la Cassazione, tali turbamenti devono presumersi e sono superabili solo se si dimostri che la prospettata sofferenza non si è verificata.
Nel 2008, sono stati 402 i cittadini che, in tutta la regione, hanno presentato ricorso per equa riparazione da ingiusta durata del giudizio. Il dato, emerso dall’ultima relazione sulla giustizia della Corte d’appello dell’Aquila, competente in materia, è in forte impennata: rispetto a due anni fa, l’aumento è di 189 casi, pari all’88,73 per cento, con la conseguenza che anche i tempi di definizione si sono allungati. La percentuale di accoglimento è superiore al 90 per cento e la somma complessiva a carico dello Stato è aumentata a tre milioni e mezzo di euro.
LA GIUSTA DURATA La legge 89/2001 mira ad assicurare tutela di fronte all’irragionevole durata del processo, che per giurisprudenza corrisponde a tre anni per il primo grado di giudizio, due anni per il secondo e un anno per ciascuna fase successiva. La Corte d’appello dell’Aquila aveva già previsto un anno fa il superamento delle 400 unità annue di procedimenti. Ebbene, dall’andamento dell’ultimo semestre 2008 è previsto che la prossima ondata di ricorsi per equa riparazione superi quota 500. Lo Stato è «costretto ormai», denuncia la Corte d’appello, «a pagare annualmente somme rilevanti, valutabili su base nazionale in oltre cento milioni di euro».
IL RISARCIMENTO La Corte europea per i diritti dell’uomo ha individuato nell’importo compreso tra mille e 1.500 euro per ogni anno di durata del procedimento (e non per anno di ritardo), la base di calcolo dell’indennizzo per il danno non patrimoniale, da quantificare in concreto tenendo conto della natura e delle caratteristiche di ciascuna controversia. Questi limiti possono essere superati, nel minimo o nel massimo, a seconda dell’entità della «posta in gioco», del numero dei tribunali che hanno esaminato il caso in tutta la durata del procedimento e del comportamento del ricorrente. Inoltre, di recente la Suprema Corte ha affermato che il risarcimento deve essere adeguato agli interessi coinvolti, al fine di determinare l’importo della somma liquidata a titolo di equa riparazione.
LE PRESCRIZIONI «La negatività di tale situazione», si legge sul rapporto del presidente della Corte d’appello, «è dimostrata non solo dalla sottrazione di consistenti risorse finanziarie ad altre attività dell’amministrazione giudiziaria, che ne hanno urgente bisogno, bensì anche dal fatto che in gran parte gli indennizzi per equa riparazione vengono lucrati da debitori morosi e autori di delitti, che beneficiano della lungaggine processuale per ritardare il pagamento o per arrivare alla prescrizione del reato».
I PROCESSI Qualche dato come esempio: nei tribunali i nuovi processi di cognizione ordinaria iscritti nel 2008 sono stati 22.790, con una consistente diminuzione rispetto al 2007. Ne sono stati eliminati 21.816, con un residuo di 38.971 processi, con un saldo attivo per Avezzano, Chieti, L’Aquila e Sulmona, e passivo per Pescara, Teramo, Vasto e Lanciano. Il carico complessivo pendente è aumentato di 974 unità, con una leggera inversione di tendenza, rispetto agli anni precedenti, dovuta principalmente alla non tempestiva copertura di posti vacanti in quasi tutte le strutture del distretto.
GIUDICI DI PACE Negli uffici dei giudici di pace sono stati iscritti nel 2008 31.600 nuovi procedimenti, con un incremento di 3284 processi rispetto al 2007, pari al 10,38 per cento, legato soprattutto all’impennata di ricorsi contro le sanzioni amministrative. Sono stati definiti 29.135 procedimenti, con un incremento di 5201 processi rispetto all’anno prima, ma con un saldo passivo annuale di 2465 unità, che ha determinato un ulteriore aumento della pendenza da 17.402 a 19.310 processi. «E’ evidente», denuncia la Corte d’appello, «che il blocco legislativo delle nuove nomine di giudici di pace è alla base di tale aumento della pendenza, essendo vacanti nel distretto abruzzese 50 dei 150 posti in organico».
LA COLPA Secondo la giurisprudenza, è normale che l’anomala lunghezza della pendenza di un processo produca angoscia. Che non occorre provare. Per la Cassazione, tali turbamenti devono presumersi e sono superabili solo se si dimostri che la prospettata sofferenza non si è verificata.