Processo dragaggio, 100 marinai parti civili a Pescara
L’inchiesta della procura Antimafia sull’appalto, gli armatori chiedono i danni per i bassi fondali
PESCARA. Oltre cento tra armatori e marinai si sono costituiti parti civili nel processo sul dragaggio, la maxi-inchiesta della procura Antimafia dell’Aquila emersa il 27 marzo 2013 in piena emergenza dragaggio al porto di Pescara quando lo scalo era chiuso da oltre 400 giorni. Come avevano già annunciato nei mesi successivi all’inchiesta i cento della marineria, assistiti dall’avvocato Carmine Ciofani, sono decisi a chiedere i danni per il lavoro perso per il mancato dragaggio e per i ritardi nel risolvere uno dei problemi atavici del porto, quello dei bassi fondali, che proprio recentemente si è riacuito.
Gli armatori e i marinai sono stati ammessi durante l’udienza di ieri al tribunale dell’Aquila che ha ospitato un’altra puntata dell’inchiesta dei pm Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli: quella in cui sono coinvolti in 32, tra cui una società, accusati a vario titolo di falso, corruzione, frode nelle pubbliche forniture e truffa. Tra i nomi ci sono quelli degli imprenditori Nicolaj, dell’ex dirigente dei Comuni di Pescara e Montesilvano e supporto al responsabile unico del procedimento per l’appalto del dragaggio Angelo Bellafronte Taraborrelli e del progettista e responsabile unico del procedimento Luigi Minenza.
L’accusa, come sostenne all’epoca, aveva portato alla luce un appalto giudicato pilotato coinvolgendo nell’inchiesta tutti i rappresentanti delle società che avevano partecipato alla gara e anche l’ex presidente della Provincia Guerino Testa accusato di falso nella veste di commissario delegato al dragaggio.
A prendere la parola durante l’udienza di ieri è stato, poi, l’avvocato Sabatino Ciprietti che difende gli imprenditori Nicolaj che si erano aggiudicati il dragaggio nel giugno 2010. L’avvocato ha presentato una richiesta di incidente probatorio tesa a dimostrare la regolarità dell’operato degli imprenditori che è stata accolta. Secondo il legale, come ha sostenuto fin dall’inizio, l’inchiesta presenta alcune lacune soprattutto nell’interpretazione errata data – per la difesa – al codice di trattamento dei rifiuti. Secondo la difesa quello stesso codice, su cui la procura ha ritenuto di fondare l’accusa di truffa che pende sugli imprenditori, sarebbe stato lo stesso utilizzato dalla ditta che ha lavorato in seguito al dragaggio. Così, l’avvocato ha prodotto alcune foto e chiesto di valutare nel corso dell’incidente probatorio la bontà di quel codice in modo da accertare la regolarità – come Ciprietti sostiene – o meno dell’attività degli imprenditori pescaresi. La prossima udienza è stata rinviata al 13 febbraio, giorno in cui sarà nominato il tecnico incaricato di occuparsi della perizia. (p. au.)
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