Processo Ciclone, la Marsiglia in aula: “L’orologio era per mio marito”
"Non era per Cantagallo l'orologio ma per mio marito Nicola Zupo. Avevo deciso di fargli un regalo e chiesi consiglio a Cantagallo visto che era un appassionato, poi, diedi i soldi a Di Pentima, 11 Mila euro". Così ha parlato questa mattina in aula al processo Ciclone Antonella Marsiglia, comandante dei vigili di Montesilvano e moglie di Zupo, l'investigatore che guido' le indagini
PESCARA. "Non era per Cantagallo l'orologio ma per mio marito Nicola Zupo: avevo deciso di fargli un regalo per l'annullamento di un precedente matrimonio e chiesi un consiglio a Cantagallo visto che era un appassionato di orologi. Poi, diedi i soldi a Di Pentima, 11mila euro prelevati dalla mia banca". Così ha parlato questa mattina in aula al processo Ciclone Antonella Marsiglia, comandante dei vigili di Montesilvano e moglie di Nicola Zupo, l'investigatore che guido' le indagini sul presunto malaffare di Montesilvano e sull'ex sindaco Pd Enzo Cantagallo. Il mistero degli orologi di Cantagallo finito in carcere il 15 novembre 2006 resta tale anche alla fine del dibattimento: 3 sono stati sequestrati dalla polizia durante le indagini, altri 2 sarebbero stati rapinati da banditi con caschi e pistola ma senza l'ombra di una denuncia e, poi, c'è il Patek Philippe da 11 mila euro.
Da oggi il processo e' nella fase finale con la requisitoria del pm Gennaro Varone. Sentenza prima di Natale. La testimone Marsiglia ha dichiarato che quando Di Pentima gli porto' il Patek Philippe, quell'orologio non aveva la fattura e la garanzia era intestata a un altro: "Gli dissi che non lo volevo perché era una patacca. Gli richiesi i soldi ma non potevo responsabilizzare lui per un mio acquisto".
Secondo Cantagallo, invece, l'orologio sarebbe un regalo per lui e una prova di una presunta relazione extraconiugale con Marsiglia. Non è' così per il pm Varone: "Non c'è uno straccio di niente e poi l'unico responsabile dell'inchiesta sono io e non Zupo", ha detto per alzare uno scudo contro gli attacchi degli imputati su una presunta incompatibilità a indagare di Zupo.